BRAWL IN CELL BLOCK 99, di S. Craig Zahler


Bradley è un ex pugile, ormai senza lavoro e con un matrimonio in crisi dopo che la moglie ha avuto un aborto. Per cercare di dare nuova linfa alla propria situazione economica e, di conseguenza, al proprio rapporto con la moglie, decide di fare il corriere per un criminale, fino a che...


Secondo lo stereotipo, cos'è che caratterizza il cosiddetto cinema d'autore?

Tempi lunghi, lunghissimi, dove il regista si prende tutto il tempo che vuole, possibilmente facendo guardare gli attori nel vuoto con un'espressione di uno a cui non hanno fatto passare la revisione della patente. Inquadrature molte statiche, riempite prevalentemente dalle occhiate di cui sopra, e fotografia molto curata per poter dire che siamo diversi da tutti gli altri, quando invece non si sta raccontando una vera e propria mazza.

Ecco, Brawl in cell block 99 è a tutti gli effetti un film d'autore, da quel punto di vista.

Solo che i tempi lunghi, lunghissimi, per una storia che poteva ideare anche un bambino delle medie, sono riempite da mazzate da guerci che non lasciano nulla all'immaginazione, e svolte di trame che fanno immaginare come il regista debba essersi fatto una pista di quelle buone tanto sono assurde.

D'altronde S. Craig Zahler è la mente dietro quel gioiellino che è stato Bone tomahawk, che qua ritorna con tutto il proprio splendore, con maggior esperienza acquisita e con un budget degno di questo nome. Arruola nel Cast poi una superstar come Vince Vaughn, che dopo la seconda stagione di True detective ha (finalmente!) deciso di darci un taglio con le commediacce, insieme ai reduci Don Johnson e Udo Kier. Raccatta anche Jennifer Carpenter - non è parente di quel Carpenter - originariamente la prima scelta per l'esordio di Zahlly, solo che all'epoca non poté partecipare per un sovrapporsi di impegni.

Dicevamo dei tempi lunghi, lunghissimi...

La trama presenta decisamente più linearità del film precedente, sostituendo a una visione corale una singola, togliendoci poi ogni sottotesto politico o sociale (si potrebbe parlare del sistema carcerario americano, ma tutta l'esagerazione toglie credibilità a una qualsiasi ipotesi), concentrandosi quindi su un personaggio granitico che ha una missione da compiere - e per quanto invischiato in faccende losche, gli dà subito una sua compostezza morale che non può far altro che farci empatizzare per lui.

Il risultato non è quindi un film più riuscito o meno del precedente, quanto più compatto. Seguiamo Bradley e la sua discesa agli inferi, in un sistema americano che dietro la facciata di perbenismo e promessa di redenzione nasconde mostri anche peggiori dei criminali stessi, dove il nostro si fa avanti spaccando braccia e macellando teste. Va avanti così, a suon di cazzotti, ma in più punti si lascia andare a degli scambi di battute niente male.

Non è un protagonista da action canonico, il nostro Brad. Non è un pompato iperproteico e forse è anche per questo che la sua forza assoluta da un certo punto di vista diventa ridicola, mentre dall'altra un punto di resilienza, quella che solo una persona determinata a tutto può avere. E la posta in gioco qui è assurdamente alta.

Così tra braccia piegate in maniera innaturale e teste spaccate contro i muri la trama va avanti, facendo vedere come Zahler sappia gestire la violenza come pochi altri e mostrandola come istinto atavico e irrinunciabile, come esplicitato nell'esordio contro la macchina della moglie, ma anche come sotto la superficie umana si nasconda quell'istinto animale in grado di far parlare pugni e nocche.

Tutto sommato, "poco" altro.

Non aspettatevi riflessioni profonde sull'esistenza, elucubrazioni sociali o primizie simili. Zahler continua a fare il suo cinema, dando nuova linfa al tanto bistrattato pulp e mostrando come sia materia serie anche quello e alla quale va dato il giusto rispetto.

E poi diciamolo, le mazzate piacciono sempre, quando fatte bene, anche ai cinefili più incalliti.

PS: mi rifiuto di intitolarlo col nostrano Cell block 99 - nessuno può fermarmi.







Commenti

  1. Zahler non prende prigionieri, al massimo li chiude nel blocco 99 (ffreddura tremenda). Ma soprattutto è orgogliosamente di genere come piace a me. Tanto da poter prendere un eroe delle commedie scemotte e trasformarlo in una sorta di creatura di Frankenstein, che pare uscito dalla mente di Roger Corman, abbiamo bisogno di matti come Zahler ;-) Cheers

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il buon Vince è da un pochetto che cerca di svoltare la carriera, come ha fatto McConacoso. Spero per lui che sia l'inizio di un futuro consolidato :)

      Elimina
  2. Sono d'accordo, infatti per me leggermente meno riuscito del precedente, e le mazzate mi son tanto piaciute. Anch'io mi son rifiutato di intitolarlo all'italiana..

    RispondiElimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari