#SPECIAL: cosa vuol dire aver letto "Berserk"...

Se, per disgrazia vostra, tra i vostri contatti Facebook avete un fumettaro (o chi lo è stato...), in questi giorni avrete sicuramente sentito parlare di Berserk.

L'autore Kentaro Miura infatti è morto a soli 54 anni per delle gravi complicanze cardiache, lasciando incompiuta la propria opera, che procedeva con alti e bassi da quasi vent'ani. Che non stesse benissimo lo si doveva intuire per tutti i ritardi degli ultimi tempi e una storia oramai arenata su sé stessa.

Però, Berserk è stata un'opera seminale per molti e ancora adesso il suo eco - non solo per quanto riguarda i manga, ma tutta la narrativa fantastica - riecheggia nell'eternità, come diceva qualcuno.

Anticipando il grimdark quando ancora non si sapeva cosa fosse e unendo gli influssi di Go Nagai e del duo Hara/Bronson, insieme alle ispirazioni di Gustave Doré o Durer, il nostro aveva creato un proprio mondo coerente, ultraviolento e che procedeva spedito per i fatti propri, fottendosene di tutto e di tutti, senza risparmiarsi colpi bassi.

Si potrebbero dire molte cose su questo manga, ma credo che nel corso dei decenni l'abbiano fatto in molti e meglio di me.

Al massimo posso dire cosa abbia significato Berserk per me...

Avevo 15 anni la prima volta che mi avvicinai al mondo dei manga e questo titolo mi era passato sotto gli occhi diverse volte. Vidi quelle tavole piene di sangue, frattaglie, violenza e, per quanto non mi abbia mai schifato, lì la trovai davvero eccessiva - ero cucciolo, ricordo. Perché che senso poteva avere una storia che si basava solo su quello e dove le pagine sembravano incollate letteralmente col sangue?

Non ricordo perché comprai il primo volume, ma rammento bene che cambiai idea rapidamente.

Sapete, credo che un capolavoro resti tale sempre, anzi, al massimo col tempo lo capisci maggiormente. Ma certe cose, quelle destinate a segnarti, devi per forza leggerle durante l'adolescenza, proprio per quello che rappresenta e per quello che tutte le storie vanno a raccontare: chi sono io? Che in pratica è la domanda che ogni adolescente si pone.

Berserk è una di quelle storie, se si ha l'attitudine giusta, destinate a colpirti inesorabilmente, segnando un prima e un dopo. Parte in sordina (un tizio monco e mezzo orbato arriva in un villaggio e uccide male un mostro) e poi lo si segue in un'altra missione. Lì ci dicono di più, viene introdotto qualcosa del suo passato, poi rievocato con una ellisse temporale che Kubrick scansate. In mezzo a questo una storia che si fa più profonda, più articolata e con delle sottotrame ben studiate, delle quali la violenza è un necessario accompagnamento e non un decoro gratuito.

Ti piace. Molto, anche, ma non sai spiegare perché. Qui inizi a capire che certe storie, quelle fatte dai maestri veri, sono quelli che hanno quel qualcosa che non si può spiegare o imparare, è il loro marchio di fabbrica. Anche se ti mostrano qualcosa di basico come il primo trench di storia. Non per nulla tutte le trasposizioni animate sono state un mezzo fallimento.

Ma è quando inizia la parte vera che il manga si sprigiona in tutta la sua potenza.

E non ce n'è per nessuno.

Credetemi, leggere qualcosa di simile da adolescenti è impagabile, proprio per la domanda di cui sopra. Non solo per la violenza - anche se, dopo quello, c'è stato davvero poco in grado di inquietarmi davvero, forse solo A Serbian film - ma per quello che Gatsu ha saputo rappresentare, quel suo proseguire in un modo avverso, quel mondo di traditori, stupratori seriali, e mostri, gli stessi che stanno nell'animo di ogni giovane e di cui lui era il portabandiera, con quell'amicizia tradita e quell'amore destinato a essere sempre tumultuoso e impossibile. Lui era l'eroe tutt'altro che perfetto, uno che si era adeguato allo schifo che aveva affrontato, ma che reagiva per il suo spirito di vita, per la sua voglia di andare avanti nonostante le avversità, anche se ad animarlo era la vendetta.

Prendete il periodo nero per eccellenza della vita e unitelo a tutto questo.

Prendete la rabbia di ogni giovane e trasportatela nel tratto di Miura e nella violenza mostrata. Così come le sue paure, in tutto quello che contornava la storia.

Berserk per me è stato anche questo, oltre che un'ottima opera, una di quelle da leggere sicuramente nella vita. E poco importa che gli ultimi numero siano stati solo il timido accenno di quelle vette che ha saputo toccare, perché il buon Kentaro ci ha portati su quelle cime e di questo dovremmo sempre ringraziarlo.

Quindi, Grazie di tutto, sensei Miura.

Per la compagnia e gli incubi.

Commenti

  1. El Diablo - Io lo conobbi grazie all' anime che passavano su Anime Night, ma lo seguii in maniera discontinua, recuperato il manga ne divenni fan sfegatato al punto di prendermi anche il ciondolo del Bejelit. Uno dei manga che più ho amato insieme ad Jojo,Ichi the Killer, Oldboy e Blame!( Quest'ultimo l'ho addirittura preferito anche ad Akira).Recupererò comunque i volumi che mi mancano anche la storia rimane inconclusa. Comunque si, grazie Miura. Hola!

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    1. Oldboy non posso parlare perché sarei di parte.
      Blame! invece è una delle mie gravi lacune 😭

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