REVENGE, di Coralie Fargeat

Jen è un'arrampicatrice sociale, amante della bella vita e del milionario Richard, col quale si è ritirata nella di lui tenuta nel deserto, in attesa dell'arrivo degli amici Stan e Dimitri. Sarà proprio uno di questi due a violentare la ragazza, sotto lo sguardo indifferente degli altri. Jen allora... 

Il rape and revenge fu un sottogenere molto in voga nel cinema di serie-b degli anni Settanta, che vide il proprio esempio più famoso in I spit on your grave (da noi tradotto come Non violentate Jennifer) di Meir Zarchi. Si trattava di pellicole d'exploitation che si reggevano quasi tutte sulla stessa trama, ovvero lo stupro e l'umiliazione della ragazza di turno da una banda di teppisti, la sua riabilitazione e la sua successiva trasformazione in angelo della vendetta. 

Tutto qua.

Non so perché, ma era dalla sua vaga ripresa in Il racconto dei racconti di Garrone che mi aspettavo che prima o poi qualcuno avrebbe riaperto il vaso di Pandora sulla questione. D'altronde veniamo da un periodo di incomprensioni del #metoo che, tra tanti passi falsi e tipe che continuano a scartarmi, ha comunque avuto il merito di risollevare la questione sul genere femminile.

D'altronde, sono sempre le donne che vengono attaccate sui social, è stata una donna quella che un certo politico ha paragonato a una bambola gonfiabile durante un comizio, sempre donne sono le imprenditrici più attaccate per ogni quisquilia, sempre le donne sono quelle che per una gravidanza possono vedersi tolto il posto di lavoro e sulla questione Silvia Romano non mi dilungo troppo perché dovrei parlare anche del film.

Quindi, quando Revenge fece la sua comparsa sugli schermi nel 2017, non mi stupì. Mi stupì invece che a dirigerlo fosse una donna e tutto il discorso che ne sta alla base.

Sul lato tecnico poco da dire, se non che si raggiunge l'eccellenza. Cosa incredibile se si pensa che la regista Coralie Fargeat è al proprio esordio dietro la macchina da presa. Ma davvero, regia top, location top, coreografie top, fotografia top e attrice davvero top(a).

Parlato quindi della confezione, resta il contenuto.

Diretto da una donna, dicevamo...

Che dopo Katherine Bigelow non dovrebbe stupire che pure le donne amino e sappiano come si dirigono gli action. Tutto questo è reso importantissimo dietro il discorso che ne sta alla base, che ha le proprie radici nel genere di riferimento, il rape and revenge, e di come lo usa, rimanendole fedele, ribaltandolo in toto con pochissimo.

Caratteristica di ogni r'n'r stava nell'avere come protagonista una ragazza acqua e sapone, possibilmente vergine, che diventava il contraltare perfetto della propria immagine a disgrazia avvenuta. Questo accentuava il contrasto, giocando col fatto che la preda perfetta diventasse la cacciatrice più spietata... cosa che qui non accade, perché Jen, la protagonista, non è proprio il tipo di persona con cui verrebbe da empatizzare subito. 

Coralie Fargeat non è minimamente interessata a dare un esempio positivo nella protagonista. Parliamo di una che sa di essere fregna e che usa la propria fregnaggine per raggiungere i propri comodi, dicendo pure ad alta voce che l'unica cosa che le interessa è "essere ammirata ed avere successo". Particolare al quale forse alcuni non darebbero molto peso, ma è proprio su quello che si basa l'intero film, è su quello che il film compie la propria piccola rivoluzione sul genere, elevandolo non solo per quanto riguarda l'aspetto tecnico.

Chi è che dovrebbe ricevere giustizia? C'è una legge che dice che solo chi rientra in certe categorie può esserne degn*? La Fargeat ci mette davanti agli occhi un soggetto forse vagamente criticabile, ma è su di lei che fa ricadere il peso della giustizia divina, come a dire che CHIUNQUE merita giustizia, al di là del proprio trascorso e della sua presunta moralità, in barba a tutti i "se l'è andata a cercare" e i "com'era vestita?" che ci hanno martoriato le orecchie per troppo tempo a questa parte.

Revenge diventa così il grido rabbioso di una donna che chiede a tutte le donne di unirsi contro l'oppressione maschile che, inutile negarlo, c'è ancora nella nostra società, facendo un vero e proprio discorso femminista a tutto tondo.

Motivo per cui questo film piacerà a molti uomini...

Per il resto, un film realizzato alla grande, nonostante delle inevitabili cadute di scrittura (ma seriamente, non è che cercavamo Kaufman qui, eh), tantissimo sangue in surplus e un finale spettacolare - da notare che inizia e finisce inquadrando un'occhiata, la stessa occhiata che dovremmo dare noi al mondo e quella che la protagonista offre, come una nuova sé, dopo tutto quello che ha passato. 

Anche se per apprezzarlo interamente, al netto delle sue divertenti esagerazioni, deve chiedere allo spettatore di tener conto della storia del genere che si porta sul groppone.

Unico neo: si vede più volte nudo Kevin Janssens che Matilda Lutz.

Come se non sapessi che lo guardereste quasi unicamente per quello, eh, sozzoni!







Commenti

  1. E non perde classe nemmeno in particolari così trash. Vince a prescindere!

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  2. Visto al Torino Film Festival. Una piacevolissima sorpresa.
    Stile, sangue e bellezza (manco lui nudo dispiace, su!).

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  3. Era chiedere troppo mi sa vedere ancor di più Matilda, e comunque il poco è tanto :D
    A parte questo concordo con la tua recensione, io però gli avrei dato una mezza stellina in più.

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    1. Le virate trash sono gestite benissimo... Ma sempre trash rimane, diciamo 😅

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  4. Per me molto fico e tra l'altro indipendentemente dal discorso di fondo sul quale ovviamente non si può far altro che essere tutti d'accordo. Ma fico proprio perché è fico in sè, stile, azione, regia, ecc... tutto alla grande.

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    1. Tutto al top, come ho scritto 🤣 comunque sì, è veramente un action come Odino comanda. Pure nelle esagerazioni!

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  5. Ho sempre pensato, stando alle credenziali iniziali che questo film fosse una brutta copia moderna di Non violentate Jennifer in salsa trita e ritrita da revenge movie, e mi sbagliavo altamente!

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    1. Ha preso il meglio da tutto e l'ha reso ancora più bello 💕😍

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