LE NOSTRE ANIME DI NOTTE, di Ritesh Batra


Addie e Louis sono vicini di casa, entrambi vedovi da anni. Un giorno lei va a fargli una visita, facendogli la proposta di andare a dormire da lei e di passare un po' di tempo insieme...


Se dovessi scegliere i due libri che più mi hanno colpito negli ultimi anni, anche se per motivi opposti, nominerei senz'ombra di dubbio Il senso di una fine e Le nostre anime di notte.

L'ultimo ebbe modo di iniziarmi a Kent Haruf e alla sua Holt, la cittadina in cui ambientò tutti i suoi sei romanzi. Si tratta di un libro piccino picciò, nemmeno duecento pagine, con una trama quasi inesistente cosa che lo accomuna al romanzo di Barnes. Se però l'indagine di Tony Webster era caratterizzata da una prosa arguta e da frasi degne di ogni citazionismo possibile, le confessioni notturne dei due geriatri presentano uno stile scarno, essenziale, come ci aveva abituato i maestro del Colorado, fatto di capitoli brevissimi e dialoghi quasi invisibili.

La cosa più assurda è la pace assoluta che Haruf è in grado di trasmettere tramite quelle pagine, il riepilogo spietato e senza nessuna edulcorazione di due vite, ma ancora più incredibile è che seppe realizzare tutto quello pochi mesi prima di morire e sapendo che sorte lo attendeva - il romanzo uscì postumo.

Di solito evito tutto quello che sta intorno all'opera in sé, ma qui faccio volentieri un'eccezione.

Comunque, questi due libri hanno in comune anche altro, ovvero l'essere stati adattati per il cinema da Ritesh Batra, regista indiano che ai miei occhi oramai è diventato ancora più danno di Snyder e Bay messi insieme.

Perché partire da due opere così belle e farne uscire il nulla assoluto di L'altra metà della storia e questo... beh, gli altri due almeno hanno la scusa delle esplosioni.

Our souls at night fu una delle prime pensate di casa Netflix per ingentilirsi anche il pubblico meno teen-oriented, ma questo stratagemma non si rivelò molto efficace perché si ritrovarono una miriade di jilet Haruf su internet a bestemmiare contro il regista indiano, perché davvero, ma di che vogliamo parlare?

Credo che certe opere siano destinate ad avere una loro completezza solo attraverso un certo media e solo perché erano state pensate da una persona in particolare, che ad esso si è collegata - e fateci caso, i più grandi adattamenti sono quelli che effettuano i più grandi tradimenti al materiale di partenza. Perché forse ci viole una certa sensibilità e un certo vissuto per poter esprimere al meglio certi concetti, così come successe a Haruf in quell'ultimo periodo della sia vita - e una dosa di talento spropositata, che non guasta mai. Quello che abbiamo qui però è solo una stanca, banale e scolastica riproposizione di quanto già espresso sulla carta, e non sembra un caso che le due opere citate siano state fatte dallo stesso regista, quasi a qualificare il discorso.

Batra non ha un proprio stile, e la sua notorietà la deve a due libri che dello stile e del modo di raccontare hanno fatto il loro marchio di fabbrica. Tolto quello, resta davvero poca cosa e infatti il tutto influisce sulla realizzazione di ambo le pellicole, tanto che viene davvero da chiedersi dove cavolo vogliano condurre se non succede quasi nulla e quello che accade appaia ai limiti del rilevante.

Non aiutano nemmeno i loro attori, bravissimi e bellissimi, ma che non riescono ad essere null'altro di più, palesemente diretti da uno che della storia ha capito ben poco e che non possiede la stessa sensibilità per potersi avvicendare in una storia così semplice.

Perché il libro non era solo il ritrovarsi di due anime sole, altrimenti sarebbe stata poca cosa, era piuttosto il ritrovarsi di due anime sole che si avviavano verso la fine. Nonostante la leggerezza e la scorrevolezza del tutto, ad ogni pagine c'era un macigno che si faceva sentire ed era la consapevolezza che tutto oramai era stato vissuto, e il prossimo step che li aspettava era la fine del tutto. Le nostre anime di notte dovrebbe essere un film che nella beatitudine che riesce a restituire parla proprio della consapevolezza che altro non c'è. 

Invece è questa atipica love story tra due vecchietti in formissima, laccata e patinata oltre lo stucchevole, che ignora addirittura tutta la caratterizzazione della cittadina di Holt - "dove gli abitanti sembrano essere usciti da Stephen King", disse un critico. 

Davvero poco o nulla da salvare. Andate direttamente a leggere Haruf e poi ringraziate che un autore simile sia stato prontamente riscoperto.

PS: su quella canzone della Tatangelo a Sanremo non mi esprimo o potrei essere volgare...







Commenti

  1. Romanzo bellissimo. Il film, una robetta patinata.

    Sul tema amori proibiti e senilità, ti consiglio Deux. Da crepacuore.

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    1. Metterò subito in lista! Grazie :) e sì, purtroppo, proprio robetta...

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  2. Non conosco né film né romanzo, il regista sì, perciò posso anche evitare..

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  3. Come scrissi anche da Mr.Ink ero in spiaggia e non riuscivo a frenare le lacrime che mi fecero rimanere impotente sotto l'ombrellone mentre la gente passava e io morivo dalla vergogna. Così ho terminato "Le nostre anime di notte" di cui non vedrei mai il film perché il ricordo di loro due appartiene a quelle pagine. Di Haruf ho letto altro, non perde la sua magia, i suoi libri sono delicati e potenti....
    Ti ho lasciato diversi messaggi, non per metterti fretta assolutamente, ma semplicemente perché non so se vedi i messaggi vecchi. Buona giornata!

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    1. E visto il risultato, ti conviene tenerti il ricordo cartaceo...
      Sì sì, li vedo e apprezzo! Con calma - sono un pigrone - rispondo a tutti 😉

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  4. Nessun problema, w la pigrizia e il dolce far niente, così ti guardi qualche bel film e ci illumini!😊

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