GLI SPIRITI DELL'ISOLA, di Martin McDonagh

Sull'isola di Inisherim, all'alba della rivoluzione Irlandese, la vita del sempliciotto Padraic è sconvolta quando il suo amico, il violinista Colm, interrompe dal nulla la loro decennale amicizia...

Se c'è una cosa ingiusta di questa edizione degli Oscar '23 - per quanto dei premi, tutti i premi, mi interessa quanto sapere il ritmo produttivo dei bradipi - è stato lo snobismo di candidature e vittorie verso Babylon e questo piccolo gioiellino.

Tra l'altro, sono due titoli che hanno abbastanza diviso, anche se questo nelle proiezioni festivaliere si è fatto amare in maniera assoluta. Cosa non del tutto scontata, vista l'invisibile particolarità di questa inquietantemente adorabile pellicola.

Tra l'altro, mi chiedo chi sia il genio dietro al trailer, perché farla passare per commedia ce ne vuole.

Si ride, eh... ma sempre a denti strettissimi, in pure Irish style, e per brevissimi tratti di tempo. Se proprio volessimo fare un paragone per il rotto della cluasáin, potremmo accostare questo film a un Il nastro bianco che incontra Beckett, sempre dopo una pinta di quelle accompagnate e corrette con qualcos'altro.

D'altronde, McDonagh prima di imprimersi come autore cinematografico, aveva degnamente troneggiato a teatro, completando una propria trilogia tematica e divenendo a soli ventisette anni uno che aveva quattro spettacoli rappresentati simultaneamente nel West-End di Londra. Prima di lui c'era riuscito solo un tale Shakespeare...

Tra l'altro, questo doveva essere la parte conclusiva della sua Trilogia delle isole Aran, ma l'aveva cestinata perché, a suo dire, "isn't any good".

Va anche detto cos'è una Banshee.

Presa in prestito dalle leggende irlandesi e scozzesi, è un'appartenente del piccolo popolo, e se ultimamente viene inteso come uno spirito maligno, originariamente era solo uno spettro che vagava per colline e paludi. E' rappresentata come una donna dai capelli fluttuanti e una mantella grigia o verde, mentre gli occhi sono perennemente arrossati di pianto. E' legata alle famiglie che generalmente iniziano per Mac oppure O, si vociferi compaia per annunciarne la morte o per ridere delle disgrazie delle famiglie avversarie.

Ecco, sto grandissimo sfoggio di sapiosesso solo per farvi capire che il cesso non lo hanno fatto solo col trailer, ma anche con l'adattamento del titolo, perché passare da The Banshees of Inisherin a Gli spiriti dell'isola fa perdere tutto della drammatica rappresentazione che McDonagh fa della storia, della Storia e del proprio paese - anche se l'isola di Inisherin non esiste.

L'ultima fatica di McDonagh, il suo ripescaggio in extremis di un lavoro ai tempi non considerato abbastanza buono, parla dell'incomunicabilità tra le persone, al sentirsi superiori agli altrui, facendo nascere quindi conflitti e incomprensioni. Il film parte da un pretesto quasi ridicolo e, grazie a una sceneggiatura di ferro, arriva all'assurdo farsesco, con degli escamotage che non sto qui a dirvi per non rovinarvi lo shock. Nulla che lo faccia finire nel #cinemadeglieccessi, ma è quella batosta che non ti aspetti. 

Alla alterigia di Colm si alterna il candore senza speranza di Padraic, per uno scontro impari che alterna il conflitto che si consuma sulle sponde e coste opposte alla loro, in una sequela di colpi bassi da manuale.

Si fosse fermato a questo (che avercene, direi io) sarebbe sì un bel film, ma gli mancherebbe il raffinatissimo quid in grado di elevarlo alla sua maniera. E mi fa strano che in pochi abbiano notato il plurale del titolo...

Perché per quanto un sentore di morte aleggi per tutta la pellicola, la Banshee - o quella che si potrebbe ingenuamente definire tale - sembra essere una sola, e le viene dato uno spazio estremamente limitato. Battibecchi, chiacchiere, bisticci e similari molto deandreiani la fanno da padroni per gran parte del minutaggio.

Forse le vere Banshee, i veri annunciatori di morte, sono proprio gli stessi abitanti, che con la loro ottusa mediocrità non fanno che annunciare la propria morte, costantemente, in tutte le scene.

Non è un caso che l'unico personaggio dotato di un minimo di senno (tra l'altro, una donna, individuo marginalizzato nella società e cultura maschilista) finirà per andarsene, mentre l'unico puro di cuore avrà una conclusione piuttosto nefasta - gli altri però mica brindano a ostriche e champagne.

Un magnifico epitaffio, ma per quanto bello, sempre di morte parliamo.

Fossi in voi non me lo perderei, anche solo per poter fondare un fanclub dell'asinella, per me un personaggio degno di entrare nel novero del cinema. E so' serio. 

Per il resto, fatevi avvolgere dal torbido di questi personaggi IRAcondi.

Sono simpy, lo so.






Commenti

  1. Anche a me ha ricordato "Il nastro bianco" di Haneke: la figura (splendida) della sorella di Padraic, l'unica persona normale di un'isoletta piena di disadattati e senza donne, mi ha ricordato molto quella del maestro elementare nel film austriaco: entrambi costretti a scappare per non impazzire e rifarsi una nuova vita.
    Film impeccabile, sorretto da una sceneggiatura di ferro capace di passare dalla commedia al dramma solo cambiando l'intonazione della voce (sfumature che però si perdono nel doppiaggio italiano). Incredibile la sua bocciatura agli Oscar, che conferma il distacco ormai abissale tra il cinema di qualità e quello mainstream.

    p.s. a me però il titolo italiano piace... è molto evocativo, non era facile trovare una traduzione migliore

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    1. Purtroppo ho dovuto ripiegare per giocoforza sul doppiaggio, ma immagino che le interpretazioni originali diano quel tocco in più - e forse anche nella traduzione si perdono delle finezze.
      Sul titolo italiano... È così ancorato al suo essere Irlandese che, come nel doppiaggio -traduzione, dà vita difficile agli adattamenti.

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  2. Ottima analisi e ottimo tempismo, io lo leggo solo oggi ma per San Patrizio è il post giusto ;-) Cheers

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  3. Un film bellissimo, che però mi ha depressa oltre ogni dire e quindi non mi ha conquistata quanto avrei voluto, per meri motivi personali. L'Oscar alla Condon era doveroso, mannaggia.

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    1. Doverosissimo, ma sulla valenza dei premi - tutti i premi - ho le mie idee.

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