FAVOLACCE, dei fratelli D'Innocenzo

La vita in una borgata romana, tra adulti non troppo cresciuti e bambini che vedono un futuro che mai avverrà, mentre qualcosa di maligno trama sottopelle...

I due fratellini fashion dopo il successo del loro esordio ritornano con un secondo film, maledetto fin dalla propria uscita. Perché in barba a Orsi, Nastri e Globi vinti venne il Covid proprio quando doveva uscire nelle sale e fu distribuito in rete con mezzi di fortuna - e voglio vedere chi aveva pacco di guardarsi una roba così ansiogena durante il lockdown.

Che poi, sembro uno dei pochi - a parte i presidenti di giuria, cosa che mi inquieta... - che si è strappato i capelli per 'sto film.

I D'Innocenzo hanno il potere di stare sul cazzo a tutti fin da subito, cosa che non mi sono mai spiegato del tutto, e con questo film la faccenda divenne a tratti davvero imbarazzante nei loro riguardi. Sarà che nel disagio e nell'estetizzazione ci sguazzo come una rana, ma davvero, per me questo titolo è stato una folgorazione e che una pellicola simile sia stata realizzata e prodotta in Italia, dove il cinema a passo di lumachina sta recuperando tutto il tempo perduto, per me è solo un valore aggiunto.

L'ennesimo, direi.

Perché se attingendo a un neorealismo - per quanto infighettato - avevano precedentemente narrato la borgata romana coi i suoi sogni di gloria e le sue famiglie disfunzionali, insieme a una perdita dei valori che conduceva verso l'oblio, a questo giro i due fratelli allargano il giro inglobando pressoché tutti.

E lo fanno togliendo ma aggiungendo allo stesso tempo.

Innanzitutto, parlare di trama per questo film è pressoché inutile. Non ha una trama nel senso stretto del termine (un inizio, uno svolgimento e una fine) quanto un collage di situazioni che sviscerano ognuna un lato diverso della medesima facciata, che è un disagio diffuso, come un qualcosa pronto a esplodere da un momento all'altro. Ci sono delle famiglie in un quartiere, la loro vita è in una fase di stallo... ecco, tutto qui. Partendo da queste basi i due hanno costruito un intero film.

Su questo i D'Innocenzo sono stati bravissimi. Tutto il lungometraggio è come un ticchettare sempre più insistente di una bomba che sta  portando i propri meccanismi ai massimi livelli. 

Se quindi uno dei maestri ispiratori del loro esordio era senza dubbio Caligari con la sua realtà degli ultimi, qui ci spostiamo sul cinema greco dell'ultimo decennio, un Lanthimos più ancorato alla realtà - anche se idealmente vado a pensare a Luton - in un inanellarsi di situazioni ordinarie che una dopo l'altra mostrano la provincia italiana in un crescendo continuo.

Non si tratta di vite al limite come quelle di Mirko e Manolo, anzi, siamo nei pressi del puro qualunquismo italiano, nemmeno un mondo borghese, ma una "normalità" ambientata in un'afosa estate che, col suo caldo, suggerisce continuamente l'esplosione di cui sopra. E sono tanti i momenti che suggeriscono quello che sta per accadere, quel lento deflagrare, da quell'inizio in cui si sottolinea come la sorellina abbia preso un voto più alto, fino all'emblematico personaggio di Elio Germano che ha i suoi scoppi d'ira e violenza improvvisi.

Tutto il film si sussegue in questi espliciti non detti, nel mostrare il quotidiano orrore di un mondo abitato da bambini senza futuro e adulti che tali non lo sono mai stati, vittime principalmente di loro stessi e di un ambiente familiare che dovrebbe essere coacervo di unità e sicurezza, ma sembra essere solo un'altra via verso la violenza del normale vivere.

Favolacce alla fine parla di una fuga, di un voler scappare a tutti i costi da un mondo inospitale e da tutto quello che ci avrebbe dovuto amarci non ha saputo darci.

La brutta favola del titolo è il benessere, quello che le famiglie vanno a cercare a tutti i costi - i buoni risultati a scuola, la piscina, la vacanza al mare - ma che altro non è che la compensazione di una vera mancanza interna, di un  vuoto assoluto e incolmabile, quando invece tutto si sta disgregando da dentro, perfino nell'istituzione scolastica, che racchiude il personaggio più inquietante di tutti.

Il cercare di stare bene a tutti i costi anche quando il mondo intorno a noi sta andando a pezzi, mentre forse l'unico momento di vera pace sarà quella gita fuori porta, quasi un momento a sé in tutto il film, ma che mostra l'allontanamento da quella "pazza folla" solitaria che conduce alla follia.

I D'Innocenzo dirigono tutto con mano sicura, dando ad ogni scena, anche la più secondaria, la sua solenne solennità, un macigno a misura di bambino che si mette alla loro altezza ma con la consapevolezza di un adulto. Il risultato è una bestia strana, con uno dei finali più neri della nostra cinematografia, che toglie ogni possibile speranza se non la coscienza che può risorgere dalla consapevolezza.

E diamo atto ai gemellini fashion che rendere una scena drammatica e disperata con una canzone di Paolo Meneguzzi non è da tutti - qui si va ancora oltre a quanto fatto da Dolan con Dragostea din tei - segno che forse un qualche talento ce l'hanno.

E ad ogni modo, per me questo film nero e disperatissimo, soprattutto nel nostro panorama, era quanto mai necessario.






Commenti

  1. Strapparsi i capelli anche no, ma resta un gran film, per quelli visti il migliore dei fratelli, un film che colpisce nuovamente nello stomaco.

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    1. Mi assestò un gancio notevole è nonostante il tempo ce l'ho ancora impresso. Per me, a dir poco incredibile.

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  2. Ci stiamo dedicando al cinema dei due allegroni? :) Loro molto bravi, il film mi è piaciuto anche se un raggio di luce ogni tanto...

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    1. Ahahah 🤣 non ne avevo mai scritto e, avendo visto l'ultimo, volevo recuperare 🤪
      Che ti dirò, per esperienza i più tetri sono anche i più burloni ~

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  3. Ahahahah, non potevo esimermi, mi ha fatto sbellicare il commento de La firma cangiante, i due allegroni sì.....il loro cinema non mi dispiace affatto, mi manca l'ultimo. Li ho conosciuti pensa, grazie a un loro libro di poesie scritte a quattro mani. Ne hanno ancora davanti di strada e se non si perdono credo che avranno ancora tanto da dirci/darci in termini di emozioni e tanto altro. La terra dell'abbastanza mi ha piacevolmente sorpreso per tante cose ma Favolacce ha un guizzo in più e un'atmosfera da favola nera che scava sotto pelle, entrambi mi hanno lasciato qualcosa e comunque si capisce che il cinema lo amano, lunga vita!!!

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    1. Quando scrivo, almeno a livello di tetraggine, sono più o meno da quel lato della barricata 😅
      E sì, loro lo amano. L'ultimo non mi è piaciuto ma ha comunque i suoi guizzi.

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  4. Mah. Io ribadisco che i loro film mi paiono delle brutte, bruttissime copie di quelli di Haneke. Degli inutili tentativi di imitazione. Questo secondo me è il loro film peggiore in assoluto ("La terra dell'abbastanza" quantomeno era genuino, mentre l'ultimo, "America Latina" se non altro è più accurato a livello di confezione"). Più che inquietare, stanca. E l'unica scena davvero sconvolgente (non voglio spoilerare, ma chi han visto il film sa di quale parlo) arriva quasi verso la fine, dopo 90 minuti che paiono tre ore... no, io e i D'Innocenzo non siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda.

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    1. ... ora capisci come mi sento io con Guadagnigno 🤪

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    2. Mah, è bello parlare di cinema anche semplicemente per confrontarsi.
      In risposta a Kris dico che le persone si approcciano al cinema per le motivazioni più svariate: per svago, interesse, passione e non solo per fare delle analisi, è il bello dello schermo che attira il pubblico più svariato e per circa un paio d'ore entri in un mondo altro.
      Un cinefilo ha uno sguardo diverso, permettimi e spesso la visione resta più legata a un fattore di analisi, curiosità, crescita personale che col tempo tenderà ad alzare l'asticella. Si diventa pur senza volere un po' critici, spesso anche a discapito della leggerezza e di uno sguardo più fresco, immediato.
      Al di là che non ho mai pensato che i D'Innocenzo cercassero di copiare da Haneke, sinceramente non ho mai visto questo nei loro film, immaginati di non avere mai visto un film di Haneke.... probabilmente diresti che il loro cinema non ti piace o assomiglia ad altro, o forse ti piacerebbe chissà.
      Per arrivare a dire che forse è vero che raccontano la realtà in modo cupo e qualcuno dice anche esagerato ma trovo ingiusto demolirli così quando da Gomorra a tutto quel filone, la Paranza....il cinema in lungo e in largo racconta sempre le stesse cose. Sulla mafia.....i film si sprecano e non è che ti inventi per forza qualcosa di nuovo.
      Comunque ti va dato merito di avere visto ben tre dei loro film pur non amandoli particolarmente.
      Anche Coda per me è una brutta copia e ha vinto l'Oscar....
      Con questo evviva il cinema sempre perché non essere d'accordo è solo un valore aggiunto 👍

      P.s: A me Guadagnino piace, tentare di rifare Suspiria a mio modesto parere è stato un disastro nonostante sia piaciuto ai più....per fortuna dicevo abbiamo sensibilità e gusti diversi.

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    3. E pensa, Suspiria è l'unico dei suoi film a essermi garbato 😅

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    4. E pensa, io ne ero assolutamente certa 👍😂

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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