PERDITA DURANGO, di Álex de la Iglesia

Perdita Durango è una donna dal passato oscuro che, sul confine tra Stai Uniti e Messico, incontra Romeo Dolorosa, rapinatore di banche che si spaccia come sciamano. Tramite un aggancio fornitogli dal cugino, Romeo deve trasportare un carico di embrioni umani per conto delle industrie cosmetiche, ma le cose sono destinate a deragliare del tutto...

Non tutti lo sanno, ma questa non è la prima volta che incontriamo la sensuale Perdita. Il personaggio creato da Barry Gifford compare anche nel film Wild at heart di David Lynch, interpretato da Isabella Rossellini, mentre in questo film ha prestarle le fattezze è Rosie Perez - e grazie a Odino, niente parruccona bionda.

E dire che inizialmente doveva essere Madonna, ma dopo aver letto lo script lady Ciccone diede forfait, spaventata dall'assurdità della trama. A dirigerlo invece doveva essere Bigas Luna, che nel cast voleva Dennis Hopper e Johnny Depp, ma poi abbandonò anche lui il progetto e gli subentrò Álex de la Iglesia. Che insomma, nel tempo ha dimostrato di avere proprio un occhio di lynche per le cose assurde, anzi, la curiosità di bere qualcosa insieme a lui è tanta ma ho paura di quello che potrebbe succedere dopo il terzo cicchetto.

Insomma, due spagnoli per parlare del Messico, che in qualche modo riprende parte della tradizione iberica per quello che riguarda il proprio folklore, estremizzandolo. Ma a noi interessa il film e quello che de la Iglesia - che non è imparentato con Julio - ha saputo mettere in questo troiaio di roba, che prende da un po' tutto, dall'horror, al pulp fino a un certo noir che da quest'ultimo è derivativo.

De la Iglesia è uno molto particolare, il suo è un cinema fatto di passaggi personalissimi, in un delirio che non può piacere a tutti per via del suo irridere praticamente ogni cosa nella maniera più sguaiata possibile. Proprio in questo caso, la sua prima produzione di largo consumo, rischiava di essere davvero assopito dalla produzione... stranamente non andò così, ma il film non ebbe vita facile, tanto che fu censurato in quasi tutti i paesi in cui venne proiettato.

Da noi non trasmisero mai venti minuti buoni fino all'uscita in dvd.

Perdita Durango non si fa pudore di nulla e lo dimostra già della prima scena, dove vediamo la nostra nuda che ha un incontro ravvicinato onirico con un giaguaro. Una scena che descrive a grandi linee il personaggio, come una persone attaccata ai propri istinti in un mondo aggressivo dominato dalle bestie, una che ha dovuto lottare per sopravvivere e che per questo si dimostra già lontanissima da noi.

Chi conosce de la Iglesia sa quanto lui ami i personaggi borderline, lo sporco, il disagio e tutte quelle cose che possono allontanare i più. Lui è uno che ha sempre cercato di provocare il buonsenso comune e qui non lo nasconde, Prende le voci dei messicani e fa dire loro, estremizzando ogni cosa, quello che sono, come li dipingono e come l'America li abbia resi a certi occhi, non nascondendo accuse in ogni dove senza però giustificare i protagonisti o trovare un contesto che li renda piacevoli o accettabili. Perdida non vuole essere accettata e non vuole apparire come un personaggio positivo, si muove nella zona d'ombra insieme a Romeo, arrivando a compiere anche l'ingiustificabile (madò, la scena del mezzo stupro mi ha lasciato un po' così) in nome della loro anarchia.

A proposito di Romeo...

Bardem, in ambo i cambi di regia, era la scelta primaria, e questo dovrebbe forse farci porre qualche domanda. Ma comunque questo film anticipò la leggenda che vuole che, se ha i capelli conciati ammerda, allora vuol dire che il film è riuscito - e poi si lamentava di Anton Chigurh - e manco a dirlo è proprio il suo personaggio a rubare la scena a tutti. La sua interpretazione qui rimane a detta di molti come la milgiore di tutta la sua carriera.

Certo, non è un film perfetto. Dura troppo - due ore abbondanti - e a lungo andare gira quasi a vuoto, con quella sequenza del rapimento che crea quasi uno stallo autocompiaciuto che avrebbe forse necessitato veramente di una qualche sforbiciata, senza contare che tutto il marasma a lungo andare si fa davvero pesante. 

Rimane però il manifesto di un cinema personale e totalmente anarchico che non teme nulla, soprattutto di non essere piacevole ai più con comportamenti ai limiti. E di questo, piaccia o non piaccia, si deve tener conto e rispetto.







Commenti

  1. Alex de la Inglesia è quel tipo di pazzo così pazzo, che non viene citato tanto spesso, quando si parla di pazzi cinematografici veri e non di cartone, il film ai tempi mi era piaciuto come un po' tutti i suoi film, se riesci a far sembrare uno tranquillo Lynch, vuol dire che sei qualcuno ;-) Cheers

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    1. Lynch e pe' borghesi, lui è uno de o' popolo 😬😂

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  2. Álex de la Iglesia conosciuto molto dopo, ma interessante questo film ;)

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    1. Pure io conosciuto per i titoli più recenti, ma credo sia fisiologico...

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