TEKKONKINKREET, di Michael Arias




Gli orfani Nero e Bianco vivacchiano come possano nella disastrata Città Tesoro. Gli yakuza imperversano e la polizia gestisce il tutto come può, ma un oscuro faccendiere, chiamato Il Serpente, progetta di trasformare la città in uno strano parco dei divertimenti...


In tutta la mia adolescenza da pippaiolo consumatore di anime, credo di non aver mai visto una roba come Tekkonkinkreet - salute! Un film folle, visionario, che segue regole unicamente sue e che alla fine, in una maniera o nell'altra, ti porti dietro negli anni, anche solo per la sensazione di straniamento che riesce a lasciarti. Perché può benissimo non piacere, ma non si può negare che siamo di fronte a qualcosa di veramente fuori di testa.

Cosa ancora più assurda è la nazionalità del regista, tal Michale Arias, losangelino direttore delle animazioni per robetta quale Il principe d'Egitto e Animatrix, per dirne un paio, che vanta di essere il primo non nipponico ad aver avuto il controllo creativo totale su un prodotto ad alto budget come questo. Perché sì, Tekkonkinkreet è un film costato una caterba di yen e si vedono tutti, in ogni fotogramma.

Produce e realizza la Aniplex, che in quegli anni era in pompa magna per il successo di Fullmetal Alchemist.

Ora, non so se sia stato questo inevitabile gap culturale che sarà venuto a formarsi, o il fatto che il manga di Tayo Matsumoto da cui è tratto sia un tajo già di suo... ma davvero sfido chiunque a trovare non un anime più bello, quanto uno che lo accosti per particolarità.

Siamo di fronte a un racconto di crescita sui generis, dove il tempo vissuto la fa da padrone. Se da una parte abbiamo Nero e Banco, uno che bambino lo rimarrà per sempre e l'altro che non ha mai avuto tempo di esserlo, tutto il resto del film è attraversato da personaggi che proprio con la vita devono scontrarsi. Abbiamo il capo yakuza romantico che vive dei tempi passati, il suo picciotto che proprio una vita vera e propria si ritroverà a creare, un nonno che raccoglie i cocci di ciò che si è seminato e molto altro. Tutti, in qualche modo, hanno un irrisolto e la trasformazione di Città Tesoro, la modifica del proprio presente, costringerà a prendere una decisione.

Ma il tempo è anche crescita, è scorrere, ed è qui che interviene il secondo tema cardine del film, che è l'infanzia.

Tutto è trattato come una fiaba e come una fiaba è anche molto violento. Non si lesinano colpi bassi, scene quasi splatter e combattimenti oltre il limite, dove scorre sangue a fiumi. E proprio come una fiaba vive in un tempo sospeso, non detto, dove tutto avviene solo nell'interesse della vicenda e ogni rimando esterno è quasi escluso.

La fiaba è erroneamente considerata cosa per bambini e lo stesso può dirsi per i film di animazione, anche quando ne prende i modelli stilistici come questo, che col suo tratto volutamente naif conduce all'aspetto infantile, a quella dimensione idealizzata ma che racchiude molte ombre e che, come ogni cosa, può sporcarsi. E si sporca contaminandola con l'elemento mitico, quella dimensione quasi adulta che, come la sua sorellina bastarda, descrive la realtà.

E così l'infanzia diventa l'incontrare la propria parte oscura, con tutte le perdite del caso, in quel percorso inevitabile che si chiama vita fino a trovare la propria dimensione, quella dettata dall'amore, non tanto come romantico, quanto per chi ci f tare a casa. Perché puoi vivere a Città Tesoro come in riva al mare, ma casa è il posto che condividi con chi ami.

Temi semplici, raccontati con tutti i topoi tematici e stilistici della cultura nipponica, virati poi verso uno sperimentalismo esasperato che finisce per ingolfare una narrazione altrimenti lineare e non far venire tutti i nodi al pettine (le sottotrame sul Serpente e i suoi servitori sono davvero appena abbozzate) ma capace di regalare una bellezza stilistica e tecnica che molto raramente si è vista altrove.






Commenti

  1. Sembra interessante, e poi oltretutto è giapponese, sto cercando alcuni titoli da vedere, grazie della dritta ;)

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    1. Giapponese per tre quarti, dato che il regista è di Los Angeles 😜

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  2. Ciao, sono arrivata per caso sul tuo Blog e mi ha colpito la tua semplicità nel descrivere la recensione filmica di tutti questi argomenti. Ho scelto di leggere la recensione Tekkonkinkreet - Soli contro tutti, fu presentato al Future Festival Film nel 2008 a Bologna . Lo sapevi che il soggetto è tratto dall'omonimo manga di Taiyō Matsumoto, conosciuto anche con il nome Black and White (Kuro to Shiro).

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    1. Sì lo so 😀 purtroppo non sono mai riuscito a reperire tutti i volumi.
      E grazie 😉

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