THE HORDE, di Yannick Dahan e Benjamin Rocher

Dopo l'uccisione di un loro compagno, un gruppo di poliziotti corrotti e la di lui compagna incinta, decidono di vendicarlo assalendo un casolare abbandonato in una banlieu dove soggiornano gli autori del delitto. Solo che un'orda di zombi manderà in fumo la missione...

Gli Anni Zero hanno visto nascere nel cinema d'Oltralpe una ventata d'horror da paura - lol. Fu un decennio che ci fece scoprire un simpatico zuzzurellone come Pascal Laugier e anche quel fuoco di paglia che risponde al nome di Alexandre Aja. Però davvero, sembrava qualcosa che prendeva il testimone di quella spagnola venuta poco prima e destinata a farci sognare. Purtroppo è durata poco meno dell'idea che Renzi fosse di sinistra. 

Ecco, non ho scritto di sinistra a caso...

Due generi che hanno dentro di sé un forte connotato politico sono senza dubbio la fantascienza e l'horror. La prima, comunque la si metta, fa apparire tutti di sinistra (sì, anche Heinlein), e il secondo, quando è approfondito adeguatamente, ha sempre preso di mira gli orrori che nella società sono sempre stati creati da una certa fazione politica. Soprattutto il secondo, ha dato origine a due tizi come Romero e Carpenter, due pazzerelloni che avevano le loro forti idee e non si sono mai tirati indietro dal metterle nero su bianco - o nero si rosso, dove rosso sta prevalentemente per il sangue.

Per tirare in ballo questo film, poi, basti pensare che Hail to the hordes è anche una canzone dei Kreator, che con le orde avevano una certa intesa.

Il 2009 vide l'uscita di questo film che, nonostante un insieme di critiche miste, riuscì a tagliarsi una sua fetta di appassionati. Si trattava dell'esordio del registi Yannick Dahan e Benjamin Rocher e in quel marasma che fu l'ondata horror francese si tagliava uno spazio tutto suo, perché abbandonava lo splatter nudo e crudo e i sensazionalismi intimismi degli altri pe ritornare sui qualcosa di estremamente classico, come gli zombi. Certo, opportunatamente convertiti secondo le mode e i bisogni del tempo, perché non tutte le orde sono uguali. Si evolvono, così come si evolvono gli orrori delle epoche.

Lo zombi di Romero era lento, perché così che si vedeva la minaccia delle guerre, del razzismo e della follia consumista, come un corpo morto lento che avanzava impietoso e inarrestabile. Poi a rovinare la festa è venuto il terrorismo e Boyle ha dovuto mettere gli infetti che corrono. Perché è così che sono i terroristi, veloci ed efficienti, o così li vedevano dopo l'11 settembre.

Dahan e Ferrero Rocher usano l'ultimo esempio, mischiano il vecchio col nuovo creando l'ultima frontiera della moda horror, da diversi anni diventata anche la prassi per tutto il genere: quello degli zombi veloci, che a molti puristi fa storcere il naso ma che a me invece devo ammettere che non dispiace.

D'altronde ha senso. Prendendo la lezione migliore del già citato Carpenter, il duo pieno di fluo mette in campo degli antieroi su tutti i piani e li immette in un contesto sociale realistico e purtroppo ben presente nella realtà in cui operano. Perché se è vero che Parigi e la Francia sono i miti delle più insopportabili snobbettine (oh, qui siamo di grana grossa...) è altrettanto veritiero come i suoi sobborghi siano ben problematici, cosa della quale a molti sembra non fregare un kassovitz.

La horde parte così in quinta per poi diventare tutt'altro, inizia come District 13 per poi proseguire come Dawn of the dead. mettendo in pubblica piazza i suoi contenuti e tutto il sangue che questi inevitabilmente si portano dietro. Perché per quanto si possa provare una qualche empatia con i poliziotti vendicativi, anche i presunti villains avranno una loro tridimensionalità - o chi vive abbastanza - ma si muovono tutti in zone d'ombra che nella note si confondono.

Diciamo che detta così sembra essere forse più di quello che è...

Ammettiamo senza remore che forse l'unica cosa davvero superlativa è la fotografia - oh, io mi chiedo sempre come facciano negli horror coi neri ad ambientare tutto di notte, davvero - quella davvero curata e fatta al meglio, con un uso dei colori davvero stratosferico. Poi succedono cose, la gente parla e iniziano ad esserci pure delle trascurabili magagnette.

I personaggi sono funzionali, ma tagliati col machete, senza contare che nel mezzo ci sono anche un paio di siparietti davvero di pessimo gusto. Per il resto però si tratta di un film compatto, che dura poco (si vede che sto invecchiando quando questo diventa un fattore positivo...) e che usa il proprio tempo per dare un ritmo che non cala mai e che tiene incollati. E soprattutto, con quel linguaggio pulp accessibile a chiunque, dice tutto quello che deve dire, senza infiocchettamenti o fighettismi vari.

Gli si perdona anche un certo auto-compiacimento che alla lunga tutta quella violenza raggiunge. Ma non si perdona che quell'anarchia che l'horror francese ha saputo portare sia quasi finita con questo film...







Commenti

  1. Con il paragone con Renzi hai vinto tutto ;-) Non lo rivedo da una vita ma lo ricordo piuttosto tamarro e ben poco logico, però tutto sommato divertente, almeno una scena ha creato un minimo di iconografia, l'unica che ricordo a distanza di anni. Cheers!

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    1. Ahahah, non ho resistito 🤣 sarà che è stato il film giusto visto al momento giusto, ma nonostante le indubbie fesserie mi è piaciuto!

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  2. In questo caso sono d'accordo, anche se l'ho visto solo una volta, ma tra i recenti film sugli zombi è uno di quelli che ricordo con piacere, perché appunto tra i migliori ;)

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  3. Comunque è vero, prima la Spagna, poi la Francia ci hanno regalato delle perle cinematografiche non da poco, ma in entrambi i casi la pacchia è durata troppo poco. The Horde, manco a dirlo, a me piacque molto.

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    1. È un film molto pulp, croce e delizia stessa. A me ha divertito molto.

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