THE NEST - IL NIDO, di Roberto De Feo

Samuel è un bambino paraplegico che vive insieme alla madre Elena in una inquietante villa. Non ha mai messo piede furi da lì e non gli è concesso sapere cosa ci sia fuori. Tutto cambia quando un amico di famiglia chiede ad Elena di prendere la nipotina come cameriera. Impossibilitata a dire di no, la donna accetta, e questo cambierà le cose per sempre...

Alcuni non e ne sono ancora accorti, ma il cinema italiano da qualche anno a questa parte sembra aver finito di essere solo quello delle "commedie sceme e delle famiglie in crisi". Cioè, quei similari ci sono sempre perché sono un po' come il berlusconismo, non riusciremo mai a togliercelo di dosso, ma da diverso tempo a questa parte sta accadendo una nuova ondata che vede il modo e il genere. Non solo una maniera più frizzante e - scusatemi il termine - moderna di intendere il cinema, ma una vera e propria riscoperta anche delle pellicole di genere, anche il più puro.

Avevamo avuto l'esempio definitivo con The end?, poi è arrivato Roberto De Feo con questo The nest a prendere in mano le redini che furono di Bava, Fulci, Deodato e Avati.

Salutato da molti miei conoscenti con sonore pernacchie solo dal trailer (per i motivi detti all'inizio), sono stati pure aumentati da alcuni quando seppero della presenza di Francesca Cavallin nel cast, volto divenuto celebre per Vita smeralda di Jerry Calà e la soap Vivere

Ecco, a distanza di tempo posso dire che lei è stata bravissima e che prendere in giro un attore per gli inizi della carriera (ma per la carriera in generale, non sempre tutti hanno il lusso di scegliersela) è qualcosa di intellettualmente disonesto. Lei ha saputo rendere ottimo il proprio personaggio con la sola presenza, dandole un alone di inquietudine davvero notevole. Se il film è riuscito, per metà è quasi merito suo, perché... wow, provare una tale ansia solo per un'occhiata non mi succedeva da diverso tempo. Fascino e terrore in un solo volto.

Sembrerebbe quindi che questo The nest sia un lusso, no?

Beh, ecco... diciamo che un'interprete ai limiti della perfezione fa molto, ma la strada è lastricata di piccoli problemi, più o meno imputabili ai singoli.

Si tratta del film d'esordio di Roberto De Feo e, per quanto ogni pellicola debba essere giudicata in maniera a sé stante, difficilmente mi riesce di esserlo con un mio connazionale alla propria opera prima, soprattutto perché penso che ogni tentativo di portare un'idea diversa (qui da noi, almeno) di cinema debba essere accolta positivamente il più possibile, ma credo che da una parte sia quasi naturale presentare diverse ingenuità che il tempo potrà colmare. Perché De Feo magari avrà ancora qualche bistecca da mangiare, ma ha anche denti belli robusti.

Avrà pur avuto un budget di 1,5 milioni di euro, che per quello che servono a me sono molti, ma per un film... ecco, ci siamo spiegati. Facendo quindi di necessità virtù in diversi momenti, il film ha una sua compattezza e uniformità stilistica davvero ben congegnate, fatte da uno che ha visto i film giusti e ha saputo apprendere da ognuno di loro, puntando principalmente su atmosfera (e che bella la fotografia!) ed effetti caserecci, quelli che noi pippaioli cinefili adoriamo tanto.

Dall'altra però questa cultura cinematografica certosina è responsabile di così tanti rimandi che il film appare sempre come l'eco di qualcosa di già visto.

De Feo, al contrario del già citato collega Misischia, si trova con gestione molto più attrezzata del tutto, ma dove l'altro puntava proprio su un'idea azzeccata che nascondeva tutti gli handicap di una produzione al risparmissimo, De Feo gestisce ottimamente l'inizio (i particolari del banchetto me li ricordo ancora adesso...) ma poi tutto questo essere derivativo, questo puntare su un cinema che tutti noi abbiamo amato da del quale sembra essere proprio succube, zoppica di molto la visione, tanto che a una parte centrale ci aspetta una stanca a dir poco notevole e allungata.

Si riscatta con un colpo di scena finale davvero ben orchestrato e inaspettato (e a ben ripensarci, suggerito fin dall'inizio), ma arrivarci a tratti sembra essere una vera impresa. Eppure c'è davvero tanto contenuto dentro questo film, ma le location e la Cavallin in più punti fanno metà del lavoro.

Tutte cose che non gli hanno comunque impedito di avere un buon successo di pubblico e ai Festival, tanto che si prospetta un remake in lingua inglese. 

Per me, un film riuscito solo in parte - e che avrei preferito in veste di mediometraggio, forse. Ma comunque la conferma che la voglia di fare un cinema di genere in Italia c'è ancora e che De Feo sembra avere i numeri giusti per poterci stupire in futuro. Perché la tecnica c'è tutta, va solo affinata e accompagnata degnamente con la scrittura.







Commenti

  1. In effetti il meglio se la gioca nel finale, Roberto De Feo ha talento ma per ora si comporta come Stanniss la Rochelle, con la sua fissa di sembrare troppo italiano. Una fase, gli passerà a farò ottimi film, almeno me lo auguro ;-) Cheers

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    1. Vediamo che ha combinato coi baiocchi di mamma Netflix. Sto leggendo critiche miste - il che di solito è un bene.

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  2. Per me riuscito più della metà, con dei piccoli accorgimenti sarebbe stato ottimo, nonostante tutto e quello che giustamente dici una bella sorpresa, e comunque per essere italiano un grande traguardo ;)

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    1. Più che accorgimenti, veri e propri tagli. A metà film mi stavo abbioccando...

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