COME TO DADDY, di Ant Timpson

Dopo aver ricevuto una lettera dal padre che non ha mai conosciuto, un giovane newwavaro va a trovarlo nella sua villetta a ridosso del mare, Il vecchio lo accoglie alla sua personalissima maniera e, dopo diversi screzi iniziali, la nuova convivenza deraglia quando il giovinastro scopre una botola nel pavimento che...

# He says this is true
You know me
Under these moustace
There's the One Ring

Come to daddy
Right now
Over me #

Ok, ora che ci siamo concessi lo stacco musicale demente, riprendiamo il discorso, dicendo che una roba come Il Signore degli Anelli può condizionarti la vita in più di una maniera. Non per nulla, della Compagnia sono davvero pochi quelli che hanno saputo avere una carriera florida anche in futuro, tanto che Viggone nostro è il solo che ha saputo esplorare un proprio e sentito percorso - Ian McKellen e Sean Bean invece un loro percorso lo avevano già. E poco contano i resuscitamenti avvenuti a suon di serie-tv con alcuni di loro...

Capitolo a parte per Elijah Wood, invece.

Lui lavora da quando era bambino e già a inizi Anni Zero lo conoscevo (Deep impact, per esempio), ma dopo il colosso tolkieniano la sua carriera ha subito una strana ondata che non riesco a spiegarmi, tanto che a tratti arrivo a confonderlo con Daniel Radcliffe.

Fatto sta che il nostro virilissimo senza il segno cardinale (ahahah!) è passato dalle parti della città del peccato e da lì ha dimostrato di essere una grandissima faccia da horror, tanto che il suo nome è circolato per diversi horror indie ed ha aperto pure una propria casa di produzione analoga, la Woodshed.

Come to daddy quindi rappresenta un po' il classico film in cui è possibile trovarlo, sia a partire dalla natura indipendente del progetto sia dalla strana ironia che richiama il titolo, ironia che permea tutta la pellicola anche se in maniera non sempre ottimale e con più di un puntoi che lascia in sospeso diverse cose.

Però, va detto che dalla sinossi sembra proprio il tipo di film che fa per me e per questo sitarello.

Cosa può andare storto, d'altronde? Un plot non innovativo ma coinvolgente, personaggi al limite, una dosa di violenza q.b., toni grotteschi e un gusto per l'assurdo che comprende il proseguire delle vicende. Insomma raga, sembra si siamo messi a un tavolo per farmi un regalo di compleanno...

Ecco, Come to daddy, meglio ribattezzato Come non fare certe cose, credo sia uno dei prodotti più simpatici ma anche più maldestri che io abbia visto ultimamente.

Perché davvero mio chiedo come faccia un film a cui non mancava nulla a non saper gestire al meglio tutto questo bendiddio, a introdurre personaggi assurdi che però scadono nella volgarità gratuita fin a rendere ridicoli pure dei momenti vagamente gore che in altri contesti avrebbero potuto innalzare un film simile, qui invece sembrano solo stupidi - la scena della penna, davvero. 

Così come l'atmosfera iniziale, davvero orchestrata perfettamente, che si consuma da sola in pochissima passaggi.

Si parla di blocchi, di rapporti ricuciti che li hanno causati, ma tutto appare abbastanza maldestro e non conforme - nel senso negativo - da far perdere ogni potenziale anche al minimo accenno positivo, oltre al fatto che diversi comportamenti appaiono illogici in più punti. E' un film che avrebbe potuto dare tantissimo con la propria atmosfera malata ma che preferisce scaricare tutto sulle spalle degli attori, tutti degli ottimi caratteristi (delle spalle, quindi... ok, la smetto) che qui hanno l'occasione di esplodere come meritano. Ma davvero, sembra un troiaio a cui sono stati invitati troppi partecipanti e poi non si capisce più chi è stato con chi.

Troppo poco spensierato per essere "solo" una commedia, thriller risibile negli sviluppi e grottesco nemmeno troppo, anzi, perde perfino l'occasione di diventare un #cinemadegli eccessi. Così come i suoi tempi, che vorrebbe esprimere in maniera pure provocatoria, fallendo su tutta la linea.

Spiace per Ant Timpson, qui al suo debutto dopo una carriera da produttore - con diverse collaborazioni proprio con Wood, va detto - che pur riuscendo a dare ritmo (e grazia al c***o, dura ottanta minuti scarsi) al tutto, non capisce quando esagerare e quando fermarsi con l'idiozia.

Un peccato, perché poteva essere davvero un film assurdo come pochi, specie per le premesse che potevano diramarsi.





Commenti

  1. Elia Boschi ha una passione per l'horror indipendente, infatti questo film è prodotto dalla sua casa di produzione, concordo con te la trama si perde un po' però devo dire che mi ha tenuto abbastanza incollato, anche solo per capire come avrebbero risolto la premessa ;-) Cheers

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    1. Più che altro ha un plot che poteva dare origine a qualcosa di davvero anarchico e fuori di testa, avrebbe potuto approfittare anche di quel poco che aveva, ma... è rimasto troppo inquadrato.
      Strano che l'abbiano presentato come la cosa fuori di testa che non è 🙄

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  2. A me è piaciuto, perché parte come una cosa e poi si rivela tutt'altro, ma senza straniarti più di tanto, anche perché ci pensa la follia inserita nella narrazione a straniarti. E poi Michael Smiley, a me basta già lui :)

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    1. È proprio perché non strania "più di tanto" che mi ha lasciato freddino... 🙄

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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