300, di Zack Snyder

Il crudele sovrano Serse offre un ultimatum alla città di Sparta, chiedendo di arrendersi pacificamente al suo regno. Ma Leonida, il re, darà una sanguinosa resistenza insieme ai suoi trecento migliori guerrieri, un epico scontro che si consumerà proprio vicino alle Termopili...

Zack Snyder, il mirabolante Zack Snyder, l'uomo meglio vestito di Hollywood, il tamarro tatuato che ha pretese autoriali, quello che ce mette er core e raccoglie il testimone da Michael Bay come regista più odiato da chinnecapissce, quello che ha dato la riscossa ai nerd e che ci ha salvati dai Terry Gilliam di questo mondo (sic...). Insomma, quello che "gli invidiosi diranno:steroidi" fatto celluloide. O pixel. O anche fumetti, per carità.

Ma poi...

Zack Snyder? Non sapevo facesse anche cinema...

Ad ogni modo, a quer pischelletto tutto salute e bicipiti tutto je se pò di', tranne che non abbia lasciato una sua impronta.

Poi, calpesta e calpesta, ha pure pestato molte merde.

Parliamo comunque di un regista che ha avuto modo di formarsi nell'ambiente pubblicitario e dei videoclip, come il Baiarotto, e che esordì con quella cacata de L'alba dei morti viventi. 'na roba tanto fetente che pure Romero s'incazzò di brutto, dicendo che "tizi come quello saranno la rovina del cinema, perché antepongono un'estetica vuota al contenuto". Eh, Giorgì, come darti torto... ma pure te, Zack...

Dovemmo aspettare il 2007 per vedere questo 300, adattamento dell'omonimo fumetto graphic novel di Frank Miller, una persona a cui si vuole molto bene anche se è un fascista del cazzo di ideologie stiamo abbastanza distanti.

Giusto due appunti...

Frank Miller è stato un uomo che ha rivoluzionato il modo di fare fumetti, prima in seno a casa Marvel con quel ciclo bellissimo su Elektra e Daredevil, per poi passare alla concorrenza e fare Il ritorno del cavaliere oscuro, 'na roba che non ci son cazzi per nessuno e se fossimo in un paese serio lo faremmo leggere a scuola. Poi ha proseguito bene con quell'aummaumma di Sin city per mostrare una fase calante proprio con gli spartani, per un'opera considerata postmoderna, dove con postmoderno si intende "ma che è sta nazistata? Però i disegni sobbelli..."

Ecco, 300 non è l'opera migliore di Miller, ma va articolata in quello che è stato un percorso artistico sempre in continua crescita e che si è preso tutte le libertà possibili - prima dello sfacelo. Coi suoi limiti, aveva l'epica, aveva l'omaggio, aveva lo studio espressivo.

Snyder ci mise i rallenty.

Ora mettiamoci la giacca di tweed e iniziamo a fumare la pipa, perché vanno spiegate due cose. A differenza del teatro, il cinema è un'arte che non chiede compromessi. Se sul palco lo spettatore puàò riempire quello che non vede e che non c'è bisogno sia rappresentato, il cinema consiste in un dittatore che ti prende per la testa e ti dice: "Brutta testina di minchia, ti ho detto di guardare là!" La mdp infatti è lo sguardo dello spettatore, uno sguardo che va indirizzato ai fini di una storia per come una persona ce la vuole raccontare. Tutto ciò che deforma la normale vista, serve a sottolineare qualcosa, nel mezzo ci mettiamo gli zoom e i rallenty.

I zoom ebbero il periodo d'oro coi western, perché dovevi far concentrare sulla pistola che i cowboy avevano alla cinta. I rallenty (o ralenti) invece cristallizzano un'azione nel singolo perché reiterata nel tempo oppure per darle rilevanza, espandendola e creando così il senso di suspance - o più semplicemente, perché l'azione è troppo veloce.

I rallenty/ralenti di 300, quindi, non significano una fava.

Perché sarà gajardo vedermi sti spartani che ammazzano gente con la lama che va a velocità alternata, ma ai sensi della grammatica cinematografica cosa vuole dire? Perché lo fanno? Leonida il cane procionida che mi spacca le frecce sullo scudo con la sterzata finale cosa sottolinea? Qual è il senso della vita? Come nascono i bambini?

300 segnò un nuovo modo di intendere il cinema e tutti i peplum che seguirono ne furono debitori. Solo che se Scott fu ispirato da Jean-Léon Gérôme, Snyder ricevette l'illuminazione divina giocando alla Play, e il risultato è un film che esalta, ma freddo, plastico, pieno di effettini ed effettacci, ma che ha portato una sua novità. E bella o brutta che sia, la novità è qualcosa per cui l'arte è nata, anche.

Impossibile però scardinare da questo film il ricordo di noi adolescenti esaltati. Almeno un merito ce l'ha.