MALCOLM & MARIE, di Sam Levinson

Malcolm e Marie, giovane coppia artistica, rientrano a casa dopo la prima del film di lui. Nasce una lunga incomprensione che porterà a una ancora più lunga litigata, dove il loro rapporto di coppia e col mondo dello spettacolo verrà sviscerato...

La pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova tutto il mondo... perfino Hollywood, che per la prima volta dal dopoguerra si è vista bloccata, con le sale chiuse e pochissimi film che possono essere realizzati, per non parlare di quelle mega-produzioni che continuano a subire battute d'arresto.

Vero Matt Reeves?

Ecco, l'unico motivo per cui credo in futuro si parlerà ancora di questo Malcolm & Marie, oltre che essendo una produzione originale Netflix non ha data di scadenza sul catalogo, sarà per il fatto di essere stato girato proprio durante il primo lockdown.

D'altronde è ambientato dentro una villa e ha solo i due personaggi del titolo come protagonisti.

E così Sam Levinson, al suo terzo lungometraggio, riprende dalla sua serie Euphoria la bella Zendaya e chiama il figlio di Denzellone nostro, John David Washington. Giusto per riscattare lui da Tenet mette il nome del suo personaggio direttamente nel titolo e opta per un biancoenero che... beh, molti autori di battutacce stanno ancora ringraziando, ma io non mi dilungo, per lei invece, che deve dimostrare a tutti di essere "diventata grande", regala una di quelle interpretazioni che le danno prova di dimostrare cosa sa realmente fare.

In tutto questo si deve sempre aprire la solita questione Netflix...

Che al di là del fatto che non potevano prevedere una pandemia, e che il loro canale distributivo sia avvantaggiato per una serie di motivi, resta sempre più evidente come dopo una inziale affiliazione di bimbiminkia ora stia cercando di accalappiarsi anche il cosiddetto "pubblico maturo" con produzioni come questa.

Solo che a 'sto giro non ci siamo...

E lo capisci già dai titoli di testa, quando vedi la loro macchina (non proprio una utilitaria...) arrivare nel giardino della villa in cui abitano, e lo capisci quando li vedi accendere le luci e illuminare gli interni di puro design dell'abitazione, mentre loro, bellissimi e vestiti in abito da sera, entrano parlando della prima del film di lui.

Che cercano di correggere il tiro più avanti, dicendo come non possano conoscere i "problemi della gente vera", peccato che di amore, voglia di realizzazione e via dicendo, tutti temi che chiunque prima o poi deve affrontare, ne discorrono proprio loro, col rischio di parlare a nome di tutti.

Sarà che il film esce forse nel momento peggiore possibile, quello dove tutti devono fare i conti con qualcosa che ha stravolto le nostre vite e un lavoro devono ringraziare di averlo, se non l'hanno perso o si sono trovate sotto la soglia di povertà, quindi già di per sé questo non aiuta a rendere più simpatici quei due... ma poi l'isterismo continuo, quel passare bipolare da una riappacificazione al prossimo litigio, quel modo di parlare teatrale che nessuno userebbe mai e quel rapportarsi al mondo dello spettacolo... tutto me lo ha fatto apparire distante, artefatto, con quel bianco e nero bellissimo, per carità, che mi ha fatto sembrare tutto ancora più distante, giusto il pretesto per far sentire più intelligente chi guarda.

Il che è un peccato, perché il momento più paraculo - quello dove provano a correggere il tiro - è forse quello che contiene il discorso più bello, sacrificato in un contesto che però me l'ha fatto apparire più ipocrita che mai. Tipo Rocco Siffredi che viene a dirti che non ha mai dovuto fare la fila per nessuna, per intenderci.

Manca una critica veramente feroce al sistema in cui sono immessi come succedeva in Birdman o nel meno riuscito Maps to the stars, o il vero cinismo di un Carnage o Cena tra amici - borghesi lì, ma che ne uscivano con le ossa a pezzi - per essere davvero convincente. Ci sono tante chiacchiere, tutte ben gestite e che non tolgono ritmo a un film che poteva essere davvero appisolante, ma sembra tutto l'eco di qualcosa già detto, e meglio, altrove.

Levinson dirige bene gli spazi con mano ferma e ritmo deciso, per quanto composto, ma tutto questo da solo non basta. Nemmeno due attori molto convinti che però da soli non possono fare miracoli.

E sarà che insoddisfazione, piccole ripicche e dinamiche non proprio egregie sono tipiche di ogni coppia... solo che non tutte le coppie poi, dopo una litigata, si svegliano nella loro tenuta e vanno a sbollire la rabbia nel loro immenso giardino. La via di mezzo, il grigio in mezzo al bianco e nero, si è estinta?

Forse alcuni lo ameranno. Per me, ma sarà un limite mio, è stato difficile vedere al di là di questo.

Ma poi, a quando la storia d'amore tra un camionista e una commessa?






Commenti

  1. Come sei prevedibileeeeeeeee, te lo dicevo!

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  2. Mi è sembrato addirittura più faticoso di un film di Muccino, il che è tutto dire... mamma mia che fatica arrivare alla fine!!

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    1. Invece io no, a livello di ritmo - sorvolando sui dialoghi... - è davvero ben eseguito.
      Cacchio, è vero! Isterici come i personaggi di Muccino! 😱

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  3. Come già scritto si...belli, ma due insopportabili rompipalle ragazzi!

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    1. Madonna Santa... Ho iniziato invidiando Washington ma poi... 😅

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  4. Io mi metto nel grigio, invece. Ci sono stati dei momenti in cui volevo tirare qualcosa "appresso" a uno o all'altra, degli altri in cui mi hanno fatto emozionare notevolmente.

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    1. Come avrai capito, il mio grigio virava verso la più totale trasparenza 😅

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