PIOVE, di Paolo Strippoli

Una strana melma, quando piove, emana dei fumi che fanno letteralmente schiumare la gente in un crescendo di violenza. In questo scenario, una famiglia disastrata da un recente e tragico lutto fa i conti con sé stessa... 

La genesi di Piove molto probabilmente ha origini antiche, perché anche se è classificato come secondo film, questo potrebbe essere considerato il vero esordio di Paolo Strippoli - almeno come autore completo. Lo sbocciare dietro la macchina da presa del nostro è avvenuta un annetto prima con A classic horror story, film co-diretto insieme a Roberto DeFeo, quello di The nest

Ora c'è solo da capire chi sia il pro-vita tra i due...

Sono una tripletta di film che non solo cercano di rilanciare l'horror italico, ma che abbracciano dei temi comuni che potrebbero accorparli in un'ideale trilogia tematica. In tutti e tre infatti abbiamo il rapporto con l'altro, la violenza, la gestione dei legami familiari e anche il malessere della società, il nostro divenire impermeabili all'empatia e recettivi verso la cattiveria.

Quest'ultimo è il tema più visibile e preponderante...  

Se in The nest c'era il tutto per tutto nei loschi piani della Cavallin, A classic horror story perculava il consumatore netflixiano medio e la voglia di gore di un certo spettatore. Qui invece andiamo su dinamiche più sociali, quotidiane, che mettono il film su un piano diverso e ne diventano sia croce che delizia.

Perché... fino a una certa non è nemmeno un horror.

Tolto un guizzo da sperimentalista-wannabe proprio all'inizio e una (forse troppo lunga) sequenza d'apertura, Piove si districa come un film drammatico... ma un film drammatico ben riuscito.

Senza dire nulla, ti fa capire ogni cosa. Comprendi il lutto provato dalla famiglia, vedi i lasciti di quella giornata fatale sul viso del ragazzo e nel corpo della sorellina, palpeggi il distacco creatosi tra genitore e figlio grazie alla recitazione magnifica - davvero, non c'è un volto che sia fuori posto e tutti gli interpreti sono al top, pure la bambina, per quello che vale - e prosegue così, con un ritmo sostenuto e un uso del montaggio sonoro da manuale.

Fossero fatti così, i film sulle famiglie che urlano diverrebbero i miei preferiti. Ma Piove si palesa per il film dell'orrore che è e nel suo cercare di mettere in scena l'orrore vero, quotidiano, che possiamo vedere e respirare tutti i giorni nelle nostre strade.

Strippoli vuole dirci che l'odio e la violenza fanno parte dell'essere umano fin dall'alba dei tempi e che tutto quello che vedremo scatenarsi sullo schermo non ha origine da una maledizione o da un maleficio, ma da noi stessi. E' un messaggio che in quest'epoca di odio, social network letamai e di urlatori al potere, diventa più necessario che mai, tanto che il finale può avere una doppia valenza di giudizio se si pensa a come stiamo messi.

Quindi sì, Piove per me è un film riuscito ma non tiene botta fino alla fine come vorrebbe, proprio a causa di quella parte drammatica così ben gestita da mangiarsi tutto il resto.

Ed è anche questo il motivo per cui lo considero un esordio, per l'entusiasmo che traspare ma anche in quella voglia di strafare che, con un passo indietro, si sarebbe potuta benissimo evitare. Perché per un cinema verité che ci fa bagnare, stavolta nelle mutande, c'è l'exploit di genere che rasenta il kitsch.

Il fatto è che il film regala dei momenti di grandissimo cinema per quanto riguarda l'audiovisivo tutto: il movimenti di macchina, gli scorci suggeriti, il sonoro che si amalgama all'immagine per giocare con le sfumature della fotografia... poi però inanella una sequenza di effetti e momenti violenti (che qui garbano sempre) che allungano il brodo, descrivono poco della dimensione che vorrebbe raggiungere e, soprattutto, non sono cattivi come vorrebbero. Anzi, tutto il film non riesce mai a raggiungere i livelli di crudeltà che vorrebbe.

E c'è sempre l'annosa ma anche mensile questione del mostrare, del dare sostanza a quello che dovrebbe essere solo immaginato. Perché se il suggerire inquieta, il dare una forma non porta quasi mai a risultati soddisfacenti, proprio perché una mente stilizzante non può gareggiare contro ciò che può essere tutto.

Così come dare un flashback alla tragedia già perfettamente intuita, che ha il "solo" merito di dare un perché alla trovata scenografica dello scontro finale. 

A me resterà il confronto/scontro tra un padre e un figlio che hanno formato la famiglia perfetta e si sono trovati in un vortice di violenza e incomprensioni, scaturiti dai fantasmi del passato. E mi ha fatto volere bene a loro come non mai.

Il film invece mi è piaciuto, anche molto, pure se è solo una fanghiglia molto cazzimmosa e non la pece tossica che vorrebbe essere.






Commenti

  1. Film che punto da un pò, praticamente introvabile...a questo punto attendo lo streaming.

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    1. Sì come al solito la distribuzione è quello che è. C'è l'opzione di acquisto su Prime Video, in caso.

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