COLOR OUT OF SPACE, di Richard Stanley



La famiglia Gardner si è trasferita in una villetta in campagna per sfuggire dalla frenesia del 21esimo secolo, allevando alpaca (?), e per rendere meno opprimente la malattia della donna di casa. L'arrivo di uno strano meteorite nel loro giardino porterà a conseguenze inimmaginabili...


Negli ultimi anni, anche se con uno strano nerdismo di base, la mitologia di H.P. Lovecraft è ritornata parecchio in voga. Già questo sarebbe un motivo più che valido per spiegare come mai questo film abbia fatto parlare così tanto di sé fra gli appassionati, dato che Il colore che venne dallo spazio è uno dei suoi racconti più celebri fuori dal personaggio di Cthulhu, ma la realtà va a cercarsi nella figura del regista Richard Stanley.

Autore cult che ha realizzato titoli altrettanto cult come Hardware e Demoniaca, nella vita purtroppo non gli è andata altrettanto di cul(t) quando dovette provare a fare la trasposizione di L'isola del dr Moreau, impresa che lo vide coinvolto per soli quattro giorni prima di trasformarlo nel paria di Hollywood - per approfondire la cosa, potete vedere il documentario Lost soul di David Gregory oppure leggere questo articolo di Cassidy.

Questo film quindi doveva essere il suo ritorno sulle scene a trattare materiale che scotta, ergo, tutto si spiega. Anche perché la casa di Elijah Wood che gli ha finanziato il film, ha assicurato di aver lasciato carta bianca al regista di Fish Hoek.

Quindi uno spasso, no?

Faccio delle doverose premesse. Non sono mai stato un fan di Stanley (a patto che Stanley sia il nome...) così come non mi sono mai strappato i capelli per Lovecraft, preferendogli da sempre Poe. Ironicamente, c'era quasi più la presenza di Nicolas Cage ad attirarmi, perché i film che hanno la Gabbia dentro di loro vanno visti per forza, in un modo o nell'altro, questo non si discute. Per me, quindi, questo era un film come un altro, di certo non uno che attendevo con gli occhi a cuoricione.

Diciamo che valutarlo si fa parecchio difficile, perché è come se fosse diviso in due parti. La prima pessima, la seconda invece ottima, ma che porta avanti tutti i difetti della prima.

Perché sarà lo smaliziamento, sarà che sto effettivamente diventando troppo vecchio per queste stronzate, ma davvero, ditemi come cavolo si fa a prendere seriamente, anche con tutta l'auto-ironia possibile, un film che ti presenta il vecchio fattone hippie di turno. E questa è solo la punta dell'iceberg molto in of space, ma solo per tirare fuori un immaginario che sa di vecchio già adesso nonostante tutta questa moda anni ottanta per cui gli autori di Stranger things andrebbero crocifissi in sala mensa. E lo so che Stanley viene da lì, ma la gente normale a lavoro fa i corsi di aggiornamento.

Ditemi poi come mazzarola puoi appassionarti al destino di un pugno di personaggi di yankee grigio quanto questi ti vengono presentati così male, con Cage che sembra non capire quello che sta facendo (oddio, un po' la norma...) e una moglie che presenta una problematica di salute appena accennata e poi dimenticato per tutto il film, con personaggi che spuntano a caso, fanno la loro parte ai fini della trama, ma non sono di nessun'altra rilevanza.

E poi, questo colore astronauta, quello che doveva essere indefinibile ed estraneo all'occhio umano, è semplicemente violetto?

Questa è la partenza, su cui poi si dipana la seconda parte. Che funziona perché... beh, perché sostanzialmente non c'è una vera e propria trama. Succedono cose e succedono pesanti, non c'è che dire - lasciando perdere un tentativo di spiritismo senza logica. Si capisce che Stanley vuole andare sui binari del body horror e lo fa con una cattiveria che non si vedeva da un bel po', dimostrando che la sua mania di essere fuori come un balcone e non dentro nella stalla con gli alpaca non si è affievolita con l'età.

Quindi sì, se volete perversione e un certo gore che non risparmia nessuno, avrete quello che volete. Il problema, come già detto, è che tutte le cose appena accennate nella (pessima) prima parte non portano a nulla, nemmeno a un'adeguata evoluzione dei personaggi (uno impazzisce giusto perché deve o perché ci ha pensato il colore), tanto che le loro azioni rimangono sempre ancorate al desiderio di voler creare quel tipo di orrore, efficace, sì, ma sempre fine a sé stesso. Per non parlare della necessità di modernizzare il tutto che è forse la cosa peggiore dell'insieme - cosa cambiava a lasciare l'epoca del racconto?

Quindi sì, Richard Stanley è vivo e pippa sempre di brutto come un tempo. Se volete gli Eighties perché li avete vissuti e avete paura di non rivivere più la vostra giovinezza, sarete accontentati. Ma sta mania del revival ha un po' rotto, in tutti i colori, fuori e dentro dallo spazio.







Commenti

  1. Ti ringrazio per la citazione Genius e mi dispiace che non ti sia piaciuto, i difetti elencati ci sono tutti, di mio ho apprezzato di questo film anche il suo essere fuori dalle mode horror del momento. Posso riconoscere che Cage recita come uno già strambo, prima di diventarlo per davvero per effetto del colore spaziale, però per via della mia passione per Nicola Gabbia, non riesce proprio ad etichettare tutto questo come un difetto, ti dirò che ero in ansia persino per gli alpaca, non mi accadeva da boh, la scena finale di “Le follie dell'imperatore”? Anche se quello tecnicamente era un lama ;-) Cheers

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    1. Ahahah 😂😂 no, brutto non è, ma poteva essere gestito meglio. Avrei preferito una mattanza dall'inizio alla fine, sarebbe stato più onesto.

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  2. L'overacting di Cage non è mai stato così giustificato. Già questo basta :)

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    1. L'ovecraftacting 😂😂😅 il Gabbione comunque è SEMPRE giustificato 🥰

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  3. Vabbè ma che ti lamenti? Se scegli di vedere qualcosa con Gabbia sai già come vanno a finire le cose! XD

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    1. Il buon Nic ha fatto anche ottimi film - tra i più recenti, mi viene in mente "Joe". E pensa che abbiamo rischiato di trovarcelo come Aragorn...

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  4. Sarà che non conoscevo il romanzo, ma a me è piaciuto parecchio, anche il colore, diciamo comunque che innegabili sono i difetti però innegabili anche i pregi, e siccome non vedevo un film così da tempo l'ho esaltato un po', ma senza esagerare ;)

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    1. Ma infatti dico che la seconda parte è ottima... È quel cesso della prima metà ad azzoppare in partenza :/

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  5. L'ho adorato dall'inizio alla fine. E Cage è perfetto questa volta!

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