KINETTA, di Yorgos Lanthimos

Un agente di polizia indaga su dei delitti. Insieme a un commesso fotografo e a una cameriera, ricostruisce le dinamiche, dirigendo le scene con morbosa dovizia di particolari...

Tutto quello che sapevate, è una menzogna. Kynodonthas non è l'esordio ufficiale di Yorgos Lanthimos dietro la macchina da presa, e nemmeno Dogtooth. Non potrebbe perché sono la stessa cosa, ma era un trucco per vedere se eravate attenti. 

Il nostro ha sputato i denti da latte della regia con questo Kinetta, anche se in realtà aveva iniziato con una direzione a quattro mani con Lakis Lazopoulos quattro anni prima... ma fermiamoci un attimo che si inizia a fare confusione.

La prima cosa che colpisce di questo assurdo esordio non è tato constatare che Yorgos bello de μαμά non ci sia mai stato con la testa - non credo vi siano dubbi in merito - quanto avesse le idee chiare fin dall'inizio... solo, ha ammucchiato tutto quello che doveva essere centellinato poi.

Abbiamo infatti la struttura fissa e schematica di Dogtooth, una brutta copia della trama di Alpis, qualche timido accenno dell'incomunicabilità della coppia che tanto potrà fornire al The lobster che verrà e anche qualche suggestione molto povera della sua versione dell'Ifigienia sott'olio. 

Kinetta è tutte queste cose insieme, e nel mezzo, con molta inesperienza ma una cazzzimma che si merita addirittura le tre z, prova a formulare un proprio discorso sulla costruzione della storia, sul non-senso della vita, piazzandoci pure la ricerca del proprio posto nella storia ma, soprattutto, parodiando la nostra dipendenza passiva dalla violenza.

Tutto questo, in un'ora e mezza.

Che poi, cosa vuoi che sia il tempo quando asservito a uno scopo alt(r)o, in grado di darti una visione diversa del mondo. Peccato però che in tutta la ricerca dell'atmosfera alla Antonioni si proceda senza un vero e proprio schema, accasellando situazione grottesche (bene) che reiterano quanto già detto fino allo sfinimento (male), ricreando situazioni in presa diretta continue che rinfacciano allo spettatore di assistere a una mera esercitazione del morboso e della violenza gratuita, fine a sé stessa.

Lanthimos ha talento ed è intelligente. Ci tiene che si sappia e lo reitera appena può, al minimo proseguire della pellicola, che esprimendo con uno spunto geniale tutte le proprie tematiche, si inerpica per una strada senza uscita che procede stancamente per tutti i suoi sfiancanti novanta minuti, senza che avvenga una vera svolta, narrativa o visiva, degna di una qualche importanza.

La prima è preclusa, giacché siamo in un non-luogo (ma Kinetta è una zona turistica greca e anche il nome di una cinepresa), peccato che l'anti-narrazione preveda tutt'altro, e la scusa di portare nella monotona monotonia dei protagonisti, svuotati di una storia, di uno scopo e redivivi in una missione (allusione alla crisi imminente in cui la Grecia si stava tuffando ad angelo insieme al resto d'Europa?), regga il tempo che trova. Il lato visionario invece mostra tutte le crepe dell'inesperienza, ma a lungo andare è un gioco che si mangia il giocatore.

Resteranno questi silenzi portati avanti fino all'esaurimento di ogni possibile potenziale, ma poco altro, per un film più interessante che bello ma, al momento, più utile agli appassionati del regista greco per una sorta di completezza che a una visione soddisfacente.

Infatti, nonostante alcune recensioni entusiaste di pochi siti all'epoca, nessuno sembra ricordarlo. O forse è solo il paragone con quanto venuto dopo a farlo sembrare non all'altezza.

Senza questo film però non avremmo avuto tutte le meraviglia che Lanthimos ci ha regalato dopo, quindi... daje anche a te, alla fine, ci dimostri che era pazzerello fin da subito.

Sicuro però che il suo cinema dopo ha preso un'altra... kinetta!






Commenti

  1. Sono dell'idea che ogni opera prima sia da recuperare (di registi che piacciono personalmente), anche perché nonostante non possano brillare per la loro originalità (rispetto al nome del cineasta che si è fatto in seguito), hanno dentro di loro un possibile tema ricorrente (o topos) del regista stesso. Quindi ben vengano, fanno sempre brodo nella conoscenza del divenire.

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    1. Ma infatti! Poi qui si va sull'estremo, perché... in un modo o nell'altro ci sono TUTTI i suoi film - quelli scritti di suo pugno, almeno 😅

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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