THE LOVED ONES, di Sean Byrne

Dopo la morte del padre in un incidente d'auto, il giovane Brent si chiude in sé stesso, solo la fidanzata Holly riesce a smuovere la sua apatia e voglia di non-vivere. Le cose degenereranno terribilmente quando rifiuterà l'invito dell'anonima Lola al ballo scolastico di fine anno, finendo rapito poco dopo dalla ragazza e dal di lei padre, che hanno in mente una (cit.) "cura medievale per il suo...".

In Australia, oltre ai canguri e due sorci clandestini, deve girare roba molto buona. Non solo se la sono grattata a mille su Interceptor Mad Max per anni, vivendo quasi di rendita, ma ci hanno pure rilasciato due bombazze come Wolf creek (e qui mi parte un anuanauei fuori contesto, per assonanza) e quella squinternata di Jennifer Kent, ma poi scopro pure 'sta roba qui e capisco tutti quei miei coetanei che sono andati a lavorare nelle farm tempo fa. Certo, in realtà mi hanno parlato di un posto molto tranquillo, e chissà perché non mi stupisce che tutto questo disagio venga fuori proprio da una parte del mondo così.

D'altronde, in qualche modo devi pur divertirti.

E si è divertito parecchio Sean Byrne con questo suo esordio, un torture porn di quelli cattivi cattivi che urlano, che potrebbe dire tanto ma si limita a far divertire un sacco se amate il genere - quindi se siete più dalle parti di Stephen King che da quella di Romero.

Ok, a noi lo splatter piace quando viene usati con intelligenza e ci piace anche provare disagio quando guardiamo qualcosa - siamo quasi masochisti. Però va detto, come sempre, che ogni genere e sottocategoria trova il proprio lustro quando riesce a veicolare qualcosa, divenendo un tramite e non un fine. Ma ci piace anche l'onestà d'intenti dell'essere solo quello che si è e non voler puntare goffamente troppo in alto dal nulla. The loved ones sta in mezzo all'incrocio dove tutte queste strade si intersecano, giocando in un primato parecchio ma parecchio strano, sua croce e delizia.

E' come se Byrne ci volesse dire "Oh, raghi, io mi diverto così e se vi piace siete i benvenuti", e su questo punto di vista il suo film funziona egregiamente.

Tecnicamente è pure realizzato in una maniera addirittura raffinatella, molto più dell'horror medio, e le numerose torture perpetrate su quello sfigato del protagonista sono realizzate con il bel gusto artigianale d'antan che appare addirittura molto realistico. Lo guardi e, se la cosa fa al caso tuo, ti diverti molto. Anche perché tutto lo splatter è preceduto da una carica di disagio atmosferico davvero alta che ti fa chiedere come abbiano fatto quelli del cast a non guardarsi con estremo imbarazzo alla fine delle riprese.

Non si può pretendere chissà quale analisi psicologica dei protagonisti, sono tutti abbastanza tagliati col machete e rispondono ai requisiti che i loro ruoli richiedono, ma c'è una ricerca musicale davvero azzeccata. Nella OST ci sono almeno quattro generi musicali e tutti sono studiati in base alla situazione/personaggio che devono rispecchiare. Da quel punto di vista, un lavoro di analisi davvero molto bello.

E quando uno di quei personaggi si troverà a cantare la canzone che la "accompagna"... ecco, lì si rivela un film che, puntando un po' più in alto, sarebbe potuto diventare molto profondo, anche.

D'altronde il rifiuto, il non essere accettati, la solitudine... sono cose che abbiamo provato tutti, chi più e chi meno, specie in una società dove ormai le coppie sono solo prevalentemente di apparenza, convenzione e "comodo". Accettare il rifiuto fa parte della crescita e del maturare, e sarebbero state cose su cui sarebbe stato bello il film si soffermasse perché aveva tutte le carte in regola per poter fare una parodia di questa tematica in salsa sanguinolenta.

Più che altro, suggerisce. In maniera anche abbastanza sottile. Ma mi viene da pensare che la scena in cui lei canta Not pretty enough sarebbe stata magnifica, invece si limita ad essere "solo" bella.

Che poi, avercene di film che non puntano troppo in alto così...

Sarebbe da chiedere a Byrne come gli siano venute certe idee perché, pur iniziando in maniera piuttosto blanda, riesce sempre a superarsi mano a mano che i minuti passano, fino a un colpo di scena finale che cita apertamente Jack Ketchum e fa cadere la mascella. Turture porn fatto bene, che non ha paura di sporcarsi le mani e che alza sempre l'asticella. Come se la lobotomia frontale non fosse già abbastanza, ed è anche per questo che film di questo genere ci piacciono. 

D'altronde, per fare i raffinati c'è sempre tempo.

Un peccato che da noi non sia mia stato distribuito, nemmeno per l'home video, e che si possa reperire solo per vie traverse sottotitolato. Così come dispiace che sia rimasto fermo all'onestà pane e salame, pur immettendo cose che avrebbero potuto farlo decollare fino alla fine.

I navigati del genere sicuramente apprezzeranno, senza rimanerne magari troppo sconvolti, ma i novizi potranno scoprire l'entrata di un mondo bellissimo (?).

PS: comunque, autorizzo Robin McLeavy a rapirmi e a farmi tutto quello che vuole.






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