LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT, di Gabriele Mainetti

Enzo Ceccotti è un delinquentello di Tor Bella Monaca, scontroso e solitario (gli stanno sul cazzo tutti, parole sue), che un giorno acquisisce dei superpoteri dopo essere venuto a contatto con del materiale radioattivo abbandonato lungo il Tevere. Inizialmente userà queste sue nuove capacità per i propri interessi, ma una volta conosciuta Alessia, ragazza con un ritardo mentale, le cose cambieranno. Intanto lo Zingaro, gangster in ascesa, prepara un colpo grosso, ma... 

Si sta parlando ultimamente di Rinascimento del cinema italiano e, per quanto il passaggio sia graduale oltre che ancora in corso, tornando indietro con la memoria dobbiamo proprio dare merito a questo film. Una scommessa riuscitissima che il regista si portava dietro da oltre dieci anni e che finalmente vide la luce, non senza la perplessità generale e dei neofiti perché, diciamolo senza paura, c'erano un po' tutti i motivi per essere dubbiosi della sua riuscita. 

D'altronde, voi avreste mai scommesso sulle avventure di un supereroe italiano, dove nel cast si contava pure una residuata del Grande Fratello?

Per quanto siano tutti bravi a salire sul carro del vincitore, Lo chiamavano Jeeg Robot fu il film giusto fatto proprio nel momento giusto, che nella sua semplicità e accessibilità (chissà perché vengono sempre considerate un demerito... mah) riuscì a portare avanti un discorso autoriale che Mainetti aveva già iniziato all'epoca dei cortometraggi Basette e Tiger boy. Sì, un tizio incentrato con gli omaggi e l'esterofilia, ma il discorso apportato qui è totalmente diverso e molto più avanti delle strangerthingsate che Netflix e similari ci hanno proposto negli ultimi tempi.

Ma apriamo una piccola parentesi...

Perché tutti i generi hanno dignità e tutti i panorami qualcosa di valido da offrire - sennò dovremmo boicottare Nuri Bilge Ceylan perché esiste roba come DayDreamer - e lo stesso è stato per il cinema italiano. Tanti dei poliziotteschi e degli horror che venivano prodotti a cottimo nei decenni passati, prima del periodo nero degli Anni Zero, furono una fucina di tecnici eccellenti che ispirarono pure i tanto rinomati maestri esteri. Non è un caso che Tarantino elegga come nomi tutelari marmaglia come Enzo G. Castellari, Mario Bava, Lucio Fulci o Umberto Lenzi.

Mainetti quindi, strizzando l'occhio all'estero, realizza qualcosa stando perfettamente in casa.

Lo chiamavano Jeeg Robot è un film italiano al parmigiana per cento, perché nonostante le citazioni nerd come il nome che capeggia nel titolo e la struttura narrativa a tutti i conti identica a una origin story marvelliana, mischia tutti questi ingredienti senza però dimenticare chi è e da dove viene.

Ce sta 'a Roma de periferia, i pischelli coi cortelli e il famo brutto prepotente, c'è il montaggio di scuola poliziottesca che in qualche modo viene integrato con quello del cinema supereroistico che ha preso piede nell'ultimo decennio e mezzo, senza però dimenticare il contesto in cui inserisce tutto e il come svilupparlo in una maniera convincente, tenendo anche conto che i mezzi sono quelli che sono. E anche tutte le citazioni che hanno fatto scuole nella cultura di chi ora è prossimo al boomerismo ma, allo stesso tempo, anche da pilastro in quello che l'immaginario moderno.

Insomma, Jeeg Robot fece a suo tempo un lavoro importantissimo perché, mischiando tutti i generi, portò alla ribalta il cinema di genere che tra tanti alti e bassi fece il lustro del nostro cinema. Ma ci mise dentro un cuore grande così e una sensibilità che non si fermò solo al mero omaggio forsennato che ormai fa bagnare i cinefili, ricordandosi che una storia è portata avanti anche dai personaggi.

E personalmente, fammi voler bene a un personaggio e avrai vinto quasi a prescindere.

Perché il grande e grandissimo merito di questo film è anche quelli di aver creato personaggi molto più sfaccettati di quello che possano apparire a prima vista, soprattutto da un monolitico e machetizzato Ceccotti che can't jump over buildings o outrun a bullet, he's not hero, ma siccome love can do miracles riuscirà a superare questa sua empasse e ad aprirsi al mondo, divenendo veramente l'eroe di cui avevamo bisogno.

Oh, ma pure voi avere pensato che No hero di Elisa fosse una markettata?

Nel resto, individui che nella loro semplicità riescono a restituire momenti di una tenerezza incredibile (e la Pastorelli davvero brava, il suo personaggio è magnifico) e un villain, lo Zingaro, che riesce a dominare sopra ogni cosa. Un individuo affetto da un disturbo narcisistico della personalità che diventa parte integrante del discorso italianità del film, con la sua voglia di apparire nella cultura popolare nostrana e in quello che sembra dare vera celebrità al giorno d'oggi. 

Davvero, una scrittura simile e un interprete come Marinelli (che quell'anno recitò pure in Non essere cattivo di Caligari, due titoli che da soli valgono un'intera carriera) che quasi possono sovrastare sul resto ma che riescono comunque a esserne invece paralleli.

Mischiare nostrano con l'estero non era affatto semplice, ma Mainetti riesce a non snaturare nulla. E persino un combattimento finale che risente di tutta la pochezza dei mezzi non toglie potenza a una pellicola che è diventata in fretta un vero e proprio cult moderno.

Alla fine hanno "solo" raccontato una storia in grandi di intenerire, emozionare e far innamorare dei loro personaggi, non risparmiandosi violenza e cazzotti. Non so voi, ma sono stato comprato con molto meno.







Commenti

  1. Casualmente è anche il mio post di oggi, concordo su tutta la linea, un film molto importante come dimostrazione che anche oggi i generi possiamo farli pure noi e anche bene!

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    1. Eheh, con l'uscita di "Freaks out" credo sia d'obbligo parlare anche di questa meraviglia - anche se ormai ognuno ha detto la sua nel corso degli anni.

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  2. Visto al cinema ai tempi. Amore a prima vista. Era stata una bella annata, quella, per l'Italia.

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  3. Ma che bello sto film !!!
    Mille universi distante da film come Favolacce dei fratelli cosi..almeno qua puoi sognare.
    Molto curioso per Freak out!
    Ciao

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    1. "Favolacce" è piaciuto un botto... 😅 ma sono uno dei pochi a pensarla così - e 'fratelli cosi' è un soprannome fantastico 🤣
      Si sogna, ma sono sogni molto sporchi, mettiamola così. Ma ha cuore, ne ha tantissimo.

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    2. È piaciuto anche a me però meno de La terra dell’abbastanza.
      Si sogna con il film di Mainetti perché non ti lascia quella negatività che permea i due film dei fratelli ..Jeeg è un film molto positivo anche se “sporco” come scrivi te-:)

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    3. E dire che io ho preferito il secondo 😅
      Sì, indubbiamente più sognatore. C'è bisogno di entrambi, diciamo.

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  4. Mi è piaciuto molto quando lo vidi, l'ho rivisto dopo per poterlo recensire dalle mie parti

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  5. Ma possibile che non l'avevi ancora visto? Comunque senza dubbi e tentennamenti un film bellissimo e riuscitissimo, condivido un po' tutto di quello che hai scritto ;)

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    1. Visto, rivisto e stravisto... diciamo che stravedo per sto film 🤣

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