TOO LATE, di Dennis Hauck

Una giovanissima stripper viene strangolata in un parco. Poco prima di essere freddata però ha effettuato una telefonata, chiamando una persona...

Può un film che nella vostra immaginazione era totalmente diverso, e che volevate vedere proprio per quelle sensazioni opposte che vi eravate convinti lo caratterizzassero, colpirvi in maniera più che positiva?

Pensiamo sempre a quanto un'opera ci sia piaciuto o meno, ma mai a quanto noi siamo stati pronti per essa, il che è un campionato a sé. Eppure, con questa magica pellicola, mi è successo di essere sorpreso, smentito e, vero miracolo, totalmente rapito da un lungometraggio che non solo era tutto il contrario di quanto mi aspettassi (chissà perché, poi), ma contenente tutte quelle cose di solito per me respingenti.

Galeotta fu la locandina che vedete qui sopra, semplice eppure bellissima, essenziale, nel suo essere vista e stravista, a suo modo un'attizzasguardi. Poi il sapere che c'era di mezzo una ragazza scomparsa, una ricerca e un'investigazione. Cose che vogliono dire tutto e nulla, ma non so perché, la mia mente si è messa a ravanare su questi particolari per ricalcarsi sopra un film che esisteva solo nella mia testa, mentre quello reale è essenziale, con una violenza minima, lunghissimi dialoghi che a tratti non portano a nulla, un "protagonista" con un'allure romantica e quasi fuori posto.

Insomma, c'entrava con me come la cultura c'entra con Vannacci.

Questo però porta a un'altra riflessione, circa cosa renda le storie così belle, così potenti e in grado di essere ricordate. Perché di film affetti da gigantismo cronico me ne sono dimenticato in fretta, questa piccola perla però la ricordo benissimo.

La mente e gli occhi dietro la macchina da presa sono di Dennis Hauck. Al momento, questo è il suo unico film, se si escludono i cortometraggi, e in parallelo ha anche una carriera da musicista country. Non ho molto altro da dire su di lui, a parte che l'attività musicale con quei baffi e quei capelli lo fa sembrare uno che si apparta con la cugina di grado più prossimo, ma proprio perché questo è a tutti gli effetti un esordio stupisce come abbia saputo gestire ogni singolo aspetto.

I dialoghi sono volutamente assurdi, sopra le righe, ma una volta arrivato alla fine e unito la matassa di tutti i segmenti, hanno una nuova veste, e ogni dettaglio non è messo a caso. La storia è risibile, certo, ma quando hai una simile matassa di particolati (che siano un tic nervoso, un modo di dire, una frase detta per caso o altro...) ecco che qualunque cosa tu voglia narrare acquista valore.

«È un rito...»

Bastano tre parole per rendere un sassolino pesante come un macigno.

Poi c'è l'annosa questione dei piani sequenza, non un vezzo autoriale di un Birdman sottotono, ma una scelta estetica precisa e con un senso tutto suo - tra l'altro, piani sequenza veri, e che un esordiente abbia saputo gestirli in quella maniera appare ancora più incredibile. Perché, tra passato e colpe da espiare, il film è una dolcissima e amara riflessione sul tempo. Lo dice lo stesso titolo. Ci vuole il momento giusto per fare la cosa giusta, bastano pochi minuti per cambiarti o stravolgerti la vita. E certe volte, ci portiamo dietro i fantasmi di attimi di gioia vissuti con altrettanta fugacità.

Parlare di tutto questo senza sembrare uno spot da Baci Perugina riesce solo a chi ha vero talento. 

Hauck ne ha da vendere e, tra un vorticare con la macchina da presa e l'altro, ci proietta in questi segmenti, lasciandoci il compito di intrecciare i fili che danno l'arazzo finale. Di una semplicità quasi dilettantesca, a dire il vero, ma come già detto al nostro interessa parlare di personaggi irrisolti, di conti col passato e di cosa ha portato loro ad essere gli individui spezzati e incompleti che sono.

Ci saranno dialoghi assurdi, stralunati e quasi di un altro tempo, c'è questo detective a metà tra il sogno e la fetenzia, insieme a tutto il mondo in cui si muove. Che senza strafare, senza darci la sensazione di lercio che meriterebbe, ci consegna come nonsense, brutto, spoglio ma, allo stesso tempo, racchiudente una bellezza che non si può descrivere e che viene proprio dalle relazioni di questi tizi stralunati, incompleti, sfregiati dentro... che hanno perso tutto per pochi secondi, che in quella manciata di attimi vedo tutto ciò che sarebbe potuto essere.

Too late, questo è il titolo.

E uno degli spezzoni, circa a metà film, termina mostrandoci i titoli di coda di un film in un drive-in, dopo che il vero finale di tutta la vicenda si è eseguito davanti ai nostri occhi. Ma non è tempo di finire veramente, e quindi si torna indietro, per dare tridimensionalità a tutto quello, a una situazione losca partita per motivi futilissimi e conclusasi nella peggiore delle maniera, lasciando tutti sconfitti.

È un film che parla di sconfitte, di tempo perso... dell'arrivare troppo tardi. Non solo fisicamente, ma anche a comprendere, a capire quando è il momento di agire come si dovrebbe, a mostrare la fallacia e fallibilità umane che si racchiudono in quelle manchevolezze. Ma a nostro modo, vorremmo bene a quei personaggi, li sentiremo vivi proprio per quelle. 

Chi non è arrivato tardi all'appuntamento col destino, in fondo?

E CARRIE BRADSHAW MUTISSIMA!!!

Da noi ovviamente non è mai arrivato, e purtroppo non gode di una particolare fama nemmeno tra gli appassionati. Ma meriterebbe. Eccome, se meriterebbe. Insegnerebbe sicuramente a saper dove mettere lo sguardo, a scorgere i dettagli che danno ricchezza. 

Perché la bellezza, come il tempo, esiste solo per chi sa coglierla.






Commenti

  1. Ti ringrazio per aver ricordato un titolo che ho visto purtroppo soltanto una volta e non so come recuperarlo. John Hawkes è di una bravura immensa, naturale e non forzato, come lo sono tutte le attrici dei vari capitoli,piani sequenza. In altri decenni di fine ventesimo secolo andava sicuro in Fuori Orario, di notte su rai 3. Purtroppo è uscito troppo tardi. Rileggerò la tua recensione ma credo che tu non abbia nominato Mr Tarantino. Finalmente. Lo devo rivedere.

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    1. Quel "purtroppo è uscito troppo tardi" mi ha intristito... Perché è vero, il colmo di quest'epoca iper connessa è la difficoltà di trovare simili gemme, anche questo un segno dell'impoverimento dei nostri tempi, a suo modo.

      Tarantino non ci capa nulla con questo film, proprio la sua antitesi 😅😅

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