ONLY THE ANIMALS - STORIE DI SPIRITI AMANTI, di Dominik Moll

Intorno al cadavere di una donna misteriosa si smuovono le vicende di un pugno di anime sole, inconsapevolmente collegate tra loro, e dei loro nefasti destini...

Ci stanno un tedesco che trae in Francia un film dal libro di uno scrittore belga e in cui recita un'attrice italiana...

Sembra una barzelletta di quelle brutte, ma invece è "solo" questo film, ovvero un thriller drammatico (come volteggia tra i due generi è assurdo) con un malessere interiore tutto suo.

Dominik Moll è un regista tedesco che però deve tutto alla Francia. Assistente alla regia di Laurent Cantet e amico di Gilles Marchand, con questa sua sesta fatica si stanzia definitivamente nel paese delle lumache sott'olio, senza però rinunciare alla glacialità tedesca che lo contraddistingue e che sembra essere la vera impronta del suo cinema.

Anni fa, durante la promozione di Elles, Paul Veroheven disse che "solo i francesi sono così pazzi da produrre certi film", e per quanto questo non sia nulla di così sconvolgente, tra le righe ha quegli elementi che altrove avrebbero fatto desistere qualsiasi produttore, in grado di conferire quel malessere che tanto piace da queste arti e, diciamolo senza troppi peli sulla lingua, a auna certa riesce anche a elevare qualsiasi opera.

Quindi preparatevi a una sceneggiatura a prova di bomba e che vi porterà dove non credevate, senza strafare, tradendo fon dal principio la propria stessa natura narrativa e i principi che solitamente smuovono una determinata storia. 

Čechov disse che se in scena si vede una pistola, questa andrà usata durante lo spettacolo, e allo stesso modo se il film inizia con un cadavere si dovrà far vedere com'è passato a miglior vita e le inevitabili conseguenze sullo smuoversi della storia - questo lo disse il tenente Colombo, paragone per me altrettanto alto. E fin qui, il film rispetta in tutto e per tutto le regole.

Va da sé però che la sua natura thriller si ferma unicamente qui.

Moll non è minimamente interessato a mostrare le operazioni della gendarmeria - che sarà impotente, vista la mancanza totale di prove e dettagli - o come un eventuale assassino abbia nascosto le prove. Saranno i personaggi, involontariamente, a portare avanti gli indizi e a mostrare allo spettatore lo smuoversi delle vicende, ma in  maniera estranea alle dinamiche del normale thriller.

Ogni narrazione alla fine racconta dei suoi personaggi e dei loro tormenti interiori. 

Only the animals rispetta questo unico principio che smuove tutte le storie. Pur nascendo come thriller, al regista interessa maggiormente raccontare di quel pugno di anime le cui vite sono ste toccate dalla morte di quella donna, e sarà proprio in questo che il film stupisce, nel suo affacciarsi alle vite di questi illustri sconosciuti, mostrandoci la loro solitudine.

Questo permette a Moll di toccare più temi e, nella stabilità di ogni segmento, cambia registro continuamente, pur facendo rimanere l'intera operazione un unicum solidissimo. Ci sarà la donna con un matrimonio assente, lo spezzone che rasenta la necrofilia, la storia di lesbismo nascosto e sofferto fino a un cambio geografico inaspettato e che dona un'inquietante sfaccettatura a un personaggio.

Ognuno è solo a modo proprio, ma lotta coi denti e i mezzi che ha a disposizione per sfuggire alla propria misera condizione. Come il film stesso, nessuno guarda in faccia nessuno per raggiungere il proprio fine, che sia l'essere amati o raggiungere lo stile di vita desiderato, e in questo il film fa malissimo. Non solo per come OGNI segmento sia perfettamente collegato con resto (la scena finale...), ma proprio per la sincerità che riesce a conferire ad ogni singolo personaggio, dando ad ognuno il giusto spazio per esprimersi degnamente.

C'è un perenne senso di abbandono, accentuato dall'ambientazione montana che spadroneggia per gran parte del minutaggio, e come animali i personaggi si muovono. Creature mosse dall'istinto, anche il più "civile", che snudano zanne e artigli interiori in grado di graffiare. Ma quello che Moll ci mostra è un mondo senza Dio e senza speranza dove ci sarà una ineluttabile fine in cui dominerà il potere, mentre agli altri spetterà solo una vita sotto il tacco del più forte.

Un film in grado di appassionare con poco, dei personaggi vivissimi e delle situazioni in grado di smuovere gli animi più freddi. Ma anche un senso di angoscia onnipresente che forse potrà turnare alcuni.

Resistete e ammirate questa catena alimentare moderna. Ne vale la pena!






Commenti

  1. Un po' di errori dovuti forse a una non rilettura, non sono solita segnalarli, ma in questo caso si; nonostante il bel gioco di parole 'parti', 'arti'.
    Per il resto avendo appena visto La notte del 12 ed essendo tu stato bravo a raccontare senza spoilerare, penso che ci sia un trait d'union tra questi due film, lo dico così a naso da quanto ho letto. Qui si raccontano storie che ruotano intorno, nell'altro si entra più nello specifico tra le ragnatele di relazioni che si intrecciano. Mi sembra di capire lo stile di questo regista che con La notte del 12 in alcuni punti mi ha fatto stare male, in altri rabbrividire perché certe frasi le avrei scritte uguali.
    Non so se esiste il dvd, lo cercherò 👋

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    1. Oddio è vero... 😅 purtroppo con il poco tempo a disposizione (a volte scrivo in pausa pranzo o direttamente tra un servizio e l'altro) capita mi sfuggano.

      La notte del 12 spero di vederlo a breve, già solo la locandina mi evoca sensazioni che adoro.
      Questo comunque si trova senza problemi.

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