THE IRISHMAN, di Martin Scorsese

Frank Sheeran, vecchio americano-irlandese ormai costretto su una sedia a rotelle in una casa di riposo, racconta la sua vita come reduce della Seconda Guerra Mondiale prima e come sicario della mafia italo-americana poi. Il che è comunque meno grave di avere lo stesso cognome di un certo cantante...

Negli studi Netflix la vita prosegue tranquilla, tra un binge-watching compulsivo e l'altro. Quand'ecco che nell'etere televisivo qualcosa attraversa il menù della piattaforna, creando grande scompiglio e sotterrando tutti sotto la propria maestosa ombra.

Ma cos'è? 

È un quadrifoglio? È un folletto? Un leprecauno? 

No, è THE IRISHMAN!

Anche se sei una vera e propria leggenda vivente del tuo settore, la vita non è tutta pizza e fichi. Lo sa bene Martin Scorsese, uno che non ha bisogno di presentazioni (e se non lo conoscete anche solo di fama, quella è la porta), che voleva portare sullo schermo il romanzo di Charles Brandt da anni, salvo vedersi chiudere le porte in faccia da chiunque. Arrivò quindi siora Netflix, che in quel periodo era alla ricerca di progetti naufragati per farsi un catalogo degno di questo nome, che stanziò tutti i soldi necessari per far divertire il bambino. E da un budget di 100milioni di dollari, si arrivò a superare i 140, perché se vuoi divertirti devi farlo bene.

Non uscì poi in un bellissimo periodo. Mezzo mondo si stava strappando le mutande per Joker (babba bia...) e una dichiarazione innocente del nostro sui film di supereroi (li paragonò a dei parchi di divertimenti) fece partire una folla di indignati che ancora oggi non mi spiego. Ci ha però regalato dei meme fantastici.

Arrivò comunque a gareggiare negli Oscar, solo che vinse Parasite, e anche di questo ringraziamo perché è un film bellissimo.

Parlare di un film come questo poi è sempre molto difficile, perché è innegabile che certi nomi si portino dietro un peso assurdo in grado di far bagnare tremare ogni cinefilo. Scorsese è uno di quelli. Che vuoi dire a uno che ha firmato robe come Taxi driver, Toro scatenato o Quei bravi ragazzi? Resto però convinto che le uniche persone intoccabili siano la mamma e la nonna, ergo...

... oh, mi sono fatti due palle così a una certa.

The irishman non è affatto un brutto film. Anzi, credo che come Spielberg o Coppola, non riuscirebbe a fare un film brutto (o completamente brutto) nemmeno se si sforzasse. Però è innegabile che sia una pellicola con qualche magagna, una su tutte la durata mastodontica, insieme a molti altri fattori.

Tra questi possiamo metterci benissimo il deaging, il ringiovanimento degli attori al computer. Qualcosa di estremamente posticcio che rende quasi caricaturali le scene, creando anche un gap assurdo, perché noi tutti sappiamo quali fossero le loro fattezze trent'anni prima - oltre al fatto che a muoversi sono comunque dei vecchi, vedi la prima rissa col fruttivendolo. Inutile dire infatti che quando ogni interprete ritorna alla propria "vera età" anche la storia va di conseguenza e tutto risulta addirittura più amalgamato.

Sulla regia non dovrei neppure sprecarmi. 

Tutto quello che aveva da dire il buon Martino l'ha dimostrato e non serve ribadire che pure qui abbiamo una vera e propria lezione su come si dovrebbe posizionare e muovere la macchina da presa. Allora come mai tutto risulta già visto, già selezionato... insomma, la "solita cosa alla Scorsese coi gangster" ma senza quel quid che ti fa tremare dentro, tipo un "Sei buffo!" detto nel momento sbagliato?

Da questo film non ci si devono aspettare rivoluzioni. Il che è strano da uno che a sessant'anni ha fatto quella cosa fuori di testa che era l'intro di Gangs of New York (un film bellissimo perché sbagliato sotto tantissimi aspetti) o che riuscì ad interessarmi agli aeroplani. Pensate a questo film come a una scampagnata tra vecchi amici, e non a uno che fa la storia senza rendersene conto, e allora vi apparirà anche sotto un'altra ottica.

Certo, dura un'infinità (non dico è lunghissimo perché non voglio doppisensi) e c'è un'indigestione di nomi e personaggi, non sempre necessari, ma quello che vuole raccontare è proprio il finire di una generazione e di coloro che hanno reso quel cinema, un vero pilastro della cinematografia americana, grandioso. Sono tutti loro, Martin, Bob, Al e Joe, che ci ringraziano per aver passato tutto questo tempo con loro. La storia intricata e bulimica è quasi un surplus per raccontarci un'umanità arrivata al capolinea e che ci saluta in quello che è stato il genere che ha dato loro il miglior lustro.

Quindi sì, da una parte ho sentito l'inevitabile stanca che viene ad ogni autore molto produttivo a una certa - e Scorsese è uno che ha sempre tenuto una classe e uno stile impareggiabili. Però questo commiato, a suo modo, mi ha davvero commosso. E non ho pensato tanto al film, quanto ai film passati e a come mi hanno fatto diventare un vero e proprio appassionato.

Non so quanto valga, però di The irishman ricorderò questo.

Ancora più del film stesso. Che potrà piacere, ma del cui contenuto non mi trascinerò molto con me.






Commenti

  1. Anche io lo recensii dandogli un buon voto per la stima e la solita maestria tecnica del maestro Scorsese (mio regista preferito). Diciamo che Irishman poteva essere accorciato perché a un certo punto la visione comincia a farsi pesante. Inoltre, nel film ci sono troppe forzature come ad esempio: il fatto di volere per forza ringiovanire degli ottantenni (più o meno siamo lì) e il fatto di aver voluto a tutti i costi raccontare una nuova storia di gangster tenendo però troppo in considerazione alcune influenze di vecchi capolavori. Sicuramente abbiamo una chiave di lettura più approfondita sul mistero della fine di Hoffa ma Scorsese si è spinto troppo oltre e da una della vecchia scuola come lui c'era da aspettarselo solo in parte. È un film da guardare solo nel tempo libero però è innegabile che Martin ha ancora molto da dire in fatto di regia.

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    1. Oddio, come ho scritto, uno come lui non sarebbe in grado di dirigere male nemmeno mettendosi d'impegno 🤣 nella sua innegabile bravura però l'ho visto molto adagiato sulla sua stessa mitologia :/

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  2. Io l'ho amato notevolmente, ma Scorsese forse è rimasto veramente l'ultimo degli intoccabili per me.

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    1. Ecco, io sono proprio #controgliintoccabili 😂 dePalma permettendo ~

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  3. Beh io un po' lo sono diventata, tipo Eastwood e Allen che erano intoccabili per me, ora non lo sono minimamente, anzi... Mentre Scorsese è rimasto tale, ma mai dire mai :)

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    1. Per me gli intoccabili non esistono. E anche gli altri due, nonostante delle ultime prove non esaltanti, li avrò sempre nel cuore per quanto fatto in passato :)

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