EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE, dei Daniels

Evelyn è un'immigrata cinese trapiantata negli USA col marito Waymond e la figlia - quest'ultima desiderosa che lei accetti la sua omosessualità e relativa compagna. Mentre sta andando a ipotecare la lavanderia che gestisce, il coniuge, che tra le altre cose sta cercando pure di divorziare, le rivela di essere stato posseduto dal sé di un altro universo e che lei deve aiutarlo a combattere un'entità che...

Il cinema è tante cose ma, soprattutto, è arte. Una forma d'arte, almeno, e l'arte per propria natura cambia in nuovi linguaggi. A forza di cambiare può avvenire il salto di specie oppure una vera e propria evoluzione, che permette di adattarsi al mondo, in modo da passare il mutamento alle generazioni future.

Insomma, non puoi nemmeno andare al cinema senza renderti conto che sei diventato un vecchio di merda.

Perché sì, forse il cinema è cambiato da come l'ho conosciuto da piccolo con Jurassic park e, per quanto mi sia pippato anche le peggio sperimentalate, la fredda mano del boomerismo mi sfiora la spalla. E come la new Hollywood sbaragliò  il vecchiume precedente, forse è anche il turno di certi nuovi registi di sparpagliare le carte in tavola.

"Film inclusivi", poi, così lo ha definito Jamie Lee Curtis.

Ecco, questa è una delle critiche maggiori fatte al film, quello di essere portavoce del politicamente corretto e dell'inclusione a tutti i costi - perché la protagonista è immigrata e la figlia lesbica. 

Allora, qui è un serpente che si mangia la coda, perché se proprio vogliamo trovare una "colpa" per i film che devono parlare di accettazione dell'omosessualità e del diverso, quella è di omofobi e razzisti. Non ci foste voi, faremmo solo film di menare dove si mollano codogni a tutte le etnie e sessualità.

A me di vedere cinesi e gay frega quanto di protagonisti caucasici ed etero: zero. Ma io sono uno che, piuttosto di una sirenetta nera, si incazza perché come tordi andate a vedere rifacimenti di film che conoscete già a memoria - che poi erano rielaborazioni di vecchie fiabe, quindi il rifacimento del rifacimento.

Pistolottone/preambolo assurdo ma necessario per muoversi nell'ardua impresa di parare della qualunque nel mondo moderno. Ma va comunque ammesso che se Everything everywhere all at once ha riscosso tutto questo successo anche fuori dai circuiti a cui solitamente potrebbe rivolgersi, forse a fondo c'è qualcos'altro, e come tale va riconosciuto.

E indovinate... può benissimo non piacere.

Anzi, spoilerone bello grosso: non mi sono strappato i capelli per 'sto film e a una certa mi sono pure mezzo abbioccato. Ma va riconosciuto che esiste anche il gusto personale.

Lo stesso che mi fa detestare Back to the future e adorare Beowulf - ciao Bob - riconoscendo che il primo sia bello e il secondo una troiata. 

E quindi, in virtù anche di un momento della mia vita che anche come autore - lo psicologo mi ha detto he devo tirarmela un po' di più, scusate - preferisco la linearità accompagnata dallo stile a una trama incasinata e strabordante, il secondo film dei Daniels non mi ha colto alla sprovvista, ma mi ha fatto pesare che forse, con un po' di meno, mi sarebbe piaciuto molto di più - quanto avrei voluto, aggiungo.

La coppia di omonimi ha già impresso bene il proprio stile: trame volutamente stupide e alla ricerca dell'assurdo a tutti i costi, e che attraverso ciò vogliono mostrare il nonsense della vita e la sua tenerezza.

Non c'è nulla di casuale in quello che fanno, tutto ha un preciso scopo (anche parecchio profondo, in realtà) ma se la prima volta è andata discretamente di lusso, qui...

Ecco, sarà forse la mia natura di vecchio a parlare, ma ho come l'impressione che si siano leggermente fatti prendere la mano e che più di due ore di minutaggio siano decisamente troppe per quello che volevano raccontare e il modo in cui decidono di farlo.

Everithing ever... sì, avete capito... sto film dura un'eternità e se nella prima mezz'ora diverte, coinvolge e riesce addirittura a farti venire voglia di proseguire per vedere cos'altro si inventeranno, alla lunga mi è risultato abbastanza indigesto e quasi gratuito in questa eterna ricerca della soluzione più assurda. Perché un'intera narrazione non può basarsi solo sullo stravolgimento costante di quella che alla fine è una puntata allungata di Futurama, tanto che diversi passaggi non ci fossero stati non avrebbero cambiato di granché la trama.

E tra tutti gli escamotage, avrei fatto volentieri a meno del vedere uno che deve saltare su un plug anale...  

Caduta (lol)  che non mi sarei aspettato da due capaci di rendere poetico lo scoreggiare.

Quindi sì, alla fine si arriva dove dobbiamo, perché EEAAO (ok, sembra una canzone dei System of a Down...) rimane fedele all'impronta dei Daniels e parla di rapporti umani, di accettazione dell'altro in tutte le salse possibili, mentre il mondo collima e tutto è nonsense perché il senso siamo noi stessi.

Un film che mi comunica un messaggio simile, scusate, non potrò definirlo brutto.

Potranno non piacermi i modi in cui lo dice - e qui, come detto, li ho solo trovati ridondanti - ma no, non me la sento di cassare qualcosa che riesce a venir espresso partendo da delle basi tanto assurde.

Però sì, non mi sono unito all'entusiasmo generale come spesso mi succede, ma è stato comunque uno spettacolo che sono felice di aver visto. 

Anche questo è cinema, perché per quanto videoclippari, i Daniels ne mantengono le logiche di base e soprattutto un'identità espressiva e di linguaggio personale.

Ad ogni modo, checché se ne voglia dire, il film dell'anno è sicuramente questo e non solo per tutti gli Oscar vinti.

Voi sentiti liberi di amarlo o di schifarlo tranquillamente.






Commenti

  1. Non l'ho ancora visto...e per assurdo ho sempre meno voglia di vederlo. Una domanda stupidissima...Michelle Yeoh meritava davvero l'Oscar più di Cate Blanchett (ho trovato Tar una palla ma lei mostruosamente brava)?

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    1. Succede anche a me quando se ne parla troppo... passa effettivamente ogni tipo di voglia 😅
      Per il resto non saprei dirti, sono molto indietro con le visioni - però il buon Ke Huy Quan le ruba la scena più volte.

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  2. Io l'ho adorato e non mi sono annoiata neppure per un secondo. Ho riso, pianto, mi sono incazzata, mi sono girata dall'altra parte disgustata... insomma, mi ha coinvolta parecchio e lo rivedrei in tutti gli universi!

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    1. Il bello dell'arte è proprio questa diversità di pareri ed effetti 😬

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  3. Direi che c'è un equivoco di fondo: nessuno contesta a un film il fatto di essere "inclusivo" (ci mancherebbe altro) ma quando questa inclusività è decisamente paracula, costruita con il bilancino in un film fatto apposta per vincere gli Oscar... beh, allora sì mi fa incazzare.
    Ti dirò anche altro: trasecolo quando vedo la stampa di mezzo mondo scagliarsi contro Ari Aster per aver girato un film considerato un "giocattolo d'autore" mentre due mesi fa ha esaltato questo EEAAO che, diciamolo chiaramente, non lega nemmeno le scarpe al cinema di Ari Aster!
    Certo, io ormai ho 51 anni e sono boomer consapevole, però qualche film l'ho visto in vita mia e un minimo di capacità critica credo di avercela ancora...

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    1. Più che altro, quand'è che l'inclusività comincia a essere paracula? Quali sono i parametri che definiscono certe cose? Perché più che altro a me la faccenda puzza quando entra in contrasto con elementi interni al fil /opera.
      Più la critica in certi casi lascia il tempo che trova e i due simpaticoni ad Aster possono solo lavargli la macchina.

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  4. Beowful, rivisto verso dicembre dell'anno scorso ♡ mi è sempre piaciuto. Altro tassello nel cinema temporale di Zemeckis, anche l'aspetto di cambio da mito norreno a quello cristiano è un'introduzione superficiale (nel corpus del film) però è messo bene.

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    1. Guarda, per me quel film è un guilty pleasure. Spunto geniale usato malissimo...

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  5. Nonostante riconosca che in alcune parti sia stato assolutamente eccessivo, personalmente non mi è dispiaciuto. Anzi, posso dire tranquillamente che l'ho gradito. Ho anche apprezzato la tua recensione.

    Un abbraccio, Chiara!

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    1. Rispondo solo ora perché non avevo visto il messaggio, e ti ringrazio per l'apprezzamento :)

      Eccessivo lo è, perfino per me che del "cinema degli eccessi" ho fatto un culto 😂 qui dipende dal gusto e sensibilità di ognuno.

      Bye 🍻

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  6. Umh forse complice il superhype che si era creato dietro a questa pellicola sono rimasto abbastanza deluso, inizio molto carino poi la noia, la trovata dei trampolini diventa subito una paraculata per cercare la risata a tutti i costi, a tratti anche di cattivo gusto, non saprei mi ha detto poco non mi ha lasciato nulla, pareva the One con Jet Li ma con meno botte interessanti

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    1. Che cultone infantile mi hai riportato alla mente 😂😂 può essere tutto, anche che qualcosa molto semplicemente non ci piaccia 😉

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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