DIABOLIK, dei Manetti bros.

La città di Clerville è terrorizzata dalle gesta di Diabolik, misterioso ladro senza scrupoli del quale nessuno conosce la vera identità. La bella ereditiera Eva Kant, però, presto farà la sua conoscenza e per motivi che...

Al fumetto italiano, sempre dopo quella solita parentesi da jappomonkia che sfiora quasi tutti, sono arrivato abbastanza tardi. Tex lo leggeva sempre mio padre e bom, poi in terza superiore un compagno di classe fattone (in quella scuola le droghe abbondavano...) mi passò Dylan Dog facendo iniziare la mia, di dipendenza, mentre verso la maturità diventai un bimbo di Ausonia prima e Bilotta poi - tra l'altro, un'altra stagione di Valter Buio no?

Diabolik invece è un personaggio che ha rubato di tutto, tranne la mia affezione. Ma questo film lo volevo vedere ugualmente.

Più che il personaggio in sé, era il trovarmi dietro la macchina da presa i fratelli Manetti, fieri cultori di un tipo di cinema artigianale del quale noi italiani siamo stati maestri e che purtroppo non sta rinascendo come dovrebbe. Ecco, credo che un progetto simile solo loro avrebbero potuto portarlo sui nostri schermi, perché era fisiologico che dopo tanto citare e giocare coi loro riferimenti adattassero di sana pianta qualcosa, rispettandone lo spirito ed i tempi. 

Tra l'altro, il re del crimine ebbe vita su celluloide già negli anni Sessanta grazie al maestro Bava in quello che era considerato uno dei suoi film minori (commissionato, ovviamente) e il dinamico duo da quella pellicola prende grande ispirazione.

Il che, ci riporta a una questione molto importante circa il film e l'approccio che il pubblico sembra avervi riportato, nelle considerazioni e nei pareri espressi in generale e...

... davvero, ma che ç@$$# vi aspettavate da un film su Diabolik?

Diabolik ha avuto il merito di aprire le porte per quello che sarebbe diventato il 'fumetto nero italiano' e a tutti gli epigoni che seguirono, ma nelle intenzioni delle sorelle Giussani non c'era quello di fare decostruzionismo o di valutare la maschera come l'apollinea utilitaristica di Nietzsche. No, era un fumetto popolare, breve e di facile risoluzione perché pensato per venir incontro alle esigenze dei pendolari che una delle sorelle fissava dalla finestra di casa propria. 

Da uno che come trappole ed escamotage usa perlopiù leve e botole vi aspettavate davvero il risultato di un adattamento alla Alan Moore?

E quelli che si lamentano delle differenze col fumetto 'ndo stanno?

Certo, le numerose firme che si susseguirono sugli albi portarono anche a tematiche più adulte (qualcuno ha detto La morte di Eva?) ma sempre con quel cipiglio naif che era il suo marchio di fabbrica. 

Quindi, sono stato accontentato?

Partendo dal fatto che di Diabolik in sé me ne sbatte una straciolla così come ai Manetti sembra fregare di avere un grafico capace di realizzare una locandina decente, quello che mi interessava era vedere un film dei due fratelli ribelli e questo ho avuto. 

Almeno in parte...

Adattando uno dei primi albi, quello che porta in scena Eva Kant, e il remake ad opera di Tito Faraci, i Manetti si muovono alla loro solita maniera. Si vede che hanno rubati diverse cose dal film di Bava che, col suo essere volutamente ingenuo e con una trama che stava insieme con lo sputo, era però un'accozzaglia fantastica di tutto quello che aveva portato a un certo cinema poliziottesco, adattato a quello che era lo spirito della creatura delle Giussani. Qui cercano di fare lo stesso, purtroppo ci risparmiano i due che chiavano sui soldi (Nolan, tu invece li bruci, eh?) ma tra trappole, dialoghi improbabili e colpi alla Monckey Punch, direi che ci siamo. Lo spirito e la diegetica originali sono rispettati. 

Tutto però sembra molto compassato, trattenuto, come se i due avessero quasi paura di osare troppo visto il franchise che si trovano tra le mani. Ci sono certe carrellate, come quella che introduce Eva Kant, che sembrano uscite da una fiction Rai e molte sequenze si fanno superare da una puntata a caso dell'Ispettore Coliando - sono serio - che in quanto ad anarchia non era secondo a nessuno.

Il che è ironico... il poliziotto di Lucarelli è stato ammorbidito nelle sue uscite ai limiti del razzismo, qui il figlio delle Giussani ammazza innocenti senza battere ciglio. 

Per il resto, se avete presente il personaggio e l'albo, quello avrete. 

C'è forse un finale troppo allungato con un colpo ultimo che aggiunge poco e in maniera maldestra, con la sensazione che qualche taglio avrebbe solo giovato, ma per il resto questo strano prodotto fa quello che deve, non strafà (pur)troppo e, abbandonate pretese da hipster a caso, diverte pure alla sua maniera.

Nemmeno a dirlo, Mastandrea giganteggia su tutti, mentre Mariné, sempre bravo sei (il trucco di non sbattere mai gli occhi ridatelo a Oshii, però), ma un po' di palestra potevano fartela fare. Poi Miriam... mi fai ricredere sull'esistenza di Dio, ma la recitazione è un'altra cosa... 

PS: è una mia impressione o il ritornello della canzone del grande Manuelone nazionale sembra mezzo plagiato da Aspettando l'alba?





Commenti

  1. Io, da grandissimo fan del fumetto, sono contento della riuscita.
    Non senza sbavature, ma ritengo comunque che sia un lavoro eccelso: portare Diabolik al cinema è difficilissimo per tutta una serie di questioni, o lo fai come Bava o così... Concordo, comunque, con il fatto che qualche minuto poteva essere tagliato^^

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma infatti. Ne hanno rispettato lo spirito, come possibile. Poi non è esente da criticità, ma fa quello che deve.

      Elimina
  2. A me è piaciuto, ma capisco che ai giovani di oggi (che guardano i Marvel) non sia piaciuto... a parte il gioco di parole, Diabolik è questo: non poteva venir fuori un film d'azione, perchè non lo doveva essere. I Manetti hanno girato un omaggio raffinato e rispettoso (forse pure troppo) del testo originale, e l'operazione va apprezzata in questo senso. Il film è elegante, la cura dei dettagli maniacale, le atmosfere sono quelle giuste. Forse si potevano scegliere meglio gli attori: Marinelli e Mastandrea, con il loro accento romanesco (che non provano nemmeno a nascondere) non sono molto credibili, mentre ho trovato la Leone una bellissima Eva Kant. Per me comunque promosso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che il problema stia nel "pure troppo" che accenni pure tu.
      E dai, Mastandrea per me è perfetto ovunque lo metti 🤣

      Elimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari