FINALE A SORPRESA, di Mariano Cohn & Gastón Duprat

Un multi milionario, desideroso di essere ricordato, decide di produrre un film. Ingaggia così la regista più quotata del momento, la quale chiede di scritturare gli attori migliori sulla piazza... ovvero due egocentrici con idee e modi agli antipodi. La bella cineasta dovrà insegnarsi per quietare i dissapori sul set. 

Fare arte che parli di arte. Lo diciamo spesso, si chiede ancora di più, perché è (anche) di questo che l'arte vive, della propria (auto)narrazione, specie se di narrazione si occupa. Pare assurdo che lo si dimentichi spesso proprio al cinema - fateci caso, si parla di pittori, scrittori e musicisti, ma raramente di gente che nella settima arte lavora. 

Diamo atto a questo Official competition di avere almeno questo merito.

D'altronde il duo Cohn/Duprat è tardivo sulla questione, dato che questa pellicola viene dopo il successo de Il cittadino illustre, che perculava allegramento proprio l'ambiente editoriale. Qui si avvalgono come sempre dello script del fido Andrés Duprat, per un'idea tanto semplice quanto efficace, che può dare inizio a mille parentesi. 

Inutile dirlo, le suddette vengono solo leggermente socchiuse.

Questo non rende Finale a sorpresa (aka Competencia oficial o Official competition) un film brutto o mediocre, sia chiaro. Diciamo che dipende con quale spirito osserverete la pellicola o come vi approcciate alla materia. 

Il gioco intrapreso dal duo registico diventa una specie di uroboro, tracciando un percorso infinito che però, nel suo eterno girovagare, non porta mai da nessuna parte, se non alla totalità circolare che si può osservare dall'alto. 

E un cerchio può essere molte cose.

Continuiamo poi da un semplice presupposto: questo film non fa ridere. 

Fa sorridere, ma procurarvi i crampi allo stomaco non era negli intenti dei nostri. Il fine era quello di mettere alla berlina stereotipi e vezzi di una certa industria, prendendo due soggetti agli antipodi e sbeffeggiando ambo i modi di intendere l'arte. Se il divo quindi è volgarotto e semplicione, l'intellettuale è altresì pieno di contraddizioni e ipocrisie, mascherate da moralismo e finto intellettualismo.

Tutte cose che sulla carta funzionano alla perfezione - io poi adoro quando sfottono una certa parte intellettuale dell'ambiente - ma che, una volta sullo schermo, sanno di già visto in più di un'occasione. Pure lo sketch sulla musica sperimentale scambiata col martellare dei vicini l'ho già vista da qualche parte, giuro. 

Quindi, qualora vorreste vederlo, prendete atto che si tratta di una commedia garbata di stampo intellettualoide che proprio di sé stessa vorrebbe prendersi gioco, ma non affonda mai i denti come vorrebbe.

Non è feroce, è accusatoria. Il che non sarebbe mai un male, ma cade vittima del proprio stesso gioco, non portandolo mai fino in fondo.

Si basa solo su quello che mostra, non riuscendo mai ad elevarsi del tutto. Instilla il discorso sull'arte che entra nella vita, giocando velatamente tra realtà e fantasia, ma senza una vera e propria (controllata) confusione. E la parte seria quasi mi interessava di più della commedia, a una certa.

Rimane più che altro un film di attori. Lì, un'alchimia pazzesca.

La Cruz ti fa odiare con tutto te stesso Bardem per la fortuna che si è ritrovato, e ha dei tempi comici calibratissimi e perfettamente gestiti, mentre Banderas adotta così tante sfumature per il suo doppio ruolo da farti dimenticare la "parentesi Rosita". Lo stesso dicasi di Martìnez.

E' praticamente questo trio pieno di brio a reggere sulle spalle un film non brutto, forse anche meritevole di essere visto, ma che poteva offrire molto di più su tutti gli aspetti. 

Forse a qualcuno piacerà sicuramente molto più che a me (le recensioni che ho letto in giro lo certificano...) ma davvero, ho terminato la visione con la sensazione di volerne di più, sapendo che non sarei stato accontentato.

Questa "guerra di ego" ha la fiatella corta, purtroppo.






Commenti

  1. A me invece ha fatto ridere, e non poco... ok, non sarà originalissimo ma l'ho trovata una satira fine e intelligente, con tre attori in gran forma (la Cruz strepitosa: a Venezia vinse la Coppa Volpi con "Madres Paralelas", ma tutti eravamo concordi che l'avrebbe meritata ben di più per questo film :) )

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    1. Più "intelligente" che altro, per me. Tipo un* laureat* frigid*, se capisci cosa intendo.
      La Cruz patrimonio vivente dell'umanità... 😍

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