5 È IL NUMERO PERFETTO, di Igort

Peppino lo cicero è un guappo che ha messo le rivoltelle al chiodo, ma dovrà ritornare in azione quando suo figlio verrà assassinato...

Per chi fosse a digiuno di fumetti - beati voi che scopate, quindi... - bisogna sottolineare che qui in Italia il nome di Igort non sia quello del primo guappo che passa. Matita conosciuta dentro e fuori i nostri confini, ha avuto la brillante idea di esordire dietro la macchina da presa facendo la trasposizione di una propria opera, ovvero proprio 5 è il numero perfetto, perché dai, se lo hanno fatto pure Frank Miller e Enki Bilal vuoi che non possano anche altri? 

Ci sarebbe poi anche quel discorso da fare su L'accabadora, ma ci penseremo un 'altra volta...

Tutta sta manfrina per farvi capire questo, che anche se si scrive Igort e non si pronuncia Aigort, il nostro è nato come fumettista e quello ha fatto per gran parte della propria vita. Solo così avremo gli strumenti adeguati per poter valutare un film come questo 5 è il numero perfetto, una pellicola così in biolico da non sapere se essere bella o brutta o tutt'è due, giusto per non farsi mancare nulla.

Ma credo che tutto il discorso inerente stia nelle parole di Toni Servillo al lancio stampa, quando ci tenne a dire la sua a proposito della differenza tra Topolimo e le graphic novel, e ovviamente a quale squadra appartenesse Igort.

Ecco, partendo dal fatto che Carl Barks si sta rivoltando nella tomba e che Don Rosa sta pensando di morire per poter fare lo stesso, viene strano pensare come mai in Italia debba per forza di cose essere tutto ufficializzato da una cricca intellettuale per essere ritenuto valido, quando per me tra un film di menare e una pippata metafisica di Malick non c'è nessuna differenza, al massimo la voglia che ho di vedere una o l'altra.

Prima di infossarsi sulle famiglie in crisi, quella cattive cattive che urlano, il cinema italiano è stata la culla del genere con horror, western, poliziotteschi e tanto altro, che nel peggiore dei casi hanno dato i natali a tecnici che hanno poi ispirato i maestri americani - Tarantino vi dice nulla? Poi però è venuta la borghesia e il divertimento è finito per tutti, ragazzi abbassate il volume che mamma comincia ad avere una certa e vorrebbe dormire.

5 è il numero perfetto è un film tutto così, solo che la borghesia cambia in base al periodo e al momento tutti, quando fanno un film, ci tengono a non sembrare di essere italiani. Igort però ha le idee un po' confuse e qui entra in gioco anche il suo essere fumettista...

Cinema e fumetto sono così simili?

Entrambi si basano sulle immagini, sulla composizione di una scena dentro dei riquadri specifici, ma dove il primo si basa sul tempo, sull'esposizione della luce, sul montaggio e via dicendo, il secondo usa lo spazio della pagine, il montaggio delle vignette. Dove prima c'è una fluidità naturale, nel secondo va ricreata. Cinema e fumetto quindi possono benissimo comunicare tra loro, ma entro certi limiti. E allo stesso modo, un buon fumettista non può essere per forza un bravo regista - e viceversa.

Igort ci crede molto e, ingenuamente, fa un film che se la crede molto. Vedendo la sua pellicola ho capito che a Napoli piove sempre e i criminali in fondo hanno un cuore tenero, ma soprattutto, che per le strade partenopee tutto sembra finto e pure quando si tira l'acqua del cesso c'è un'enorme solennità.

Tutte cose buone eh...

Ma diventano quasi ridondanti quando il cinema da cui deriva e del quale dovrebbe essere una naturale evoluzione, il poliziottesco che si palesa solo nei poster attaccati sullo sfondo di alcune scene, diventa un pretesto che si perde in una serietà eccessiva che dell'(auto)ironia non riesce a farne l'uso necessario, portando all'estremo un linguaggio che non si riesce a usare soprattutto nelle scene d'azione. Perché è inutile sfoggiare il sangue finto se poi tutto non ha la scioltezza necessaria, le dinamiche da film di Hong Kong risultano incasinate e tutta quell'atmosfera si fa benedire da un Servillo che parla-per-tutto-il-fottutissimo-tempo... fuori... campo.

Sarà pure il magic number che volete, ma purtroppo Igort perde l'occasione di fare un film di genere con tutti i fondi e i mezzi necessari, cercando quell'approvazione che cozza terribilmente con la realtà, come mettere un cuore pulsante in un corpo di amianto. Nel dubbio, Servillo permettendo, ci gustiamo un po' di storie di Topolino.







Commenti

  1. Una cavolata pazzesca così per dire, sconsigliabile.

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    1. Cavolata proprio no, è un ritorno a un certo cinema di genere in salsa moderna. Però poteva essere gestito moooolto meglio, quello sì...

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  2. Molto carino e particolare ma nemmeno io ero rimasta convinta al 100%.

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    1. Sembra quasi più concentrato a non sembrare italiano che altro - il che è un controsenso...

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