KIND OF KINDNESS, di Yorgos Lanthimos

Un uomo esegue gli ordini del proprio capo, che ha il potere decisionale pure sulla sua vita privata; una naufraga fa ritorno a casa, ma il marito non riconosce in lei la donna che ha sposato; l'adepta di una setta si promuove anima e corpo in una particolare ricerca, finché...

Molto probabilmente gran parte della gente uscirà dal cinema insoddisfatta.

Il caso Povere creature! è stato la manna dal cielo di un regista che, per quanto sbarcato in quel di Hollywood, era comunque relegato a una personale nicchia. Rimaneva però un'anomalia della sua produzione, una distorsione in grado di renderlo accessibile a chiunque senza snaturarlo - non troppo, almeno. Per questo chi a questo giro si aspettava una replica delle avventure di Bella Baxter rimarrà deluso.

Lanthimos, restando straniero in terra straniera, ritorna alle proprie origini, quelle con cui i cinefili duri e puri (li riconoscerete facilmente, sono quelli del gruppo che non scopano) lo hanno conosciuto. Situazioni grottesche, che partono da un assunto improbabile e che su quello intrecciano una trama, o una sua parvenza, ritraendo un mondo asservito all'assurdo e rassegnato all'illogicità della vita e di tutte le sue forme. 

A questo poi unite una messa in scena fredda, quasi asettica, rigorosissima ed essenziale, ben lontana dal pastiche arthouse neovittoriano di qualche mese fa e il gioco della respingenza è fatto. Anche perché, per quanto già prima avesse fatto di tutto per mettere a disagio lo spettatore, si allontana più che può da quell'allure di avanguardismo per mostrarci il peggio dell'umanità senza mezzi termini o tentativi di infighettamento vario con la tematica del momento.

Inoltre, è un film a episodi.

E sappiamo molto bene quanto poco possano fruttare al botteghino questi film - a parte Sin city, ne ricordate qualcuno che abbia avuto una grande distribuzione?

Questo però pone una mia piccola considerazione sui film del Lamantino, ovvero quella di essere delle pellicole con idee così geniali da non riuscire a tenere botta per la durata canonica di una pellicola media, e dopo un inizio folgorante finivano per avere dei momenti di stanca (si, The lobster, sto parlando di te...) che davano un ultimo quarto abbastanza zoppicante nonostante la spasmodica ricerca dell'autore di giocare con l'assurdo a tutti i costi fino alle estreme conseguenze. La dimensione del mediometraggio dà maggiore snellezza alla sua narrazione, a delle idee che hanno il modo di brillare in un tempo a loro congeniale senza che perdano velocità su terreni fin troppo assestati.

Certo, quasi tre ore forse sono tantine... 

Kind of kindness è semplicemente un contenitore di tre storie, ognuna slegata (a parte per un κόκκινη κλωστή davvero risibile) l'una dall'altra e che si scambiano gli attori, ognuno intento ogni volta in un ruolo diverso, dinamica già vista nel nostrano Lovers di Matteo Vicino. E visto che il cast è pressoché identico al mapazzone femminista, viene subito all'occhio come le riprese siano state pressoché consecutive se non contemporanee, con tutti i rischi di una distribuzione così ravvicinata e che assume l'aspetto di un duplice patto tra il cineasta greco e i produttori, per un gioco che rischia molto, dato che critica e pubblico non stanno premiando.

A me, però, è piaciutio.

Con tutta la consapevolezza che non sarà un capitolo imprescindibile nella cinematografia dell'escapista dall'€uro, ma per me, che lo seguo dal famigerato dente di cane, è stato una piacevole rimpatriata con un cinema che lo stava inglobando.

Tre ritratti di umanità perse, di rapporti tossici sia da una parte che dell'altra e della natura umana di adattarsi al marcio che trova intorno a sé, una rappresentazione su celluloide di kafkiana memoria che gioca con gli elementi tipici della propria poetica, creando un circoletto per appassionati nel quale, ritrovandomici, mi sono "divertito" molto, complice anche una rappresentazione sotto steroidi che in queta nuova forma trova ritmo, dinamismo, capacità espositiva ed energia, quella che il greco aveva ricercato per penna altrui.

Resta la sensazione di "già visto", ma non per mancanze sue, ma semplicemente perché quanto ci ha mostrato prima era davvero oltre e qui si cerca di ripercorrerne i passi solcando terreni già rodati, dando un vago senso di deja vu a fine visione, oltre che di quell'incompiutezza che a tratti certi racconti sanno dare.

Dall'altra, però, ne avrei voluta ancora di più di questa assurda follia. 

Con la coscienza che non sposterà di una tacca l'economia cinematografica, propria o generale, questo Kind of kindness rimane una vera perla in un panorama asfittico come quello che stanno attraversando le sale ultimamente e la coscienza che il cinema d'autore non deve morire, che abbiamo bisogno di voci in grado di mettere nero su bianco gli abissi dell'animo umano, anche con un sadico divertimento.

Se pensate che tutto questo possa fare per voi, guardatelo. Parola di un fan di vecchia data che ha amato anche la trasposizione di Alasdair Gray non solo perché la Stone le usciva continuamente.

PS: non alzatevi ai titoli di coda se volete avere una buffa sorpresa.






Commenti

  1. mmmm... io credo invece che i film episodi siano per natura discontinui: primo episodio molto bello, secondo episodio orribile, terzo episodio interessante ma troppo prolisso. Attori in palla, a parte Emma Stone palesemente a disagio. Nel complesso un Lanthimos che prova a "tornare a casa" ma non riesce a smarcarsi fino in fondo. Sufficienza piena, comunque. Le tre ore non le ho sentite... e sono ancora qui a chiedermi cosa c***o voglia dire R.M.F. ! ;)

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    1. Per me la Stone si è divertita più di tutti 😅 per il resto, a mio parere operazione riuscita solo in parte, ma comunque riuscita. I film a episodi sono un po' come le raccolte di racconti, con l'unica differenza che devi fare una tirata continua e non "decantano" del tutto, forse...

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  2. Non amo i film a episodi, ma finora Lanthimos non mi ha mai deluso. Anche se Povere Creature, Stone a parte, a malincuore non ha lasciato in me grandi ricordi...

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    1. Io invece lo ricordo con piacere. Ma se ami il Lamantino "duro e puro", superato lo scoglio episodico troverai pane per i tuoi denti :)

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  3. Conoscete il titolo della canzone sui titoli di coda, con voce maschile alla Lanegan/Waits? Shazam non la trovò al cinema e per quanto stia cercando da giorni non compare da nessuna parte

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    1. Pensavo di essere l'unica ad essermene ossessionata! Sei riuscit* a reperire il titolo per caso? Anche io come te, provai Shazam, senza successo.

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