GOOD BOY, di Viljar Bøe

Christian è un attraente rampollo, orfano di genitori. Ha una particolarità: vive con Frank, il suo cane... o almeno, un suo amico d'infanzia vestito da miglior amico dell'uomo. Quando matcha su Tinder la giovane Sigrid, la relazione, tra lei e il quadrumane, verrà inevitabilmente compromessa.

Confesso una cosa che mi farà odiare da un numero considerevole di voi: non ho nulla contro i cani, ma molto contro quelli che a momenti li considerano più degli esseri umani. Parlo di una setta d'anime tormentate che pretendono tu ti rivolga ai loro quadrupedi come se fossero "mio figlio" (esistono, ve lo assicuro), coloro che si vantano di non aver pianto per la morte di un familiare ma per quella del loro Fido sì, e quelli che, oddio i peggiori di tutti, dicono che i cani sono meglio delle persone.

Dovete metterli in un angolo e prenderli a calci sui denti. Se si rialzano, come colpo di grazia fate vedere loro questo film.

Good boy ha fatto prevedibilmente molto parlare di sé per un'idea che lascia sgomenti anche al solo pensiero, e il fatto che io abbia voluto vederlo (insieme a una lunga lista di film) dovrebbe spiegarla lunga sul mio stato psicologico attuale, ma preferisco soprassedere, perché non sono borghese. Piuttosto, ritengo molto più interessante analizzare come ci è stato mostrato tutto, che il diavolo non si nasconde nell'opera in sé ma, se proprio volgiamo trovarlo, nelle intenzioni. Se nostre o dell'autore è irrilevante, 

Tra l'altro, nel classificarlo si parla sempre di horror (non per nulla ha vinto al Taranto Horror Film Festival) o thriller, dimenticando la sua componente grottesca. Più in generale, quanto il grottesco sia un genere presente e, soprattutto, importante. Col grottesco puoi fare praticamente qualsiasi cose, inserendolo ovunque. D'altronde, la vita stessa è grottesca, se dobbiamo dirla tutta, quindi perché un film deve per forza scandalizzarci?

Poi il regista e sceneggiatore Viljar Bøe è svedese, e che ti vuoi aspettare da uno che per sei mesi non vede il sole?

Se non è una band black metal, allora dev'essere per forza un film così. Ma per quanto l'idea di base (si dice ispirata a un fatto realmente accaduto, tra l'altro) possa colpire, devo dire che diverse cose durante lo svolgimento mi hanno lasciato perplesso. E il film dura poco più di ottanta minuti, quindi cannare in così poco tempo... beh, pure quella è una fora di talento.

Si è detto molto sulla sua perversione , ma sapete quanto vogare su lidi così lerci sia difficile? Che si voglia metterla in caciara o su un piano più serioso, bisogna sempre stare attenti a non pestare una merda. Se poi siete quelli che non raccolgono i bisogni dei cani, a proposito di merde pestate, allora vi meritate un trattamento peggiore di quelli riservati ai nostri protagonisti. Tornando alla storia, se scegliete qualcosa, deve avere un senso.

Parlare di uno che veste il proprio socio da cane non è totalmente assurdo. Nell'immaginario comune il cane è il simbolo della fiducia, dell'amore dato a oltranza e senza doppi fini, totalmente cristallino. Su una figura come quella di Hachicko hanno fondato una specie di culto, quindi che una persona orfana, amata solo per la propria ricchezza (come rivela in un dialogo - poi ci arriveremo) in un'epoca dove le incertezze dei mercati hanno reso vacanti pure le più semplici relazioni personali... insomma, che si instauri un simile rapporto, per quanto malato e lontano a parafilie varie, non è propriamente inconcepibile, al netto del disagio che l'autore vuole trasmetterci. 

Se però il cane è il miglior amico dell'uomo, lo stesso non può dirsi per il budget ridotto, uno dei due motivi che hanno azzoppato questo film, senza portarlo poi dal veterinario. 

L'altro è la scrittura. E finiranno per avere un rapporto analogo a quello tra Christian e Frank, a una certa. 

Bøe fa quello che può col poco che gli è concesso, ma si vede che non può permettersi troppe concezioni visive, e il film ha una messa in scena piuttosto standard che, spiace dirlo, non riesce a valorizzare cin dei particolari aggiunti un film che, pur basandosi su un0idea potente, non può lasciare tutto il lavoro sporco a essa. Le scene disagevoli non mancano, ma a parte delle riprese che più canoniche di così non si può, arriva a contare solo sui suoi interpreti (loro davvero bravi) e su una scrittura a tratti traballante.

Per essere un film su uno vestito da cane, per una buona parte centrale sembriamo dimenticarci della sua esistenza. E d'accordo che è il rapporto tra Christian e Sigrid a dover evolvere, ma manca quella sensazione, quel "sentore" anche al di fuori della mera presenza scenica, tanto da arrivare a influire, una volta superato lo shock, anche sulle sequenze che lo vedono protagonista.

Insomma, a una certa faceva più impressione la Montaruli.

Il potere in una relazione, la manipolazione (quel consegnare il cellulare nel secondo atto inqueta più di tanti tizi travestiti, per me), la possessività di una psiche distrutta e insicura sono temi che emergono durante la visione anche per l'occhio più disattento, ma non sono mai valorizzati a dovere da una scrittura e da una regia che non faccia apparire tutto il faccendario come una mera provocazione fine a sé stessa, anche in vista di quel finale angosciante che, sibillino, suggerisce un paio di cosette - e il lasciarlo solo vagamente intuire rende il tutto ancora più inquietante.

Tutto il resto invece è troppo abbozzato per lasciare una vera inquietudine. Non convince il personaggio di Christian, sul quale sappiano troppo poco per farci bastare il suo piazzare gente in un costume da cane, Frank praticamente non è pervenuto, e a una certa lì dentro poteva esserci lui come qualsiasi stronzo. Pure Sigrid ti fa domandare che cacchio ci faccia lì e perché debba fregartene qualcosa di lei, se non per questioni di umana e indiscussa empatia.

Quindi sì, dieci più per l'idea davvero malsana, come piacciono a me, ma per giocare nel campo dei bimbi grandi servono anche dei contenuti. Che ci sono pure, ma come l'idea, da soli non bastano. 

Good boy insegue il ramoscello, se glielo lanci, ma poi non lo riporta indietro. Sarà che potrebbe essere dell'Ikea, e allora forse fa pure bene...






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