SCAPPA - GET OUT, di Jordan Peele

Chris, fotografo afroamericano, parte con la ragazza Rose per conoscere i genitori di lei e passare il weekend nella casa di famiglia. Famiglia che però ha una tradizione di...

Se devo pensare a un fenomeno recente che ha attraversato la comunità cinefila, uno di questi è sicuramente Get out, film horror di Jordan Peele che ha portato la Blumhouse su livelli che raramente si è più sognata.

E visto come il mondo sta guardando la carriera del suo regista, è proprio il caso di dire che tira più un Peele di...

Forse voi non lo ricordate, ma io ero lì, quando tutti si strapparono i capelli e gridarono alla rinascita dell'horror americano (vabbè, i non-morti sono creature tipiche dell'horror) e incensarono Jordan Peele come genio moderno, in grado di reinventare il genere e ricordarci a tutti noi poveri peccatori che il mondo è una merda in cui purtroppo ci tocca vivere.

D'altronde questa non è una novità. Il genere del racconto d'orrore - catalogato proprio con questa espressione, mentre in passato aveva dei sordidi echi che affondavano nella cultura popolare stessa - nacque in Germania verso la fine dell'Ottocento e aveva come scopo principale quello di sviscerare le paure della società per poterle mettere alla berlina - no, proprio alla berlina, non perché era in Germania.

Ok, la smetto...

Se ci pensiamo, le fiabe, per come erano concepite in origine in epoca pre-Grimm, erano quasi dei racconti dell'orrore nati con l'intento di educare ai pericoli del mondo.

Quindi che si usi il tema del razzismo per portare avanti una storia non è una grandissima trovata o un qualche sordido modo per innalzare un genere che rischia di essere solo squartamenti e basta. Anzi, i temi sociali nella narrativa d'orrore, braccio a braccio con quelli umanistici, sono sempre esistiti proprio per i motivi di cui sopra. Romero stesso concluse uno dei suoi film più famosi facendo accoppare un certo personaggio, proprio per sottolineare il razzismo insito dell'America.

Se parliamo di razzismo, poi, l'America ha tanti di quei fantasmi da farsi perdonare che non la finiamo più. Permettetemi quindi di fare la chiosa che questo è il motivo principale per cui questo film ha vinto un Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Del resto Peele è imparentato per via materna con Nathaniel e Abraham Woodhull, due importanti figure per la lotta dei diritti degli afroamericani, e il tema gli è ovviamente caro per evidenti motivi.

Il film e il suo messaggio quindi non li contesto minimamente. Ogni opera che, alla sua maniera, prova a combattere il razzismo è la benvenuta e da queste parti sarà sempre ben accolta.

Poi però rimane il parere oggettivo...

Lo ammetto, io per questo Get out non mi sono strappato i capelli. Non l'ho nemmeno trovato un brutto film, ma neppure qualcosa che giustifichi tutto il successo che ha avuto. Perché se è vero che i rimandi ai vecchi maestri non mi infastidiscono e la loro devozione non è per forza un demerito, lo diventa quando non riesce ad andare oltre, a non traslare un messaggio ovvio - e giusto, lo sottolineo - con qualcosa che lo differenzi a dovere, una trovata registica o uno stravolgimento di trama che possa in qualche maniera portare avanti il carrozzone verso una diegesi moderna degli sviluppi e delle tecniche.

Get out purtroppo è un film estremamente didascalico, che ti spiattella le cose davanti e non sa neppure essere così esagerato come vorrebbe. 

Gli manca la folle anarchia che fu di Romero, evidente ispiratore, e soprattutto ha un'aurea che lo invecchia terribilmente nel suo formalismo.

Peele è stato acclamato per questo suo film. C'è un passato da comico ingombrante con un comprimario insopportabile, ma ha comunque mano ferma nel ritrarre le dinamiche e, parte più riuscita del lotto, nel far vedere come il paese faccia di tutto per mostrarsi progressista ma nasconda dentro di sé delle sfumature ambigue che fanno comprendere come certe vecchie abitudini non siano mai passate. 

Tutto il resto, da che il mistero viene spiattellato, appare quasi infantile.

Ed è un peccato, perché dentro di sé ha tanto buono, ma quello che emerge è un messaggio urlato a squarciagola col megafono, quando maggiori sottigliezze gli avrebbero permesso di risultare ancora più incisivo e crudele... quasi quando il paese a cui rinfaccia la crescente ipocrisia e che, sotto una facciata di finta inclusione, perpetra un abominio durissimo a morire.

Ma si tratta dell'inizio di quello che a tutti gli effetti è un nuovo autore che sta segnando il genere horror moderno.

E con un impronta sociale inscindibile dalle sue stesse opere.







Commenti

  1. Guarda siamo in sintonia, anch'io non sono impazzita per questo film, a parte qualche guizzo, ma tutto il tema mi e' parso se non assurdo e ci sta, comunque non raccontato bene.
    Ho già visto tre film di questo regista e resta sempre la mia stessa perplessità.
    A volte è proprio il fatto di voler dare sempre il messaggio, politico o sociale a confondere un po' le cose e a pasticciare. Passato troppo tempo dalla mia visione per poter argomentare, meglio, ma ricordo il mio senso di stupore all'uscita di sala, per l'incapacità di capire il perché di tanto clamore. Il suo secondo film mi è piaciuto, l'ultimo ne riparliamo quando lo vedrai. Troppa carne al fuoco, metafore che non sempre funzionano, e troppa ricerca dell'immagine a discapito del senso. Per metafore e non c'entra assolutamente niente ho preferito lo stile fracassone di Aronofsky (spero di aver scritto il nome in modo corretto) in Madre! il suo film con le molteplici chiavi di lettura mi è arrivato forte e potente. Peele gioca di rimandi e simboli e di fatti molto legati al suo Paese che rendono soprattutto il suo ultimo film un po' criptico, ma giusto per farti capire che altri registi rendono in ugual modo senza nascondere la mano (spero di essere stata chiara).

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    1. Sei stata chiarissima :) ma il film di Arocoso sta fuori come un balcone, è superiore già solo per quello, qui siamo ancora nel razionale 😅 e sì, è profondamente intriso di 'americani t'ho, altro motivo che lo allontana ulteriormente...

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  2. Anch'io all'epoca fui piuttosto stupito del clamore suscitato da questo film, le critiche entusiaste, i premi... continuo tuttora a chiedermi come sia stato possibile che "Scappa!" abbia battuto "Tre manifesti a Ebbing" nella corsa all'Oscar per la miglior sceneggiatura (!). Però, come ieri mi faceva notare una mia amica, è vero che noi guardiamo questo film con occhi "europei" e non consideriamo l'impatto che ha avuto invece in America, un terreno fertile dove il bigottismo, il patriarcato, il razzismo strisciante (in una parola, il Trumpismo) ha radici purtroppo più che rigogliose. Sostanzialmente mi trovo d'accordo con quello che scrivi, ma è indubbio che "Scappa!" ha rappresentato per Hollywood e per il cinema mainstream una "scossa" che noi non riusciamo (forse) bene a comprendere.

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    1. E' un film con finale a sorpresa che rivedo sempre volentieri.

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    2. Kris, ovviamente ti esprimi egregiamente come sempre :) sì, ha cavalcato l'onda del periodo e toccato un nervo scoperto del Paese, ho ben scritto che è l'unico motivo per cui ha vinto l'Oscar. Purtroppo oltre all'idea del twist c'è poco altro...

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  3. Non mi sono strappato i capelli, ma quanto mi è piaciuto questo film, davvero tanto. Sarà stata la sorpresa oppure no però ho apprezzato molto, dalla regia alla sceneggiatura.

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    1. Per carità, brutto non è. Solo che... L'ho trovato «un normalissimo film», ecco...

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