PAPMUSIC - ANIMATION FOR FASHION, di LeiKiè
Andrebbero indagati i motivi che hanno smosso le varie chiacchiere, iniziate dodici mesi fa al rilascio del trailer su YouTube e che, tra le varie cose, hanno portato il film a diventare il centro focale delle attenzioni nevralgiche di una speciale branca dell'internet. La sensibilità artistica di ognuno è varia ed eterogenea, certo... ma diciamo che rimanere perplessi già solo dalla presentazione era più che lecito, per quanto un qualsiasi prodotto andrebbe giudicato solo a visione effettuata.
Ma cos'è PAPmusic, alla fine?
Tutto nasce dalla mente di LeiKiè, all'anagrafe Roberta Galli, intermediaria e commerciante di abbigliamento italiano nell’Est Europa, prima di questa impresa registica attiva nel web con video musicali-umoristici, cringe quando andava bene e grotteschi quando girava meno fortunatamente. E guarda te se mi toccava rivalutare le mirabolanti imprese internautiche dello sceneggiatore di Challengers...
L'idea le venne nel 2010 grazia alla propria canzone Baciami ba, vero e proprio antefatto embrionale dell'incontro tra i due protagonisti del film, per il quale ha composto ben novanta pezzi musicali originali tutti presenti sui suoi canali social.
Il resto, quindi anche le implicazioni critiche del suo film, devono però rispondere a una questione filosofica non indifferente sulla quale nessuno si è però soffermato e che dovrebbe fare breccia in mezzo alla miriade di pareri perculanti che si sono susseguiti in merito.
Sono veramente convinto che il coraggio di proporre qualcosa di proprio, soprattutto una visione personale e autentica in un mondo artistico che va avanti perlopiù con franchise e marchi prefabbricati della cultura popolare in modo da tranquillizzare un pubblico sempre più incerto e spaventato dalla novità, che nel già visto o conosciuto trova l'ancora verso un fallace porto sicuro... ecco, lo slancio che ti porta a buttarti nel rischio di creare qualcosa, vada rispettato a prescindere.
Quindi tanto di cappello a LeiKiè per aver avuto il coraggio di portare avanti il suo progetto come voleva lei e senza ricorrere a compromessi.
Poi sì, che il coraggio diventi una questione in senso lato è tutta un'altra faccenda. Perché no, nessuno vi ha preparati per quello che è PAPmusic. Nemmeno una Cura Ludovico di A Serbian film può anche solo suggerire cosa ci aspetta in quei deliranti, psichedelici e roboanti ottanta minuti di visione.
Tutti si chiedono LeiKiè, nessuno che si domandi LeiKomesta...
«È come se Adrian - la serie evento e The lady avessero avuto un figlio», è stato il parere più virale (ed educato...) preso dalla rete, ma per quanto la fantasia dei denigratori si sia sbizzarrita in mille e più motivi, quasi tutti loro hanno mancato il punto della questione.
Che non sta nemmeno nello shock di avere un intero film narrato da Rudi Zerbi. Anzi, visti i presupposti, non mi stupirebbe che Rudi Zerbi stia davvero raccontando la nostra vita a un pubblico alieno. Del resto, qualcuno lo ha mai visto fuori dagli studi televisivi o è stato in una stanza insieme a lui? Quindi ogni ipotesi può essere plausibile di fronte a un disegno più grande a cui PAPmusic per forza di cose deve necessariamente appartenere, anche se le mie simpatie più recondite vanno sicuramente al bruco in monopattino e al cane napoletano che balla Gangnam style.
Non ci state capendo nulla?
Figuratevi, io l'ho visto per intero e sto messo quanto voi. Ma la bellezza di questa curiosa creatura sta proprio in ciò, nel fare il giro e inventarne una propria.
Se Where the Dead go to die creava straniamento e disagio, qui non so nemmeno io come proseguire. È come essere fatti da sobri, uno svarione infinito che non ha un attimo di lucidità per tutta la propria durata, proponendo soluzioni assurde, fuori da ogni logica e infarcite di tutti gli stereotipi possibili (per citare di nuovo la serie di Celentano, siamo ai livelli di Mafia international...), sessismo spicciolo e una rappresentazione dell'omosessualità ferma ai film di Vitali. Credo che i seni di Lei abbiano sviluppato un moto tellurico a sé, mentre il resto ha accontentato tutte le parafilie riguardanti lo spiare gente che fa la cacca - sì, ne sembrano ossessionati.
Il resto si riassume nell'animazione presa in prestito da The sims, come hanno già scritto altri, che però impreziosisce l'insieme generale per dargli quell'ulteriore tocco di straniamento che la scrittura da sola non riusciva a offrire, rendendo la visione una vera e propria esperienza impareggiabile, il trip definitivo, con l'aggiunta che non sembrano nemmeno sforzarsi di farlo. Tutto talento naturale.
Ho sempre pensato che l'arte non debba avere per forza un senso, ma abbia altresì il compito di farti fare un bagnetto nei neuroni dell'artista, offrirti un viaggio in senso lato che non per forza deve piacerti ma, nell'estremo vertice degli estremi, debba peraltro darti certezze quando sei confuso e dubbi quando invece sei certo. Insomma, l'arte deve farti domandare con che occhi l'artista guardi il mondo, e in qualche modo è quanto mi sono chiesto una volta che i titoli di coda hanno preso a scorrere.
Come vede il mondo LeiKiè? Cosa siamo noi per lei? A che leggi risponde il creato nella sua infinita casualità e come prova a mettere ordine al caos?
Come nella migliore tradizione, le risposte possono arrivano solo dentro di noi. E l'unica certezza è che alla fine, al di là di tutto, siamo qui a parlarne, nonostante abbia rischiato di diventare un lost media. Ma la vera medaglia dell'onore sull'epica della resistenza di cui questo titolo è ormai alfiere indiscusso, o almeno, lo è nei cuori di chi sa credere per davvero, è che un seguito è già in realizzazione.
E noi saremo lì, pronti a non perdercelo, pappizzati fino all'ultima cellula del nostro corpo, ansiosi di venir catapultati nelle tribolazioni di Lui e Lei, novelli Romeo e Giulietta di un mondo ancora capace di sognare pur essendo in bilico sul baratro.
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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U