BONE TOMAHAWK, di S. Craig Zahler


Un clan di trogloditi cannibali vive isolato tra le montagne, fino a che non rapiscono la dottoressa Samantha, moglie del gambizzato Arthur. Quest'ultimo quindi farà parte di una missione di salvataggio con lo sceriffo Hunt, il dandy Brooder (che aveva un debole per sua moglie) e il vicesceriffo demente Cicoria...

Quando un film inizia con una comparsata del compianto Sid Haig (che poi, a un rispettoso anno di distanza dalla dipartita, possiamo dire che il suo nome sia teutonicamente equivoco?) sai già che ci sarà di che divertirsi. 

Se poi prima hai letto il curriculum del regista S. Craig Zahler allora sai già di aver trovato un anima affine, una di quelle che davanti a una birra finisci col capire già al primo rutto.

Nato come scrittore di romanzi e racconti western e horroracci di vario tipo (spesos fusi insieme, come in questo caso) nella migliore delle ketchumiane maniere, ha poi militato nelle band metal Realmbuilder e Charnel Valley, fino ad arrivare dietro la macchina da presa con questo Bone tomahawk - anche se durante gli anni del college aveva scritto la sceneggiatura Asylum blackout, arrivato sul grande schermo col titolo The incident.

Un film che gli permise di esordire col superbotto di una colt-luger, perché una tale commistioni di generi, così equilibrata nella sua semplicità ma che aveva pure qualcosa da dire, è davvero sorprendente a qualsiasi epoca. Figuriamoci a uno che è alle prese con la propria prima volta...

Zahler già dall'inizio è stato in grado di far capire fin da subito dove il suo cinema vuole andare a parare.

Nella parti basse.

E qui si deve aprire una piccola parentesi su quella che è la sua attività da scrittore e musicista, perché è palese, a risultato finito, come i due immaginari abbiano influito sulla sua visione e sull'utilizzo del mezzo. Perché il nostro viene dai "bassifondi" e facendo quello che potrebbe essere definito un "cinema d'autore" ha voluto conglomerare a tutti i costi tutto quello che l'ha accompagnato durante il proprio vissuto.

Il metal, così come la letteratura pulp, ha avuto il grandissimo merito di sdoganare temi che prima venivano sicuramente trattati con le pinze. Se il pulp, al netto di tutte le dietrologie tarantiniane, sostanzialmente consisteva in racconti (spesso scritti anche piuttosto male...) destinati a una classe non abbiente che cercasse di dare epicità, certe volte, a quello che quotidianamente vivevano - i famosi dime novel. Il metal invece, così come il rock e il punk da cui deriva, è stato il grido di rabbia di una generazione che non voleva gonna take it e che dell'oscurità che tanto spaventava i bigotti ha fatto uno scudo.

I tempi però sono cambiati... 

Oggi chi si spaventa più, quindi la provocazione va cercata altrove. E per quanto Zahler sappia gestire la violenza molto bene, quello che al metal-kid interessa raccontare è, tra una frattaglia e l'altra, la genesi di un paese che si basa sul sangue e che col sangue deve cancellare tutto.

Apprendendo dai migliori che hanno plasmato il genere con una regia granitica e crepuscolare, riesce a mettere in piedi una squadra di sgangherati anti-eroi, ognuno col proprio peso, che ha più di un motivo per completare quel viaggio. Ecco così che tra gli elementi horror ognuno riesce a tirar fuori la propria vera natura, chiudendo il cerchio col loro passato e mostrando tutto quello che li ha condotti fin lì, che va al di là della missione che devono compiere. 

E' così che Bone tomahawk diventa l'affresco di una nazione fondata da uomini disperati che spera di avere un riscatto finale.

Ognuno a suo modo, poi.

Ma è innanzitutto un horror che non prende solo dal passato del regista, ma anche da quello del cinema stesso, apprendendo la lezione che fecero grandi gli anni che furono senza però scimmiottarli inutilmente. 

Ed è lì che il film mostra il proprio meglio.

Il senso ineluttabile della fine che sta giungendo (personale e di un'epoca) così come l'occhio sempre rivolto verso il paesaggio, co-protagonista assoluto anche in virtù dei numerosi agguati, sono tutte cose che rendono giustizia al western e, con la violenza e il gioco delle luci e del montaggio, anche all'horror.

E poi violenza, violenza a vagoni, che si distilla tra un tempo lungo e l'altro (nonostante tutto, l'incedere è piuttosto lento) ma che quando è presente manda a casa tutti quei fighetti videoclippari che troppo spesso occupano il posto che spetterebbe ad altri. Seriamente, se siete di stomaco debole, non iniziate neppure a guardare questa roba.

Sfido però chiunque non voler un po' di bene ai personaggi.

Fermo restando che a Kurt Russel se ne deve volere a prescindere. E solo per questo si dovrebbe vedere questa piccola bellezza.







Commenti

  1. Concordo a pieno con la tua ottima recensione di quello che è un vero gioiellino del cinema indipendente! :--)

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    1. Ma poi, davvero... che ansia 😅 e finalmente scene splatter degne di questo nome 🤓

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  2. Che sorpresa di film! La svolta horror del prefinale "non l'avevo considerata"!

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  3. Non ha paura di risultare troppo, è per questo che Zahler ci riserverà tante belle cose, almeno così si spera ;)

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  4. Per me film veramente mitico! Tra l'altro è riuscito a rendere finalmente figo persino Matthew Fox!

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    1. Se ti piace il modello damerini-dandy, si 😅 e film ganzissimo!

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    2. Sì, ma alla fine spacca comunque i culi! :)

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