SEXY BEAST - L'ULTIMO COLPO DELLA BESTIA, di Jonathan Glazer

Gary "Gal" Dove si è ritirato dalla vita criminale, rifugiandosi in una villa in spagna con la moglie, ex pornostar. La vita scorre liete e beata, fino a che un suo vecchio capo lo vuole per un colpo, che il nostro però non vuole assolutamente accettare. Così...

Non tutti gli esordi sono uguali e, anche se non spostano di un millimetro l'economia della narrativa mondiale, dimostrano sempre qualcosa - anche nel loro non mostrare nulla, per assurdo. Ad esempio, questo Sexy beast non lo ricorda quasi nessuno e sicuramente non sarà il film che vi cambierà la vita, ma vi farà sicuramente capire una cosa... 

Jonathan Glazer non c'è mai stato tanto dentro con la testa. E va benissimo così.

Anche se oggi è balzato agli onori della cronaca, Glazer all'epoca (era il 2000) era conosciuto come regista di videoclip e spot pubblicitari. Suoi erano lavori come Karmacoma e Karma police, giusto per dirne un paio da nulla di due band decisamente irrilevanti, mentre per il consumismo ha lasciato da parte il karma per dirigere i commercial per Stella Artois e Guinnes, dimostrando di essere un sonore sbevazzone - cosa che, se non l'avete capito, gli fa acquistare ancora più punti.

Tutte cose a loro modo entrate in un certo immaginario se non comune, almeno dell'epoca, ma non abbastanza per dire di che stoffa era veramente fatto. Anche perché il cinema, come ho detto più volte, è proprio un altro campionato, e non è detto che un tolkieniano scattista nato sia adatto anche alla corsa campestre.

Sempre che di corsa campestre si possa parlare con un film di ottanta minuti. 

All'epoca non so come l'avrei presa, ma oggi benedico film  di questa durata...

Insomma, il buon Jonathan aveva carta bianca, un budget limitatissimo, ma la possibilità di dimostrare al mondo di cos'era capace. Ma come fare quando ti sei fatto le possa su video della lunghezza media di tre minuti, che al loro interno hanno sì una narrazione, ma dipendente da altro e non così preponderante?

Va anche ricordato che gli Anni Zero furono parecchio strani in ambito cinefilo, perché l'arte del videoclip stava raggiungendo alcuni dei suoi massimi splendori e se prima certe cose se le potevano permettere solo Madonna o Michael Jackson, lentamente si stavano avviando verso quel processo di normalizzazione che possiamo vedere oggi. Molto dello stile del videoclip stava entrando nella settima arte con risultati altalenanti, anche se Proyas con The crow aveva creato un precursore non da poco.

Certo, qui siamo su lidi decisamente meno mainstream, però non è da sottovalutare come passaggio perché è proprio dal mondo del videoclip da cui proviene che Glazer prende molto in prestito, con soluzioni ancora assurde e ardite oggi come allora. Il tutto mischiato con il suo gusto per l'arthouse, da sempre suo vero pallino, da unirsi alla gestione teatrale in cui è laureato. Infatti Sexy beast risulta un oggetto strano e ambiguo proprio per questa sua commistione di narrazione classica, sperimentazioni visive, trovate esagerate e gestione degli attori, uno davvero meglio dell'altro.

Non solo Ray "Beowulf" Winstone con la sua stazza, ma un Ben Kingsley scatenato e un Ian "nato vecchio" McShane che sborra carisma e inquietudine con una sola occhiata.

In ottanta minuti il lavoro che puoi fare coi personaggi è quello che è, ma quando hai dei simili caratteristi, a cosa ti serve una sceneggiatura troppo elaborata? Che poi, non è nemmeno uno script così scontato...

Un masso che cade accidentalmente rompendo la piscina del nostro è solo un modo per (pre)annunciare l'idillio che sta finendo, impersonificato da un mefistofelico chiacchierone, ex boss, venuto a rompere le uova (in tutti i sensi..) a Gal. Ma siamo davvero sicuri che le cose sarebbero andate lisce?

A Glazer e agli sceneggiatori non interessa la parte heist del film, volutamente lasciata ai margini. Tutta la pellicola vuole comunicarci come sia impossibile fuggire alla propria natura, a come la bestia che il protagonista sente dentro di sé, quella che l'ha sempre portato a una vita criminale, alla fine sia sempre lì a scalpitare per ritornare in azione. Tutti quanti sono alla stregua di animali (vedete la scena nella doccia...) perché quella è la loro natura. Gal ci ha messo solo un flebile palliativo, ma si ritrova fiaccato sia dento che fuori di essa, anestetizzato nella felicità che ha cercato di ricreare.

Eppure, sembra anelare proprio a quella, nonostante tutto e quella beffarda immagine finale...

Glazer ha fatto poco, ma quel poco si è saputo imprimere bene nel mondo cinefilo. Questo inizio certifica solo che da lui non ci potevamo aspettare un percorso e una produzione ordinaria. 

Andrebbe riscoperto, prendendolo ovviamente per quello che è: un assurdo e divertente esordio di un regista ormai entrato nella leggenda.






Commenti

  1. Come annichilire il dominio del genere instaurato da Scorsese e Tarantino, aprendo i 2000 in nuove introspezioni. Da scoprire, per quelli che si erano adagiati sui canoni degli anni 90, che erano ormai rodatissimi.

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    1. Peccato che tenga botta fino a una certa, per me. Sicuramente lo sbocciare di un cinema ai tempi nuovo.

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