VIOLATION, di Dusty Mancinelli e Madeleine Sims-Fewer

Miriam va insieme al marito, con cui è in profonda crisi, a casa della sorella Greta, con la quale non è più in rapporti proprio idilliaci. Durante una notte in cui sono bivaccati davanti al fuoco Dylan, il cognato, abusa di Miriam mentre dorme, rinnegando tutto in seguito. Ci sarà da organizzarsi... 

Se quella cicciofigata di Revenge ce lo aveva annunciato, ora arriva la conferma: le donne stanno prendendo sempre più piede nel mondo del cinema e la loro voce si sta facendo sentire su temi più scottanti e attuali che mai, che le riguardano appieno e, proprio per questo motivo, su cui dovrebbero avere voce in capitolo.

Lo fanno pure con una certa violenza, e la cosa ci piace. A questo giro viene fatto con Violation, che già dal titolo pare essere piuttosto esplicativo sulla questione e la materia trattata...

Rape and revenge, ancora una volta. Un filone che nel sottobosco cinematografico sta riscontrando una nuova giovinezza, come è quasi ovvio che sia. Perché se è vero che ha ritratto numerose Jennifer durante la sua storia, è anche altrettanto veritiero che sono state create e ideate quasi tutte da uomini. E' questo che ha reso tal genere una bestia a dir poco stranissima, ambigua e, a una certa, mai del tutto valorizzata.

Perché, e diciamolo senza troppi peli sulla lingua, l'idea non è mai stata quella di innalzare la figura femminile (cosa che, per certi punti di vista, sarebbe quassi antietica a quello che vorrebbe dire) e nemmeno quello di fare un vero e proprio spaccato sulle tematiche che la figura femminile deve affrontare. E' stato un genere che è quasi caduto nel voyeurismo spinto, quasi un gioco a chi si spingeva di più con la violenza, oltre che a non brillare di trame proprio memorabilissime.

Nell'epoca dei r3vival per eccellenza, quindi, tra tutti i generi ripescati è toccato anche a questo e, nella naturale evoluzione delle cose, lo si è trasformato in qualcos'altro, pur rimanendovi fedeli.

Tocca a questo giro a Dusty Mancinelli e Madeleine Sims-Fewer, coppia cinematografica (la bionda che è in me ha indagato ma non ha trovato nulla in merito...) che dopo doiversi corti approda al primo lungometraggio, e lo fa con stile. La bella Madeleine poi si mette pure davanti alla macchina da presa, rendendo la pellicola qualcosa di incredibilmente perosnale, diramandosi in una doppia mansione che fa domandare quanto la ragazza sappia sull'argomento, vista enfasi e la convinzione che ci mette.

Violation è un film atipico, non stravolge nulla ma rompa ogni schema interno, pur seguendo le regole. La struttura infatti è quella di un rape and revenge classico, ma si dà un'attenzione incredibile ai dettagli, alle sottigliezze, in quello che dovrebbe essere uno dei filoni più grossolani, proprio perché deriva dalla exploitation. Qui ci si concede qualche eccesso, e quando c'è è davvero tosto, ma il resto è particolarmente trattenuto, tutto su un filo affilatissimo, ma che esplode solo per chi sa cogliere cosa questo strambo due vuole dirci veramente.

Ci si concede anche qualche virata lisergica, ma mai gratuita, la mira è precisa e arriva a dire tutto quello che deve, pur con qualche incertezza tipica degli esordi. Ma soprattutto, toglie ogni morbosità dietro alla faccenda e al consumo della vendetta.

Perché anche di quel fatidico momentaccio viene raccontato tutto, a in una maniera lontana dalle urla e dalla violenza a cui ci hanno abituato. La scena c'è, è terribile, ma quasi sussurrata, così come sussurrati sono gli effetti che verranno in seguito. Tutto è narrato in maniera anacronistica, ma sarà il modo in cui Miriam dovrà affrontare ogni cosa a colpire, come dovrà battersi contro occhi e bocche che non le credono, anche all'interno del proprio nucleo familiare, tra chi crede di essere nel giusto e chi dovrebbe proteggerla e invece si scosta, quasi cieco.

Ci sarà anche la vendetta, con tanto di impliciti rimandi a Cold fish, ma non avverrà alcuna catarsi.

Violation lascia da parte tutta la questione che potrebbe portare a una soddisfazione visiva nel vedere torture inflitte, ma ogni cosa appare fredda, un tormento anche per la protagonista, che non vuole trasformarsi in un angelo della morte ma è solo in preda e in balia del proprio tormento, in un mondo che sembra essere popolato solo e unicamente da predatori, di tutte le specie, di tutti i sessi.

Nessuna unità femminile, ma solo una freddezza, come la natura e gli animali che ci vengono mostrati (nessuna volpe che ci informa sulla regnanza del caos, per fortuna...) e che vengono scuoiati sotto l'occhio soddisfatto degli spettatori.

Ci si sente persi, alla fine di questo film, come la sensazione di aver assistito a uno spettacolo di rabbia sopita ma che brulica nelle vene di chi la racconta. Come il viso di chi ha subìto ma deve andare avanti comunque, in un mondo di belve feroci multiformi.

Non è una visione semplice, ma mi sento di consigliarlo.







Commenti

  1. Ne parlerò anche io prossimamente. Un film sicuramente atipico, che però ti entra dentro e ti sbatte in faccia tutto l'orrore di sentirsi violati e portati ad affondare ancora più nel marcio dall'odio e dal disgusto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma è proprio questa mancanza di catarsi - insieme al resto - ad avermi shockato...

      Elimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari