MEDUSA DELUXE, di Thomas Hardiman

Durante una gara di acconciatori, uno dei partecipanti viene ucciso. Ognuno aveva modo di avercela con lui e il ricco premio è molto ambito dalle altre concorrenti. Poi nei piani alti dell'organizzazione...

Da un po' di tempo ho notato che MUBI, tra una lisciata di risvoltino ai jeans e l'altra, pubblicizza in pompa magna questa sua distribuzione ufficiale. E un po' tremo, perché l'ultima volta è stata con Please baby please, ma qui sembrano volermi mettere malevolmente al sicuro perché è un film di Thomas Hardiman. L'irreprensibile Thomas Hardiman, aggiungo.

Qui però sovviene una domanda ben specifica...

Chi cazzo è Thomas Hardiman?

Non è il nome completo all'anagrafe di Tom Hardy, anche se sono entrambi inglesi. Si tratta bensì di un regista esordiente che dopo una serie di corti in grado di far bagnare i meglio critici dell'internet è approdato dietro la MDP per un esordio personale, fuori di testa e completamente fighetto, così fighetto che, forse anche per la semi-omonimia e il desiderio di sviare altri sospetti su cosa possa accomunarli, ha dovuto mostrare a tutti quanto ce l'ha lungo.

Il piano sequenza, ovviamente.

E sì, Medusa deluxe è un delirante (ma non troppo) viaggio nelle gare di acconciatura e cosmesi inglesi, una sfida quasi gladiatoriesca in cui si combatte con forbici, lacca e lingue forcute. Avete presente allo stereotipo socialmente accettato del parrucchiere per forza di cose chiacchierone? Ecco, qui parlano, parlano tutti tantissimo (sono curioso di vedere quanto è lunga la sceneggiatura, alla faccia di Gilmore girls) e ad ogni battuta ne hanno per tutti e nessuno al contempo.

Insomma, Iñárritu non sei nessuno.

Comunque, novanta minuti (pure la durata è bellissima!) con questa telecamera che non sta mai ferma e con i tagli di montaggio strategici in barba a zio Hitch, in più in formato 4:3, alla facciaccia de Snyder, che rendono la sua aura fighetta potentissima. Basterebbe questo a far andare in brodo di giuggiole, però, sapete... in mezzo alla fighetteria va costruito anche un film, e Hardiman sa farsi valere anche in questo, con un mirabolante trucco di non-scrittura che riesce a imbastire una pseudo storia thriller mentre ognuno pontifica, chiacchiera e fa le sue cose. 

Forse il vero miracolo del film sta proprio in questo, non annoiare mai nonostante non succeda nulla in quei forsennati novantesimi e la ripresa in real time a tratti renda poco credibile l'evolversi della vicenda. Perché il piano sequenza è bellissimo, ma porta una serie di questioni circa il proprio utilizzo e anche al genere in cui è messo.

Perché il messicano a tratti barava nella cronologia della sua filippica teatrale, qui abbiamo delle miss carrellata utilizzate per creare dinamismo intorno a una situazione statica dove ognuno progetta e parla in spazi diversi, e questo non solo crea la tensione necessaria nello stallo, ma offre anche il protagonismo necessario all'ambiente, che diventa una co-star a tutti gli effetti insieme alle acconciature.

Del resto però si trattano sempre di novanta minuti presi dallo spaccato di alcune vite mostrateci unicamente in quel lasso di tempo. Certo, portano dietro le storie che le hanno condotte fino a lì, ma rimane sempre troppo poco perché ognun* venga valorizzato a dovere e crei una giusta empatia col pubblico. Novanta minuti sono troppo pochi per conoscere qualcuno nella vita di tutti i giorni, figuratevi se sono individui fittizi mostrati in un momento di fermo.

Una bellezza straripante che in più punti rischia di mangiarsi l'intero film, che si ferma a qualcosa di bellissimo da vedere e "basta".

Si potrebbe discutere all'infinito su quanto l'estetica visiva possa prendere il sopravvento sul concetto e viceversa, ma qui c'è la quadra definitiva tra l'essere esteti ed estetisti. Hardiman fa un poco entrambi e ci prova con tutto sé stesso a dare uno sfoggio di tecnica enorme (ed essendo un esordio, credo sarà qualcosa che lo rincorrerà spesso da qui in avanti) e mettendo il film anche sulle spalle di un gruppo di caratteristi uno meglio dell'altro.

Cioè... avremmo un Darrell D'Silva che è nella Royal Shakespeare Company, per dire...

C'è però quella che è la mia ipotesi preferita, che sia tutto un'allegra e nemmeno troppo scanzonata parodia del conflitto tra classi, dove vediamo i poveri darsi contro mentre i piani altri progettano i loro tramacci, tutto sul filo del comico-grottesco virato all'assurdo, tra parrucchiere frustrate che sognano in grande e machiavellici piani di guadagno di organizzatori alle spalle altrui. 

Resta comunque, al di là di quello che si voglia o non voglia vedere al suo interno, un film divertentissimo, saturato e virato all'assurdo, che forse non vi arricchirà i novanta minuti che gli concederete ma nemmeno li appesantirà troppo. 

Tra l'altro, i titoli di coda sono tra le cose più belle vista a tema nell'ultima decade.






Commenti

  1. Mi sembra una recensione molto pertinente. Sembra quasi la mia scritta co n'altro spirito, io che voglio esaltà il film e te che vuoi criticarlo ma, alla fine, pensiamo le stesse cose, ahah

    Però sta metafora (comunque interessantissima in teoria) che dici niente, non so riuscito ancora ad afferralla. E te la butti lì ma la spieghi poco, poi gente tonta come me non ce arriva

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma tu mica sei tonto 😱
      La metafora l'ho intervista nel vedere questi ricconi fare tramacci con le varie schifezze mente i gareggianti litigano tra loro. Questi ultimi se noti cercano una specie di rivalsa sociale nella vittoria - che, nemmeno a dirlo, non avrebbe portato comunque a nulla - ma alla fine recano danno solo a se stessi.

      Elimina
    2. Ma non capisco chi so sti ricconi?
      Semmai ho visto ricc(hi)oni, quello sì

      scusa, ahah

      Elimina
    3. Deh 😅
      Beh, tutti gli attori maschili (a parte il trafficante e la guardia giurata) a denari mi sembrano messi bene...

      Elimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari