IL TALENTO DEL CALABRONE, di Giacomo Cimini

Il dj Steph conduce un popolarissimo programma radiofonico su Radio 105. Una sera, durante il solito quiz show che mette in palio due biglietti, riceve una strana telefonata: un uomo chiede totale attenzione, altrimenti si farà esplodere nella propria macchina in una delle vie del centro di Milano...

Lo so, lo so, puntualmente la domanda arriva nelle menti di tutti, perché ai tempi giungeva puntuale anche nella mia. Perché mai dovremmo guardare un film italiano? Ma soprattutto, perché mai dovremmo guardare un film italiano che scimmiotta gli americani? Che gli ammeregani c'hanno più sordi, più maestranza, più senso dello spettacolo. Gli ammeregani c'hanno Tarantino, per dire, poi poco conta che lui sia stato un fan del nostro cinema.

Sarà perché da pischelletto il mio sogno era lavorare nel cinema o sarà perché mi ero pure affacciato a quella remota possibilità, ma l'idea di bocciare a prescindere un film perché italiano non mi è mai andata giù. Possibile che nessuno sapesse fare le cose come all'estero?

Possibile che loro in cinema di menare e noi il solito dramma familiare?

Da alcuni anni dico sempre che è iniziata, a passo di lumachina, una vera e propria rivoluzione. Non veloce come mi auspico, ma qualcosa si sta muovendo e nessuno può negarlo. Si palesò con Lo chiamavano Jeeg Robot ed è continuata alla propria maniera, portandoci quindi anche a un film come questo Il talento del calabrone. Che non scardina nessuna regola e, diciamolo, gran parte del proprio fascino sta anche nell'essere un italiano che fa i film come gli ammeregani.

Purtroppo il film non uscì mai al cinema perché gli toccò il 2020 e, causa la pandemia di Covid-19, fu rilasciato in esclusiva su Amazon Prime Video. Una vera sfiga per il regista, già autore del videclip Sara, che ritornava dietro la macchina da presa tredici anni dopo il proprio esordio. Ricordo però quando uscirono i primi trailer sui social - una volta li vedevi al cinema prima dei film, sigh!, momento boomer - e i commenti furono proprio tutti indirizzati verso il suo voler emulare i stellestrisce.

Io per par condicio vorrei vedere un giapponese dire che i Bonelli sono meglio dei manga.

Comunque sia la seconda fatica di Cimini, scritta da lui stesso insieme a Lorenzo Collalti, in qualche modo uscì e non fu accolta proprio benissimo. Ecco, qui certe cose proprio non me le spiego. Perché no, Il talento del calabrone non è per nulla un film perfetto e colleziona una dietro l'altra una serie di cazzatelle che ho già visto in abbondanza altrove in pellicole molto più blasonate. Cioè, a Nolan perdoniamo tutte le buddhanate del terzo Batman e a questo stiamo a contestare non so cosa? Gridiamo al capolavoro vedendo Joker, che è una copia di due film di Scorsese, e al driver solitario facciamo gli origami al prepuzio?

Il talento del calabrone non è un film perfetto, come già detto. Già il fatto di aver scelto Lorenzo Richelmy farebbe meritare coppini a oltranza a regista e troupe tutta, tanto risulta insopportabile di natura (e no, non è una cosa voluta,  mi fa venire l'orticaria ovunque lo si metta), poi da che la vicenda entra nel vivo di cose illogiche ne succedono molte. A cominciare dal personaggio della Foglietta, che devo ancora capire quanto sia colpa di chi l'ha scritto o cosa, ma ovunque lo si guardi risulta sbagliato. Già il fatto che stia in abito da sera tutto il tempo è ridicolo, ma che poi si debba mettere gli anfibi solo per stare dentro una stazione radio raggiunge punte di ridicolo impressionante.

E cose simili ce ne sono diverse, eh...

Nulla da pena capitale della scrittura, ma il film si porta un sacco di piccoli errori come questo durante il proprio percorso. Un po' come vedere un bel giardino piastrellato male con le pietre, tanto da dover fare il percorso sbilenchi. Ma ha anche tantissimi pregi, quello sì.

