POVERE CREATURE!, di Yorgos Lanthimos

Il dr Godwin "God" Baxter osa l'inosabile: trapianta il cervello di un neonato nel corpo di una giovane donna. Nasce così Bella Baxter, che scoprirà il mondo e la vita...

Si diceva che il cinema di Yorgos Lanthimos fosse giunto in una spirale discendente (spoiler: per me no), con quei soggetti conturbanti che, in quanto sempre tali, preannunciavano già cosa aspettarsi. Non per nulla ai tempi stupì parecchio il suo affidarsi a una sceneggiatura non propria per La favorita, instaurando un sodalizio con Tony McNamara che si replica anche qui - che fine ha fatto Deborah Davis?

Collaborazione che è sintomatica del talento di saper scegliere gli script in grado di sposarsi così bene con la propria visione e le sue ossessioni, o offrano opportunità in cui farle confluire.

Poor things infatti potrebbe essere tranquillamente un film ideato dal nostro Lamantino preferito, invece è tratto da un libro di Alasdair Gray. 

Ci sono tutti i temi e gli stilemi tipici del regista, così come questa sua recente ossessione per i grandangoli (a cui si aggiungono gli spioncini per le porte), la ricerca del conturbante e dell'assurdo a tutti i costi e la piccolezza della condizione umana, ma proprio perché passa da due manate consecutive, immette anche particolarità finora inedite nella poetica del cineasta.

L'umorismo, ad esempio. Anche qui sempre tirato per i capelli, virato all'eccesso e in una zona intermedia, proprio perché deve causare disagio (disagio sarà una parola cardine, vi avverto), ma resta al fatto che Poor things rimane uno dei film più divertenti e divertiti della produzione del greco.

Immaginatevi che botta di allegria gli altri, quindi...

Ma la differenza sostanziale sta proprio nella ricerca. Nei film precedenti di Lanthimos, l'uomo era vittima di sé stesso e dell'ignoto, voluto dall'autore o da forze estranee che non venivano mai spiegate, e veniva da accettare passivamente questa condizione per la prosecuzione della pellicola. Qui il (LA) protagonista non si trova a ribellarsi a una condizione interna, Bella Baxter è lei stessa la condizione e sulla sua maturazione di un mondo che sì non comprende, ma cerca di assimilare, si posa tutto lo svolgimento del film. Un'opera diversissima da tutte le altre, eppure resa così simile a una poetica in continua evoluzione, laddove il termine significa non snaturare il proprio sguardo, ma cercare una nuova prospettiva.

Da qui, il film potrà pure non piacervi (le certezze e le univocità esistono solo nella mente dei cretini) ma non si può negare come Lanthimos sia rimasto coerentissimo con la propria arte, visione e metodologia - anche se, a ripensarci, mi sono appena dato dell'idiota da solo...

Lanthimos arriva a gamba tesa su uno dei temi cardini degli ultimi tempi, il femminismo, e lo tratta alla propria maniera: grottesca, anarchica e senza freni. Proprio per questo mi stupisce che il film stia avendo una larga distribuzione, così come non sono sorpreso sulle incomprensione raggiunte su un certo punto della trama.

Poor things è un film femminista fino al midollo proprio perché del corpo della donna fa l'epicentro della propria narrazione, arrivando a coinvolgere l'umanità tutta in un discorso immenso, eppure trattato con un'apparente leggerezza che nasconde le molte zone d'ombra.

Basti pensare al piccolo leitmotiv su Godwill Baxter, soprannominato God, Dio. Un personaggio che è il frutto di numerosi esperimenti, che creerà a sua volta, quasi a voler dire che Dio stesso è stato creato dagli uomini, e sulla creazione umana si susseguirà tutto.

L'uomo ha creato anche la società con le sue convenzioni. Bella invece (non vi anticiperò nulla, ma le modalità che offrono i presupposti per la sua creazione, anche se estremamente tragici, sono un vero inno all'appropriazione del proprio corpo) è una mente bambina di puro istinto, e arriverà a infrangere le consuetudini proprio perché, pur avendo gli stimoli di un'adulta, non possiede le capacità di dare loro una collocazione.

