MEMORIE DI UN ASSASSINO, di Bong Joon-ho

Corea del Sud, 1986. Il corpo di una giovane donna viene trovato nel canale di scolo di una strada di campagna, e poco tempo dopo viene scoperta un'altra vittima a poca distanza. La polizia brancola nel buio e su propria iniziativa, il giovane Seo Tae-yun viene da Seul per aiutare nelle indagini...

Siccome qui in Italia siamo campioni di salto in lungo sul carro del vincitore, ecco che dopo il trionfo mondiale di Parasite abbiamo finalmente portato con "soli" sedici anni di ritardo sui nostri schermi il film d'esordio di Bong Joon-ho, regista che ormai è il sogno erotico di ogni cinefilo dell'internetto che si rispetti.

Unico inconveniente: questo non è il suo film d'esordio.

Quello era Barking dogs never bite, commedia ispirata a Il cane delle fiandre di Ouida (e che nessuno si ricorda mai di nominare, stranamente, con buona pace di Bae Doo-na), ma il film che lo consacrò a livello internazionale fu proprio questo. Non per nulla, fu la pellicola con cui mi approcciai al suo cinema.

Ora, non per fare il boomer, ma quelli erano davvero altri tempi. Il cinema orientale dominava incontrastato nelle discussioni di tutti i cinefili, anche se in una cerchia ristretta che vedeva l'etere muovere i suoi primi passi, e questo era conosciuto col titolo internazionale di Memories of murder, segnando una specie di giro di boa per un filone che qui trovava il compromesso totale tra la realizzazione coreana e il mercato occidentale. Era un ibrido in grado di mantenere una sua perfetta coerenza di fondo e un'abilità tecnica davvero micidiale.

Perché è innegabile che questo film abbia due anime, che si riscontrano proprio nelle parti in cui è possibile suddividerlo anche a livello di minutaggio.

La prima parte è quella più canonica, anche se le scene epocali non mancano. C'è un bellissimo piano sequenza quando vediamo uno degli agenti andare sul luogo del delitto e, cosa che ho riscontrato in diverse pellicole a tema, si evidenzia non poco l'incompetenza della polizia - davvero, il cinema coreano ha il dente avvelenato verso i poliziotti, dove quando va bene sono corrotti guasconi e quando va male sono degli incompetenti conclamati - e per quaranta minuti buoni tutto avviene su binari piuttosto rodati, anche se con un ritmo in grado di non annoiare mai e con un comparto tecnico di tutto rispetto.

Certo, ci sono le bellissime immagini che riflettono la sensibilità cinematografica asiatica, ma per il resto si viaggia fianco a fianco dello Zodiac di fincheriana memoria, lasciando la sempreverde sensazione di "tutto molto bello, ma..." che mi ha assalito quando sono dovuto andare a diversi party con dress-code...

Ma è con la seconda metà che il film ingrana veramente e fa capire di che pasta è fatto il nostro Bong.

Perché pur lasciando da parte i momenti più efferati che hanno fatto la fortuna del #koreanthriller (alcuni maligni diranno reiterando un modus operandi già sperimentato) Memories of murder è davvero un film incredibilmente cupo e violento, ma di quella violenza che non avviene sempre a schermo. Sostanzialmente perché, anche se il minutaggio comporta un'importante porzione di tempo, al film interessa ben poco di raccontare delle indagini e della scoperta.

In realtà è un film sul fallimento.

Pochi sanno che i fatti riportati nel film si riferiscono al primo assassino seriale della Corea, che rimase attivo tra il 1986 e il 1991. All'uscita del film il volto del killer rimase sconosciuto, ma proprio nel 2019 il detenuto Lee Chun-jae, incarcerato e condannato all'ergastolo nel 1994 per l'uccisione della cognata, confessò altri quattordici omicidi e trentuno stupri o tentativi di violenza carnale. Una delle vittime non fu mai riconosciuta, quindi le autorità dedussero che insieme a lui si mosse anche un emulatore, ricollegato ad altri delitti irrisolti.

Fu un fatto di cronaca che smosse l'opinione pubblica come mai prima di allora e che, nel non vedere un vero e proprio termine, fu accolto come un fallimento nazionale per moltissimo tempo.

Il film di Bong si concentra proprio su questo, estendendolo però ai protagonisti, due personaggi tagliati col machete (metaforicamente parlando, che visto il tema non si sa mai) che nel seguire le indagini hanno la loro inversione, il loro ribaltarsi di posizione che metterà a nudo i temi della pellicola.

Risulta ancora incredibile la naturalezza con cui il regista-sceneggiatore sia riuscito a mettere sulla scacchiera due personaggio così apparentemente monolitici, per poi spiattellare su una delle ultime sequenze tutto il peso di quelle indagini, sul senso della ragione e della giustizia. Quella mano sulla pistola, in una scena che li avrebbe visti sulle rive opposte, ha una potenza narrativa davvero inimmaginabile, che mostra la piccolezza dell'essere umano sugli eventi che non riesce a controllare.

Come nella realtà - e qui la geniale attinenza ai fatti reali per le motivazioni artistiche - non si scoprirà la verità. Sarà solo un veder crollare le proprie certezze verso tutto e tutti. Da quella galleria ferroviaria ne usciranno sconfitti tutti quanti, dal primo all'ultimo, ma noi spettatori potremo 'godere' di una delle sequenze più emozionanti che il cinema possa offrire... anche se difficile da sostenere, pur non vedendo una goccia di sangue scorrere.

Ci saranno solo gocce di pioggia, che però non laveranno nessuno. 

Anzi, mostreranno solo un mondo ancora più sporco di prima.

Fotogrammi di estrema bellezza che innalzano un film partito con le intenzioni più canoniche e arrivato alla fine a giganteggiare come solo ai migliori è concesso. 

Bon Joon-ho non illustra la storia di una ricerca, quanto il racconto di certezze e stabilità che crollano nella peggiore delle maniere.

E non contento, offre una scena finale beffarda e spiazzante. senza esagerare, gli basta un dialogo e un'inquadratura. 

Ma non la dimenticherete mai.







Commenti

  1. Il film che preferisco di questo regista insieme a Madre, ad esempio Parasite non mi ha colpito alla stessa maniera.
    La recitazione dei coreani la trovo sorprendente, sono così naturali e spontanei da risultare a volte 'macchiette per caso', 😀. Da vedere assolutamente in versione originale.
    Ottima recensione, a suo tempo anch'io mi ero documentata sulla storia reale.
    Un grande film, insieme a un altro di cui non mi sovviene il titolo di un altro regista che adesso cerco e ti dico ( facile che tu possa già averlo visto).
    A dopo.

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    1. Sulla recitazione non saprei... Alcuni, tipo Choi Min-sik, bucano lo schermo, altri invece... lo hai detto tu 🤣

      Non so che dirti, Parasite per me fu una folgorazione, oltre che attualissimo e mirato per il tema che trattò. Poi però venne la pandemia e... 😅

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    2. Certamente, sono gusti e bene così.
      Il film di cui ti dicevo è "Oasis" di Lee Chang-dong.

      Qualche sera fa ho visto 'L'isola' di Kim ki duk. Lo conosci?
      Mamma mia che film 👍 questo sono quasi certa che ti piacerebbe. Fammi sapere. Ciao!!!

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    3. Ma Lee Chan-dindondang è un grandissimo e non ha sbagliato quasi nulla 😍🥰 peccato sia un po' il "genio sfigato" di turno. Ha un seguito semi inesistente 😕

      Con Kim ho uno strano rapporto, invece. Alcuni li adoro, altri (tipo "Time") fatico a capirne il senso. Quello che dici tu mi piacque, ma dovrei rivederlo.

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  2. Oasis è un buon film oltre che già premiato. Io sono una che cerca e come te incappo in pellicole anche sconosciute ai più. I vostri blog poi aiutano anche in questo. Il grande pubblico lo sai meglio di me, è abbastanza omologato, un appassionato cerca cose diverse, spesso trova piccoli gioielli.
    Kim ki duk lo conosco pochissimo, cercherò altro.
    'L' isola' mi ha ipnotizzata.

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    1. Ti ringrazio 😬☺
      Il pubblico più che altro non è abituato a cercare e non sa come farlo. Io nel mio piccolo lo faccio perlopiù per divertimento e per imparare dai commenti, ma se sono "stato d'aiuto" sono felicissimo 🙃

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    2. Pensa che non ho piattaforme varie, a parte qualche festival i miei titoli che trovo magari in rete o sui blog o perché ne leggo da qualche parte, poi me li procuro tramite DVD (biblioteca a noleggio con interprestito con altre biblioteche) oppure li compro. Mondo questo che ultimamente si è ridotto tantissimo, i DVD si troveranno sempre meno, ahimè 😏
      Dovrò pensare anche a questo.
      Buona serata, buone visioni.

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    3. Da vecchio collezionista, mi spiace che il mercato dell'home video stia naufragando... ma toccò anche alla fotografia, ai tempi. Sono i tempi che cambiano.
      Io per esempio non sono minimamente contrario alle piattaforme.
      Buone visioni pure se te :)

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  3. L'ho recuperato "tardi", come tutti i film di Bong Joon-Ho visti finora, e mi aveva stupita per la stratificazione di registri e stili. All'inizio sembra di guardare un poliziottesco, quasi una commedia, poi a poco a poco diventa tragico, malinconico e cupo come pochi altri film. Davvero un piccolo gioiello.

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    1. Non è mai tardi per le cose belle 🙃 e sì, seconda opera, ma una maturità da veterano.

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  4. Non lo dimentico no. Visto anch'io tardi, non mi è rimasto tanto impresso in verità, ma è davvero un gran film, di un Bong che non solo fumo (e non era una battuta).

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    1. Eh beh, non ci si diverte col solo cinema, d'altronde ~

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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