C'è Sergio Castellitto a briglia sciolta. Davvero, dagli un personaggio e due dialoghi sulla decenza e giganteggia sopra tutti. Solo vedere le sue parti sarebbe del tempo ben speso per come riesce a essere misurato, esplodendo quando serve e dandoci un personaggio che ruba la scena e si porta letteralmente tutto il film sulle spalle - o dietro la macchina. Personaggio che è il vero motore (lol) di tutto il film, che lo dirige come al propria vettura, riempiendolo di nozioni, motivazioni e via dicendo.

Il classico villain-forse-non-tanto-villain, verso il quale arrivi quasi a provare simpatia. E che al risolvere di tutto l'enigma si porta dietro qualcosa di forse abbastanza scontato, anzi, quasi intuibile, ma tutto ciò che lo collega al resto dei personaggi è frutto solo di un'ottima scrittura. Perché riguarderà più di una persona in quella radio. state molto attenti al finale perché c'è un passaggio che in pochissimi hanno colto e che fa luce su quella che è una forzatura di trama invece plausibilissima.

Non giustifica tutte le scemenzine che si porta dietro, anzi, forse alcune vengono pure amplificate da un'eccessiva serietà che quel finale si porta dietro. Ma io a questo driver un po' gli ho voluto bene, a lui e al suo umanissimo dramma, a tutti gli indizi lasciati. E grazie Cimini, per averci dato un film che non ha mai un attimo di tregua, è diretto bene e ha ritmo in abbondanza, cosa non semplice avendo tre quarti dei personaggi perennemente seduti.

Io non so che altro volete da un film, imperfetto quanto volete, certo, ma comunque valido. Sta un po' come quella Milano di notte alla fine: o ti lamenti per il traffico, oppure guardi le stelle.







Commenti

  1. Niente male...a parte forse il personaggio della Foglietta che pare uscito da Resident Evil de noartri...quello è veramente ridicolo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per non parlare della sua squadra che sembra un intelligence del Pentagono 😅

      Elimina
  2. Il cinema di genere ha salvato per tanti anni il cinema italiano... anche negli anni '70-'80 i vari "Milano calibro 9" con Adalberto Maria Merli, ma anche il ciclo trash del Monnezza con Tomas Milian o gli spaghetti-western venivano massacrati dalla critica, eppure la gente affollava le sale. Brutta cosa il pregiudizio ideologico, se c'è infatti una cosa che amo della blogsfera è proprio il fatto di trovarci una critica libera: magari dilettantesca, abborracciata, ma (per fortuna) non omologata a quella "ufficiale". Conclusione: questo è un buon film, che (al netto delle sue ingenuità) si lascia vedere con piacere.

    p.s. complimenti per il nuovo font e la nuova impaginazione: vedo che mi hai dato retta! :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti dirò, a parte pochissimi, lo hanno massacrato un po' ovunque, e non capisco perché. È ottimo intrattenimento.

      Eh, finalmente mi sono deciso 🤣 un amico grafico mi ha dato una mano e... Et voilà!

      Elimina
  3. Per me, una bella sorpresa.
    Ha i suoi difetti, a volte enormi, ma emotivamente mi ha presissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Presissimo pure io. Ma mi sorprende di più che ultimamente concordiamo troppo spesso 🤣😜

      Elimina
  4. Vabbè mi hai convinto a venderlo anche se sta recensione mi pareva una ramanzina contro di me:
    - disprezzare a priori i film italiani CHECK
    (comunque i giappo amanti dei Bonelli mi hanno fatta morire 🤣)
    - perdonare anche il terzo Batman a Nolan CHECK
    Comunque sia io Richelmy me lo ricordo pischello in niente di meno che I liceali, che upgrade che ha fatto, sembrerebbe a nostro danno però 🤔
    Voglio proprio vedere se lo sfondamento di Mainetti è stata una breccia a vuoto o una vera e propra alba rivoluzionaria! 👀

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il terzo BatNolan piace pure a me 🤣😅 beh, ultimamente sono usciti dei gran titoli e dei generi più disparati, ergo...

      Elimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari