TIGERS ARE NOT AFRAID, di Issa López

Nell'odierno Messico, dove le lotte tra bande di Narcos creano disordini, la piccola Estrella rimane sola. Perseguitata da visioni di morte che solo lei sembra scorgere, finirà per unirsi alla gang di Shine, a sua volta perseguitato da uno dei boss, perché...


Le favole in origine non sono proprio come le conosciamo. Sempre un intento pedagogico avevano, ma prima che quei democristiani dei Grimm facessero la loro raccolta per borghesi, dovevano mettere in guardia verso gli orrori del mondo, e infatti di orrore erano piene. Non lo edulcoravano, lo immettevano nel fantastico e offrivano la fotografia di una realtà che era meglio conoscere.

Il film, non per nulla, inizia coi ragazzi di una scuola abbastanza bene che fanno un tema su una fiaba, mentre fuori succede un casino tra bande e il montaggio ci fa vedere come Shine - che d'ora in poi chiameremo Shine happy people - fa il graffito che potete vedere qui sopra.

Messico con poche nuvole, cinema con un po' più di mezzi e tanta disperazione. Gli ingredienti di Vuelven (ritorno, nonostante l'assonanza ginecologica...) sono tutti qui.

In tutto questo, le tigri, non contro tre similari...

Issa López, già acclamata sceneggiatrice e unica esponente del Messico che ha potuto collaborare con Hans Zimmer - per il suo lavoro sulla pellicola Casi divas, il compositore volle essere ricompensato con la cifra simbolica di un dollaro - si prende il ruolo di autrice completa per questa storia che a una prima e disattenta occhiata potrebbe essere quasi il plagio in salsa barrio di un altro connazionale, quel Del Toro e il suo Il labirinto del fauno, anche se va a mirare da tutt'altra parte per intenzioni e struttura narrativa.

E' facile scambiare le sfighe di Ofelia con quelle di Estrella, ma davvero, non potrebbero essere film più diversi e non solo per la collocazione geografica. Perché quello della López non è solo una pellicola che prende il fantastico per gettarlo in mezzo allo sporco, prendendo la fiaba come fu in origine per poterla immettere nello stesso contesto del reale, ma gioca principalmente sui personaggi e sulle loro paure. Del Toro prendeva la fiaba come evasione dalla Guerra, la López invece la rende quasi terrena e comunque impossibilitata, se non con quella che sembra una magia divina, di contrastare la realtà. E' l'accompagnamento di una singola vita mentre deve lottare insieme ad altri per la sopravvivenza. Una sottile sfumatura che sancisce la differenza abissale tra i due film.

E diverso è anche l'uso della narrazione, perché il lavoro di fino fatto dalla buona Issa è proprio quello di usare la regia tipica del crime per poter creare una commistione con elementi fantastici e horror, attraverso dei simbolismi mai invasivi che forse, a lungo andare cominciano a essere ridondanti - e il film non dura nemmeno un'ora e venti, togliendo i titoli di coda... - abbandonando tutta l'atmosfera fiabesca che era tipica della pellicola di Del Toro.

Vuelven è una pellicola ingenua, quasi più dei bambini protagonisti, che di tempo per esserlo non ne hanno avuto, alla quale non si può non voler bene per la consapevolezza con cui usa molte cose. Ha scelto le facce giuste per gli interpreti, con quella disperazione negli occhi che può solo farti parteggiare per loro, e sa come comunicare la desolazione con la fotografia e gli ambienti, anche se la breve durata permette di togliere molti tempi morti ma di non approfondire altro, anche se tutto sembra già detto. Ma resta sempre un senso di incompletezza sullo sfondo, come se tu sapessi già tutto senza sapere perché.

Potremmo dire che certe dinamiche tra i narcos sono appena abbozzate così come certi facciano a sapere altre cose - e anche la rivelazione finale su Estrella appare abbastanza forzata - ma in tutto questo, riesce a dare la spirito della lotta per la sopravvivenza, dicendo che tigri in fondo lo siamo tutti. Tutti possiamo combattere la paura e lottare per un mondo migliore, nel nostro piccolo, e che tutto questo lo dica il film di una donna con una bambina protagonista, ambientato in una terra che è a puro appannaggio degli uomini, ha un suo enorme valore.

Quindi sì, forse siamo lontani dai lustri fauneschi - che io preferisco, non lo nascondo - ma anche questo Tigers are not afraid (titolo ben più efficace) ha le sue cartucce da sparare.






Commenti

  1. Visto un paio di anni fa al ToHorror, l'avevo trovato commovente e molto poetico, nonostante dei mezzi un pochino limitati.
    Dovrei rivederlo ora che finalmente ha ottenuto una distribuzione.

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    1. I limiti li ho trovati più nella scrittura di alcuni punti, tecnicamente sa il fatto suo. Ma ha un cuore così grande che si riscatta benone :)

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  2. Ne ho sentito parlare, sarà stata proprio Babol anni fa, l'avevo messo in lista, ma non so se mai vedrò.

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