L'ALTRA METÀ DELLA STORIA, di Ritesh Batra

Il vecchio Tony Webster, a causa di una disposizione testamentaria della madre della sua ragazza ai tempo dell'università, deve ricevere il diario dell'ex amico Adrian Finn. La loro amicizia finì quando lui gli "rubò" la fidanzata, la quale... 


Una cosa che sanno anche i sassi - forse la cosa più "rock" che posso permettermi al momento - sia quanto cattiva emoglobina scorra tra me e due registi in particolare, Lars Von Trier e Luca Guadagnino. L'odio più silente e mai del tutto esplicitato però è quello verso Ritesh Batra, regista indiano che quelle due volte che incappò in occidente osò fare la trasposizione di due dei miei libri preferiti, con un risultato da orticaria.

Tutto iniziò con The sense of an ending, da noi tradotto, al solito, in una maniera nonsense.

Diciamo pure che un libro come quello di Barnes con me vince facile. Breve, ma pieno di frasi che possono diventare fin da subito delle istant cult citazionistiche, forse quelle che portano avanti una storia quasi inesistente ma che si fa carico delle emozioni dei personaggi, che spesso hanno il sopravvento su tutto il resto. Si tratta di un libriccino mai troppo celebrato ma che racchiude dentro di sé tutta la potenza della parola, che prevarica sul resto, anche sulle nostre vite e i nostri desideri.

Si parla quindi di un'opera che diventa quasi impossibile, se non addirittura inutile, trasporre su un altro media, a patto che ciò avvenga con un necessario tradimento. Ma per tradire ci vuole estremo coraggio...

Io Ritesh Batra manco sapevo chi fosse, ignoravo quanto avesse fatto prima e per me poteva continuare per la sua strada. Ma capite che questo per me è in tradimento in piena regola, e di quelli cattivi, non necessario e, ancora peggio, nemmeno volontari. Per un film che alla fine non è nemmeno brutto, quanto altamente ignorabile. E trarre qualcosa di ignorabile da un'opera cos'ì semplice, beh, bisogna essere proprio dei fenomeni.

Il talento di Julian Barnes è stato, innanzitutto, di scrivere la storia di un fallimento su tutta la linea senza però fare a meno dell'ironia. Ma si tratta di un'ironia che non lascia mai la triste realtà a cui si permea tutto il libro, che mostra tutto il suo marciume solo all'occhio più attento. Il film sceglie solo l'ironia, proponendosi in veste decisamente più leggere e addirittura aggiungendo elementi alla storia - il parto della figlia di Tony... ma davvero? - che però non portano da nessuna parte e servono solo a dare una lunghezza media a un film che da solo non riusciva ad arrivare a un minutaggio sufficiente.

Tutto è estremamente ordinario, perché si confonde l'ordinarietà di una vita qualsiasi con l'ovvia formalità del mezzo, che da solo non restituisce nessun guizzo e procede col pilota automatico.

La cosa peggiore del film, e forse quella che mi fa tenere i toni particolarmente accesi, non è tanto quella di non essere particolarmente riuscito - partendo poi dal presupposto che le opinioni sono come le palle, ognuno ha le sue - quanto quella di non riuscire a instillare nessuna curiosità per il materiale di partenza, cosa che in genere può giustificare la realizzazione di una qualsiasi trasposizione. Ed è un peccato, perché chi ignorava l'esistenza del libro si perde un vero e proprio gioiello.

Ma davvero, sul film in sé c'è davvero pochissimo da dire.

E fa strano come tutto appaia così impersonale, così assuefatto alla sua stessa natura di mera trasposizione, perché non gli si può addurre nemmeno la buonafede del lavoro ben fatto perché qui chi c'era dietro non ha capito nulla del libro, aggrappandosi solo alla sua patina più superficiale.

Spesso si dice che un libro e un film sono due cose separate, ma il guaio qui è che questo film sopravvive solo grazie all'accostamento col libro. Senza quello, cade nel puro dimenticatoio. E si dice anche come piuttosto che vivere a metà, sia proprio meglio non vivere affatto.

Triste considerazione per un film che proprio dei resoconti di una vita parla.

Ma così è, purtroppo. E Batra fece pure di peggio pochi anni dopo con un altro dei miei titoli preferiti.








Commenti

  1. Io fui meno severo, ma solo perché non avevo letto il romanzo, comunque non mi piacque.

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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