A QUIET PLACE, di John Krasinski

La Terra è invasa da creature aliene cieche che riescono a orientarsi e a scovare le loro prede grazie a un eccellente udito. In piena crisi globale, la famiglia Abbott cerca di sopravvivere in questo mondo ostile e di affrontare un grave lutto...

Chi di voi conosce John Krasinski alzi la mano. Nessuno? Beh, prevedibile. Anche perché su quel ragazzone vanno dette un paio di cose, prima fra tutte, che era invidiato famoso principalmente per essere marito di Emily Blunt, mentre la sua parte più importante è stata quella di Jim Halpert nella versione americana di The office

Tra l'altro, io avevo visto addirittura diversi film dove ha recitato, ma la sua faccia mi rimaneva totalmente estranea.

In realtà il nostro esordì come sceneggiatore per il Late Night with Conan O'Brien per poi continuare come presenza di contorno e come doppiatore, principalmente, poi diverse esperienze teatrali che lo portarono in maniera quasi naturale dietro la macchina da presa. Anzi, sia dietro che davanti, una doppia penetrazione che nemmeno il Woody Allen dei tempi d'oro, per una carriera che però non ha mai veramente decollato - per quanto uno che sposi Emily Blunt vinca a prescindere su tutti.

Poi però arrivò A quiet place.

Ecco, qui voglio dire una cosa. Leggendo distrattamente i titoli di coda non ho potuto fare a meno di notare il nome di Michael "esplosione" Bay tra i produttori. E la cosa si è fatta ancora più strana perché il film mi è piaciuto, e pure tanto, quindi pensare che il nemico per eccellenza di ogni cinefilo sia quasi direttamente collegato a tutto questo, mi fa specie. Oltre a farmi capire che io questo Krasinski forse l'ho sottovalutato un po' troppo, perché se riesci a farti dare i verdoni dal capo Autobot per qualcosa di simile, allora devi sapere il fatto tuo.

Tornando al film...

Quante volte i cinefili con la pipa e la giacca di tweed dicono che il cinema sia un'arte in movimento,  dove sono le immagini a dover parlare e a dire il grosso della cosa? Tante volte. Ecco, il cinema popolare, il tanto bistrattato action, spesso riesce a essere "più cinema" di tanti suoi colleghi ben più blasonati, ma guardando questo film bisogna per forza riconoscere il colpo di genio - semplice quanto efficace - di portare la settima arte alla sua essenza più basilare eliminando quanti più dialoghi possibili già dall'assunto della trama. Quello che ne ricaviamo è un film essenziale, con pochissimi effetti speciali nonostante il tema, che fa portare agli attori il peso dell'intera struttura non solo dalle espressioni e dal modo in cui sono inquadrati, ma anche dai movimenti stessi - comunicano per quasi tutto il tempo a cenni o con il linguaggio dei segni.

Seriamente, avete mai pensato a quanto si riesce a comunicare con una sola occhiata o con il solo muoversi di un attore? Tutte cose che qui ritroviamo con estrema semplicità.

Krasisnki ha talento. Il film magari non offre particolari guizzi creativi a per gran parte della parte centrale va col pilota automatico, ma riesce a tenere alta la tensione e l'attenzione per tutta la durata (Odino benedica i film che durano un'ora e mezza!) usando principalmente solo le immagini e, sì, facendo proprio quello che ogni film horror dovrebbe essere in grado di fare: creare tensione.

Non pago, porta avanti un tema come quello del lutto - il peggiore che possa esistere, tra l'altro - in maniera per nulla sdolcinata o trattata superficialmente.

Perché tutto il film gravita proprio intorno a quel terribile tema, creando un triangolo in quella stramba famiglia ottimamente studiato e che riesce a concludersi in maniera a dir poco perfetta, con una sequenza che nella sua semplicità è riuscita davvero a commuovermi. Qualcosa di estremamente piccolo, fedele al contesto in cui si trova, ma che in qualche maniera riesce a travalicarlo per parlare d'altro. Krasinski con questo film firma la sua lettera d'amore ai suoi figli e lo dice pienamente, senza vergogna o ritegno.

Chi vuole quindi una sci-fi documentata e fortemente legata alle proprie regole, cambi film. Qui c'è de mezzo er core più che la plausibilità e le stesse regole che legano quel mondo sono gestite molto alla carlona - davvero, non mi sono nemmeno messo avare le pulci al tutto perché è palese quanto gli autori siano interessati ad altro. Qua ci sono di mezzo i sentimenti, e quelli funzionano e sono mostrati con tutta l'anima che serve.

Certo, però, la scena della cascata rimane un attimino demenziale, ma gli si vuole bene e gliela perdoniamo.

Comunque, i Måneskin esordiscono discograficamente insieme a questo film, nel 2018, e il seguito esce insieme alla superhit Zitti e buoni. Io ci vedo sotto un enorme complotto...







Commenti

  1. Conoscevo Krasinski anche prima di questo sorprendente film, avendolo già visto sia come attore (principalmente) che regista, The Hollars non era male. Tornando a questo film in questione, difficile aggiungere altro, piaciuto davvero tanto ;)

    RispondiElimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari