SUPER - ATTENTO CRIMINE!!!, di James Gunn

Dopo una vita di fallimenti e maltrattamenti, il bonario e disadattato Frank ha il suo momento felice sposando la bella Sarah. Peccato che lei un giorni scappi di casa, per cadere tra le braccia del delinquente Jacques. Questo, insieme a una visione non proprio celestiale, darà a Frank la spinta per rendere il mondo un posto migliore, vestendo i panni di Saetta Purpurea. Ma la vita del supereroe...

Capaci tutti oggi a bullarsi dicendo di amare il James Gunn regista, ma farlo prima, quando militava nella TROMA e si dedicava ai film trash... ecco, lì si vede chi conta veramente! Dal canto mio, mi limito a dire che passare da una casa di produzione così a quella più grossa del momento - e alla diretta concorrenza, causa scandalo e successiva riabilitazione - è una prova mai del tutto celebrata.

Così come questo film che, con tutto l'amore che posso provare per i suoi Guardiani e i Suicidi di gruppo, non ha mai ricevuto l'eco e l'acclamazione che merita.

Purtroppo il film uscì a ridosso di Kick-ass che, per quanto bene io possa volere sia a Mark Millar che a Vaughn, non è nemmeno degno di allacciare la scarpe a questo. Si tratta di un film a metà strada tra il passato di Gunn e la nuova strada che intraprenderà poi nel "cinema che conta", con un occhio al mondo pop che l'ha formato, la necessità di operare in un settore indipendente e una sensibilità inaspettata. 

Perché sì, inizi a vedere Super! per vedere un film scemo che ti faccia ridere, e finisci con la sensazione di aver visto qualcosa di bello che a suo modo è perfino riuscito a toccarti nel profondo.

Tutto questo, da uno che poco prima era famoso per un body-horror su un'invasione di vermi (tra l'altro, Slither è davvero bello!), un gag-reality per scream queens, le sceneggiature per l'esordio di Snyder e i film di Scooby-Doo e un film su due fratelli che rischiano di scopare tra loro.

Come fosse una cosa negativa, dico io...

Diciamo anche che l'umorismo del nostro, come certificarono certi tweet incriminati che lo fecero cacciare da Mamma Disney, non è proprio per tutti e proprio qui si vede. La realizzazione non è delle più raffinate, anche perché poco raffinate sono le situazioni che rappresenta e il contesto ce vuole evocare. Su questo, la volgarità e la grana grossa di certe trovate risulta sorprendentemente efficace, perché agisce proprio al contrario di quello che un fumetto sui supereroi vorrebbe fare.

Se la Marvel ha dato inizio ai supereroi con superproblemi e la DC ha sempre puntato sul superomismo in spandex, Gunn gioca in una via di mezzo, puntando sul problema e sul superomismo.

Se un tizio problematico - e avoja che Frank lo sia - decidesse di creare un supereroe perché pensa di essere stato toccato da Dio, cosa potrebbe succedere? Qual è il confine tra codice morale e giustizia applicata? Sono tutte questioni che alla sua maniera Gunn cerca di risolvere, sorprendendo sul finale.

Se tutto vi sembra un enorme cesso concettuale, non sbagliate, così come potrete benissimo immaginare tutte le problematiche avute da Gunn per riuscire a produrre questo film - vi basti pensare che lo script era stato realizzato prima del suo esordio body-horror. La realtà è che tutto deve merito a un nome e alla serie a ella correlata... Jenna Fisher.

La Pam di The office ai tempi era sposata con Gunn e fu proprio lei a dirgli di non demordere, insistendo sul cercare dei produttori interessati. E siccome John C. Reilly, volto primario a cui si era pensato per Frank, diede forfait per cazzi suoi, fu proprio la Fisher a passare lo script a Rainn Wilson, suo collega nella serie con Steve Carell, che a sua volta lo consegnò a Ellioth Page - all'epoca ancora "Ellen" e, da persona che si è sempre battuto per i diritti LGBTQI+, mi ha fatto strano vederl3 in pose sexy - con la quale aveva collaborato in Juno

Il resto, è tutto quello che potete vedere.

Aggiungo solo che Rob Zombie che fa la voce di Dio è un tocco di classe.

Come di classe è tutto il giocare sulla malattia, sullo spaesamento e sul borderline, a sottolineare come sia tutto ambientato in un mondo malato che ha perso la benché minima forma di convivenza. Alan Moore del resto aveva anticipato come dietro ogni maschera si nasconda un sociopatico, qui Gunn amplifica a misura d'uomo le conseguenze, tanto che pure un banalissimo superare la fila ha conseguenze tragiche.

E sempre di un disadattato in crisi mistica stiamo parlando.

Proprio per questo il film, in quel suo finale, mostra la propria vera natura. Gioca sul senso di chiamata, sull'essere prescelti, mostrando il vero atto di eroismo possibile: il sacrificio totale, senza nessun tornaconto personale. Tanto che pure in quelle inquadrature finale il film cambia veste, togliendo la patina da B-movie (camera a mano, primi piani, tempi comici seghettati) che ha orgogliosamente portato.

James Gunn porta avanti il suo umorismo sghembo e oltre ogni limite, quello che forse ti fa piangere dalle risate, ma ti ricorda che quando piange la gente fa la faccia scema.

Ma certe volte può anche piangere dalla felicità.






Commenti

  1. Mi era piaciuto parecchio, pensavo fosse un film più scemo ma alla fine l'ho apprezzato, Gunn è in gamba, mi piacerebbe recuperare qualcuna delle sue primissime cose.

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    1. Scemo proprio per nulla, invece... e la cosa incredibile è che fa di tutto per esserli 😱

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  2. Insomma, non ricordo granché, al contrario di Kick-Ass, tuttavia penso d'averlo apprezzato, dopotutto mi piacciono queste "cavolate", e poi a Gunn tutto l'amore che c'è.

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    1. "Cavolata" non direi proprio 😕 alla sua personalissima maniera è un film molto profondo - e anche a comparazione di mezzi, ben più riuscito di Kick-Ass...

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    2. Cavolata nel senso grottesco, comunque sono due film "gemelli diversi".

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