PEARL, di Ti West


America, 1918. Mentre la Prima Guerra Mondiale sta per finire e la Febbre Spagnola miete vittime, la giovane Pearl vive coi genitori tedeschi in una ridente casa di campagna - che penso ricorderete. La ragazza attende il marito, partito al fronte, e spera in una vita migliore... magari come star del cinema o ballerina.

Ho ventitré anni e troppo tempo libero, perciò mi sto sparando Nymph()maniac di Von Trier in versione integrale. Visione che si sarebbe rivelata molto utile per spararsi anche altro, e al momento sono le uniche scene che ho rivisto - e non per motivi cinefili.

Nel mentre, pensai di intraprendere una serie di sedute per trovare risposta alla mia fascinazione per la Gainsbourg, dilemma che si acuì maggiormente quando la vidi destreggiarsi con una ragazza dall'orecchio svergolo.

Quando si parla di essere nati apposta per qualcosa, inconsapevolmente lo si dice della Goth e del cinema. Non solo ha uno dei nomi più fighi esistenti, non solo ha saputo ritagliarsi un proprio spazio nel cinema indipendente che conta con un titolo più fuori di testa dell'altro, ma ha anche uno di quei visi che non ti si scollano più dalla mente, capaci di essere tutto il contrario di sé stessi.

Ingenuo, infantile, sensuale e spaventoso... o tutte queste tre cose insieme.

Se avete visto X, forse avrete notato la sua capacità di dare vita a due personaggi così opposti. Certo, c'erano chili di trucco prostatico a darle le fattezze della vecchiaccia, ma portare nello stesso arco di tempo nella stessa pellicola due personaggi diametralmente opposti - la matusa di cui sopra e l'aspirante pornostar - non è per tutti.

Pure io al posto di Ti West non avrei potuto che costruirle un film addosso. E per favore non iniziamo con le battute che ho fatto molta fatica a trattenermi. 

Film che è il prequel della precedente fatica di West, quella robina che con fare molto scanzonato aveva saputo fare un discorso sul tempo e sulle mutazioni dello stesso non indifferente. Ma soprattutto, ci regalava una scena di sesso geriatrico, mettendo in scena quello che spaventa realmente la società moderna: il sesso (tra il mostrarlo e il parlarne c'è un'abissale differenza) e la vecchiaia anticipatrice della morte - quindi figuratevi ambedue insieme.

Forte del successo e della possibilità di pagarsi l'affitto per i prossimi anni, West ha deciso di raccontarci dell'origine del villain, ma alla propria maniera.

Ciliegina sulla torta, è stato scritto insieme al regista proprio dalla Goth.

Il risultato è una pellicola perfettamente agibile a sé, anche senza aver visto il capostipite (però a mente non vergine il finale sarà ancora più amaro) e che porta avanti il discorso che Werst ha sempre fatto col suo cinema... ma in maniera nuova.

Ovviamente, produce la A24, che quando sente odore di bamba e disagio non si tira mai indietro.  

Ma alla fine... cos'è che ha sempre voluto fare West?

Fino a un po' di tempo fa avrei detto schifo. Poi, vuoi per il potere del porno o perché qui ha intrapreso una vera maturità, posso dire senza troppi problemi che il nostro ha sempre cercato di rievocare il cinema e le sue epoche passate attraverso la trasposizione del moderno. Da pura rievocazione con The house of the Devil, fino a escatologia del genere con The innkeepers, passando pure al lato oscuro col mock di The sacrament. Poi con X è ritornato alle origini, attaccandoci però il discorso sul tempo e facendo riferimento a un genere e a dei registi specifici per quello che riguarda l'impianto narrativo e lo stile. 

Con Pearl le cose si fanno un attimo più complicate perché non c'è un solo stile ad averlo ispirato, così come non si rifà a un regista specifico o - ancora meglio - a una precisa decade cinematografica. O cinematogra-fica, viste le origini.

Pearl inizia saccheggiando dal melò, da Fleming e dai drammi classici del cinema d'oro, adottandone i colori e le atmosfere, per mostrare un personaggio disturbato senza patetismi o allontanamenti di sorta. Ci specificano subito che la protagonista è malata, non si nasconde che dietro la mania di essere famosi non ci sia solo il desiderio di avere una vita migliore, ma anche un forte disturbo, così come tutto il mondo sembra essere disturbato quanto lei. 

Il sogno di una matta che abita un mondo matto, in sintesi.

In tutto questo abbiam il dramma familiare, la guerra generazionale tra madri e, poi, quella scena della danza, così bella da racchiudere dentro di sé tutto il senso e il contenuto del film, come un monologo finale della Goth che è di una potenza di scrittura e di interpretazione rara - e lei è davvero bravissima.

Ma soprattutto, Pearl mette in scena quella che è la paura più grande di tutte: che i nostri sogni siano superiori a tutti noi.

Ci saluterà solo un sorriso finale che raccoglie tutta la disperazione di questo mondo, la necessità di andare avanti nonostante si sappia (come chi ha visto X) che non ci sarà null'altro avanti.

Forse un paio di semplificazioni, omicidi piazzati come modus narrativo abusato... ma che film, ragazzi! West mi piace assai per la seconda volta di fila.






Commenti

  1. Aspetto MaXXXine come si aspetta il Natale. E lieta che finalmente qualcuno stia dando lustro a Mia Goth, che aspetta da troppi anni di salire alla ribalta!

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    1. Guarda, su X non c'erano aspettative e su questo sì. Al prossimo giro, West dovrà fare l'impossibile per non deludere... 😅

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  2. Il dilemma del 2022: Meglio "X" o meglio "Pearl"? Un giorno propendo per uno, un altro per l'altro titolo, poi respiro e penso che siamo stati fortunati ad avere avuti due film così, Ti West e Mia Goth sugli scudi. Ed ora si aspetta tutti insieme "MaXXXine" ;-) Cheers

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    1. Diciamo che X per me è stato una sorpresa, viste le aspettative basse, forse lo ricordo con più piacere per quello :)

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