Da qui, il film diventa una continua scoperta. Lamantino(s) ce lo suggerisce gradatamente, iniziando coi fantomatici 4:3 e allargando l'aspect radio fino al raggiungimento dei 16:9, le misure di un'inquadratura normale, arricchita dall'accumulo di esperienze, sensazioni, visioni e incontri.

Sarà questo a dare vero senso la titolo del film, perché le povere creature del titolo altro non sono che gli esseri umani, ognuno di essi complesso, sfaccettato e portatore di una propria basilare identità che saranno i chiodi su cui Bella costruirà la sua maturazione.

In tutto ciò, ovviamente, si piazza la condizione femminile, intesa come rivendicazione nella maniera più impensabile (e perfettamente coerente, mi viene dire, per quanto valga l'opinione di un maschio bianco etero CIS e tutto il resto) ma anche come appropriazione del proprio ruolo, avendo attraversato tutto quello che può far imparare a proposito di sé e del proprio corpo. Ricordo che sul corpo femminile e sul piacere che esso può (auto)provocarsi vigono ancora oggi molti tabù, per quanto sia usato per la maggiore negli spot - fateci caso.

Come ci ricorda il continuo variare delle inquadrature, questo è anche un film sullo sguardo. Cambierà il modo di Bella di guardare il mondo evolvendosi, e accanto a lei rimarrà la sola persona in grado di ampliare il proprio sguardo oltre le regole sociali dell'epoca. 

E poi, una stilettata finale di cattiveria inaudita.

Davvero, un'opera folle e fuori di testa quanto il proprio autore, e pertanto imperdibile - anche se va affrontata da un pubblico consapevole.

Non voglio mettere in mezzo volgari accostamenti o questioni festivaliere, che i premi sono la morte dell'arte, così come negare che abbia dei difetti (certi personaggi sono a dir poco funzionali e non vanno oltre), ma tutti questi temi in un'epoca così asfittica, espressi con cognizione e fuori da slogan modaioli sono un dono. 

Assolutamente da vedere, perché una tale follia è così coraggiosa da meritare il premio più grande: la propria visione - ed Emma Stone si conferma di una bravura mostruosa. 






Commenti

  1. Bellissima recensione, molto più ragionata e riflessiva della mia (molto viscerale e poco ponderata). E' un film che suscita emozioni forti e, aldilà dei gusti, è impossibile da non amare non fosse altro che per l'estetica delle immagini. E ovviamente anche per una Emma Stone stratosferica (detto da uno che non l'ha mai amata particolarmente pur riconoscendole il talento). E' il film di Lanthimos che sta andando meglio al botteghino: certo, il Leone d'oro vinto a Venezia e le tante candidature ottenute aiutano molto, in ogni caso la distribuzione non è stata poi così massiccia (è uscito in circa 300 sale) però i risultati del primo weekend sono stati ottimi. Segno che anche in un certo tipo di pubblico, finalmente, comincia a radicarsi il cinema d'autore.

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    1. Grazie mille! Ma ti mica hai scritto una brutta recensione eh... 😅
      Per tutto il resto, lo spero proprio. Anche se io guarderei chi è rimasto in sala fino alla fine che gli effettivi biglietti staccati...

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    2. ma dai!! alla proiezione cui ho assistito io tutti entusiasti! :)

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    3. Grazie, Graziella e grazie al... eri a Venezia 🤣 altro pubblico!

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    4. ma no!! 😂 ero qui al mio paesello! 180 spettatori entusiasti!

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    5. Ah, credevo lo avessi visto al Festival!
      Allora daje 🤩🤩

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  2. Emma Stone fantastica,ne ha fatta di strada dalle commediole in giovane età....

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    1. Inizi di carriera. Purtroppo, per quanto tu sia bravo, devi accontentarti dei ruoli che ti affidano. Felice stia avendo le parti che merita 😬

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