VINCENT DEVE MORIRE, di Stéphan Castang
Figuratevi che io stavo sempre incazzato ancor prima del Covid...
Vincent doit mourir parte proprio da questo assunto, ovvero il mettere in scena come la società si sia progressivamente incattivita dopo gli eventi pandemici, metafora dell'aggressione continua della quale il povero protagonista si trova vittima per tutti i cento minuti di durata della pellicola. Ed è un assunto così semplice che, anche senza i casini di quel mefitico anno bisesto, funziona benissimo di per sé.
Un uomo che scappa perché tutti, improvvisamente, ce l'hanno con lui e vogliono fargli le feste. Si può davvero sbagliare con una trama così?
Anche perché non ci saranno spiegazioni sul perché di quelle aggressioni, succedono e basta. È il bello della narrativa weird e bizarra, il non dover accapigliarsi in inutili pretesti di realismo perché le situazioni assurde sono di per sé l'elemento metaforico che trasporta la realtà nella finzione.
D'altronde, quante cose nella vita di tutti i giorni ci sembrano assurde e senza senso? Idem qui, solo che il loro non avere senso in realtà risponde a una riflessione dell'assurdo che permea la vita di tutti i giorni. Scaricare sul prossimo (tra l'altro, straniero - non per nulla l'attore ha esordito con una comparsata ne Il profeta di Audiard) è un riflesso fisiologico, ma ha realmente senso?
Non ha neppure senso che uno si trasformi in uno scarafaggio o che venga incolpato fino alla condanna a morte di un crimine dal nulla, ma ditemi che Kafka non ha fatto la miglior letteratura del secolo passato, forza.
Ecco quindi che l'annosa questione è risolta. Ci sta perfettamente, narrativamente parlando, un assunto simile. Il bello è che l'esordiente Castang gestisce tutto con gusto e garbo, fermandosi un attimo prima di strafare. Cosa che in realtà a me non sarebbe dispiaciuta, ma anche qui, dipende dalla sensibilità personale e da quello che cercate nel film. Per quello che ne è venuto fuori, va benissimo.
Va benissimo perché l'eccesso non era il fine della pellicola e alla lunga avrebbe potuto mangiarsi l'insieme, mentre qui le scene più provanti sono inevitabili, ma non superano mai quel labile confine che permette di avere le mani salde sulle redini - l'eccesso devi saperlo usare.
Quello che Castang ci mostra è un'umanità a tratti spenta, senza prospettive, pur non mostrando mai situazioni di degrado, ma una tranquilla e quieta noia middle-class (il discorso iniziale sul sogno e la gaffe di Vincent passano inosservate, ma sono punti focali) che coltiva dentro di sé un ticchettio pronto a esplodere, sviluppandosi come una vera *drin-drin METAFORONE* pandemia che, e qui sta il genio, passa anche agli aggrediti, ponendo nelle concitate battute finali un suggerimento nemmeno tanto velato su come combattere questo odio dilagante con una singola scena tenerissima nella sua semplicità. La differenza tra l'essere smielati e il ricercare la complessità della semplicità.
Certo, si finisce con una senso di incompiutezza nei personaggi, perché soprattutto di lei si sa troppo poco e la sottotrama del suo salvataggio allunga una parte centrale che ingolfa un attimo in sé stessa, così come il finale non del tutto chiuso suggerisce molto da una parte ma toglie altrettanto dall'altra, lasciando in un angolo le implicazioni sociali che aveva suggerito un attimo prima.
Tutte le opere sono perfettibili e gli esordi magari più di altre, proprio per questo non mi viene voglia di fare troppo le pulci a un'opera prima che comunque ha dimostrato coraggio e ha saputo gestire una patata bollente non da poco, centellinando gli scontri e non facendosi prendere la mano in un'escalation gratuita e che poco avrebbe aggiunto a un film che si gioca subito carte e intenti fin dai primi minuti.
Si guarda con lo stesso sguardo svanito e impotente dell'attore protagonista, perfettamente calato nella parte, e sinistramente non si trovano molte differenze col mondo esterno...
La sua forza sta proprio qui.
E anche questo visto a Torino....
RispondiEliminaDevo dire che è stata una tra le visioni più intriganti e da quello che ricordo c'era un po' di carne al fuoco. Stress, emulazione, questo è il classico film da discussione dove ognuno apporta qualcosa.
Mi è piaciuto lui, un viso che spacca a mio parere, le scene sono girate bene e la loro storia d'amore aveva alla base una scrittura accattivante.
Un film che rivedrei.
Sì, tra quelli visti di recente è stata una delle visioni che più mi sono piaciute - anche se con me un soggetto simile vince facilmente 😁
EliminaAnche stasera su RAI 4 c'è un horror lituano visto al TFF 2022; è uno slasher con il suo perché: 'Pensive' in prima serata. Ciao!!!
RispondiEliminaLo recupereremo sicuramente su RaiPlay, ieri ce lo siamo persi 😅 grazie dell'informazione 😬
EliminaNon ti aspettare troppo però.....
RispondiEliminaAccipicchia settimana prossima danno già 'Talk to me in tv', 🙂
Oh, pur coi suoi limiti, quello mi era piaciuto - più i singoli momenti che il film intero, in realtà.
EliminaAvevo visto di sfuggita il trailer, giusto per farmi un'idea. È stato subito messo nella lista "da vedere entro due settimane". Mi sembra congeniale e anche abbastanza strano da potermi piacere.
RispondiElimina"Strano" lo è sicuramente, bello pure 🤣 niente di miracoloso ma una buona parodia del nostro presente.
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