SWIMMING POOL, di François Ozon


La scrittrice di gialli Sarah Morton viene invitata dal proprio editore a trascorrere un weekend nella sua villa in Provenza, per rilassarsi e cercare l'ispirazione. Lì incontrerà la procace e disinibita giovane figlia del boss, che la scandalizzerà alquanto con le sue avventure licenziose, ma le darà anche l'ispirazione per un nuovo romanzo. Solo che...

Che ci crediate o meno, io sono un grande amante del cinema francese. 

Un appassionato del torbido e del perverso non poteva che andare d'accordo con dei tizi che si mangiano lumache a tutto spiano, d'altronde. E un regista che attira sempre la mia attenzione è proprio Ozon, che nonostante possa far tremare gli ecologisti per mera assonanza (il buco nell'ozono, l'avete capit... ok, la smetto), ha saputo creare uno stile dove la raffinatezza formale del cinema d'oltralpe va a braccetto coi temi più torbidi

Poi qui abbiamo Ludivine Saigner ignuda per tre quarti del tempo, altra cosa che alza parecchio il livello - e non facciamo doppisensi sul termine alzare, vi prego.

Ozon comunque veniva dal successo transeuropeo di Otto donne e un mistero, noire comédie che lo lanciò nell'olimpo delle giovani promesse, e quello che gli rimaneva da fare era di realizzare il cosiddetto "film della maturità" in grado di sancire uno stile personale o di stravolgerlo. Ovviamente, andando per gradi, arriverà alla seconda opzione, ma il nostro non è mai stato uno in grado di stare nella comfort zone perenne, pertanto il suo stile cambierà spesso nel corso degli anni. 

C'è però un motivo se Swimming pool è definito da tutti i suoi fan come un film di svolta, perché è proprio qua che tutti i temi cardine della sua produzione affioreranno.

I temi torbidi nella carriera del nostro non mancano minimamente. La sessualità, l'ambiguità delle intenzioni e lo scoprire parti nascoste di sé sono tutte cose che in un modo o nell'altro avvengono sempre nei suoi film, e lo stesso succede in questa pellicola, dove la nostra Charlotte Rampling interpreta lo stereotipo perfetto della scrittrice di successo.

Io sfido chiunque a provare la benché minima empatia con Sarah Morton, che fin dalla prima scena ci viene mostrata come una donna molto antipatica. 

Schiva, snob e totalmente incapace di creare dei rapporti umani sinceri, oltre che insoddisfatta della piega presa dal lavoro che dovrebbe amare così tanti, vedrà il proprio contraltare nella libertina Julie, nemmeno lei chissà quale mostro di simpatia (rassegnatevi, i personaggi sono destinati a starvi tutti sul ca**o e non nella maniera figurativa del termine, purtroppo), ma si tratta di due contrari costretti a un'accidentale convivenza forzata che mostrerà le voragini di entrambe - anche qui, non fate doppi sensi, grazie.

In molti lo hanno paragonato a La piscina di Jacques Deray, ma l'unica cosa che hanno in comune è proprio la planimetria della villa. 

Ozon non vuole creare un film di intrecci sentimentali, ma un film sulla scoperta della propria vera natura, giocando coi generi e arrivando a dare degli spruzzi di horror gotico nella seconda parte - e sì, mi riferisco alla scena con la nana nel paesello - fino a lasciare un dubbio su quanto sia davvero successo nel finale.

Nulla di troppo complesso o stratificato, si risparmia perlomeno le trottole che girano, ma qualcosa che resta sulla superficie e trova la sua profondità con una linearità invidiabile. Seguiremo così Sarah, che ha sempre scritto di omicidi e delitti, quando l'unica cosa che ha mai veramente ucciso è la propria vera natura e sessualità, eredità di una vita castigata che proprio in quella che è la più naturale delle cose l'ha vista bloccata. Due eccessi sotto lo stesso tetto fino a che non avverrà il prevedibile inevitabile.

Si parla di tante, tantissime cose in questo film. Sesso, voglia di farlo, quello che si è potuto fare nella propria vita e di come tutto questo sia legato alla creazione, letteraria e non. Ogni scena, se rivista, costituisce quelle che sono le basi della stesura di una storia. Ozon ha scritto tutto con fermo controllo senza sbracare quasi mai, usando gli stereotipi dove necessario, ma tutti stereotipi efficaci e che fanno la loro parte.

Forse si poteva chiedere qualcosa di più nella morbosità (che verrà a pacchi nove anni dopo nel suo capolavoro, Dans la maison), ma basta anche una compostezza formale che dà alle scene un fascino invidiabile che solo certo cinema francese è in grado di regalare, anche nel mostrare le scene più spinte, senza farle mai apparire gratuite. E due attrici coordinate benissimo che portano sulle spalle il peso del film coi loro corpi e le loro età.

La consacrazione di uno dei nomi di punta della cinematografia francese moderna. 

Come faccia poi a scriversi da solo tutti i film poi rimane un mistero ancora più grosso di quelle otto squinternate...








Commenti

  1. Di Ozon ho visto un po' di film, un po' più recenti diciamo, ma questo non saprei, credo che mi ricorderei se l'avessi visto (cioè dai), comunque ottima segnalazione ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un particolare lo ricorderesti di sicuro 🤣 i primi comunque mancano anche a me...

      Elimina
  2. Regista che mi piace tanto, tantissimo, e neanche questo fa eccezione!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Davvero molto figo. E per una volta, siamo d'accordo ;)

      Elimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari