BONES AND ALL, di Luca Guadagnino

1988, Virginia. Maren è un'adolescente con episodi di cannibalismo. A diciotto anni viene abbandonata dal padre, che le rivela la vera natura della sua condizione. La ragazza decide così di andare a cercare la madre che non ha mai conosciuto e, durante il viaggio...

Essere uno dei pochi che non si è strappato i capelli per Chiamami col tuo nome è dura, figuratevi poi se quel film vi ha fatto proprio schifo. Per fortuna non sono un laureato in lettere che si vergogna di apprezzare Moccia, ma un metallaro che ammetteva di istituzionalizzare gli 883 prima che diventasse di moda, quindi un minimo di decenza mi è concessa.

No seriamente, rispetto alle avventure estive di quei due Max Pezzali sembra Frank Zappa, giuro. 

Vabbè, comunque alla fine mi sono visto pure 'sta roba.

La realtà come sempre è molto più complessa. 

Ritengo Guadagnino un grandissimo regista - anche perché così disse Bertolucci ai tempi, e io non sono nessuno per dar contro al maestro - ma un pessimo narratore. Tutto quello che mi è piaciuto del suo cinema era meramente estetico, il problema è che oltre a quello non c'era assolutamente nulla, semplice didascalismo quando invece provava a fare il poeta. E va bene che il cinema è un'arte visiva, ma non mi è mai riuscito ad andare oltre quell'aurea fighetta che i suoi dannatissimi film si portano dietro, senza analisi dell'ambiente (eccezion fatta per Io sono l'amore, ma molto all'acqua di rose) dove alla fine ti ritrovi a vedere le disavventure di questi straricchi, peraltro fotografate al top.

Nei suoi lavori, le singole parti valgono sempre più dell'intero insieme. Suspiria per esempio era un magnifico collage di grandi momenti che però insieme aveva un'amalgama davvero scrauso - banda Baader Meinhof scomodata a caso, pure. 

Poi boh, ha la mania di risolvere tutto con queste ossessioni amorose che mi danno l'effetto di quella volta che rubai il diario di una mia compagna di classe non molto sveglia, e in questo Bones and all è un suo film al 100%.

Non per nulla, parla (ancora) di amore. Ma...

Avete presente quel ritmo micidiale di Elio e l'altrettanto efficace fotografia che rifulgeva quel periodo della giovinezza? Lo sfavillio di colori quando la borghese straniera scopriva il vero calore dei sentimenti? L'alone di malinconico disincanto nelle vite di quegli artistoidi al fine ultimo delle loro vite e aspettative? Fate quello che non ho fatto io con la coerenza: dimenticateli. 

Bones and all è una versione noiosa e granguignolesca di Badlands di Malick, oppure le avventure horror di Cletus il bifolco dei Simpson, animate però dallo Studio Ghibli. Il che non sarebbe un male, ma l'accostamento dei contrario puzza di vecchio, oltre che di morto.

Poi c'è Timoteo Chalacoso, l'unico essere in grado di farmi passare l'hype per un film tratto da Dune, che invece puzza di triglia. Sì, perché mi ricorda quella ogni cosa che combina.

Scusate, ma qui è odio atavico. 

Quindi, tralasciando l'essere di cui sopra, e anche l'assurdità dello spunt(in)o di partenza, perché nessuna storia è troppo assurda se la sai raccontare bene, il film è un continuo "o' famo strano" ambulante, solo pensato per un pubblico per fighetti. Davvero, non ci ho visto proprio null'altro. Solo sta roba patinata e leccatissima (oddio, che detta così...) per raccontarmi le avventure vagabonde di questi due che dovrebbero essere dei disadattati, ma in realtà sono personificati da due modelli.

Eh, ma lei ha un principio di vitiligine e lui i pantaloni lerci. Così la quota redneck sta appost.

Buona questa cadrega...

Si potrebbe citare il cercare un senso al proprio essere, le mancanze di prospettive di una gioventù che ha fondato le proprie radici in un'epoca reaganiana che sul superomismo e l'annullamento del sé fondava la propria way of life, ma l'unica cosa che mi è venuta è stata una battuta molto prevedibile quando ho scopetto che l'autrice del libro è un'attivista vegana.

Guadagnino per me non sa trattare il basso, raccontare lo sporco non fa per lui e l'escamotage narrativo non abbraccia tutto quello che potrebbe trattare - e che i cibo si porta dietro, anche. Resta una storia d'amore uguale a molte altre, ma con un immersione che è solo un banale battage pubblicitario, che sfocia nel ridicolo proprio quando il vero personaggio problematico del quadretto viene banalmente fatto fuori, togliendo tutte le implicazioni che comporta.

Io ci ho provato, il fim era anche materia mia, ma come al solito Guadagnino nostro è riuscito solamente a irritarmi abbestia, con un pasto che non mi ha fatto passare l'appetito e mi ha tolto sapore.

Forse però era Covid...

Mi ha fatto pensare al misconosciuto György Pálfi, che non solo ti mostra la merda, ma attraverso quella ti palesa tutto il bello e la poesia del mondo. Che c'è ovunque, per chi sa guardare, nel complesso e attraverso.






Commenti

  1. Insomma, Guadagnino non rientra nei tuoi gusti cinematografici

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    1. "Suspiria" mi era garbato. Più che altro, deve farseli scrivere da altri.

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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