L'ULTIMO YAKUZA, di Takashi Miike

Il giovane pugile Leo, la cui carriera sta per finire a causa di un grave tumore al cervello, incontra per caso Monica, prostituta tossicodipendente tenuta in ostaggio per pagare i debiti del padre (che abusava di lei) e inconsapevolmente al centro di un complotto tra bande yakuza. Seguiranno una scia di sangue e intrighi fuori misura per la gioia di ogni anemico complottaro...

Valutare un nuovo film di Takashi Miike "a sentimento" è sempre qualcosa di difficile a causa della natura poliedrica dell'autore nipponico. Il nostro ossigenato preferito vanta una produzione a dir poco sterminata (questo è il 102esimo) nella quale non si è fatto mancare nulla, passando dall'horror, al film storico fino a quello per famiglie e alla commedia scollacciata. A una certa, viene da chiedersi se le sceneggiatura le legga, ma questo è un dato non pervenuto e che a una certa interessa anche poco. L'unica differenza che si può fare nella sua carriera sta in quando si mette d'impegno e quando no. 

Ma va detto che anche i film meni riusciti risultano essere degli ibridi strani, perché che a certe scene Miike tenga più di altre diventa palese quando il progetto è sfacciatamente su commissione.

Questo film, prodotto nell'anno del signore 2019, parte da un suo soggetto (cosa estremamente rara, dato che i suoi contributi alla scrittura sono davvero pochi) e già da questo dovremmo capire in che parte della barricata metterlo. Va anche detto che sicuramente non diverrà una sua pellicola identificativa come può essere per Ichi the killer o Audition, ma sicuramente una di quelle in cui ci ha messo buona parte di sé, dimostrando che lo smalto non lo ha perso per nulla. Deve solo trovare qualcosa in grado di stimolarlo davvero - non una cosa tipo Wara no tate, ad esempio - ed ecco che tutto quello che ci piace del suo cinema ha modo di uscire allo scoperto.

Ci sono gli yakuza, c'è la violenza efferata, per quanto meno marcata che in altre sue opere, ma soprattutto c'è la poetica degli ultimi e dei disperati, che ha sempre contraddistinto i suoi titoli più riusciti. Perché, che lo si voglia o meno, il vero Miike ha sempre parlato di quelli, dei loro demoni interiori e del disagio che sembra permeare la società giapponese, che nel suo voler puntare sempre all'eccellenza ha trovato spesso il vero nemico al proprio interno.

Si parla proprio di interni in questo film e le insidie vengono proprio da quei frangenti. E' dentro il proprio corpo che Leo trova il male, è dentro il proprio nucleo familiare che Monica ha subìto le cose peggiori ed è tra le proprie fila che gli yakuza hanno chi li tradirà.

Miike ci accompagna in questo microcosmo cittadino e criminale con una raffinatezza che certi forse non si aspetteranno, con una fotografia estremamente elegante e curata, coadiuvata da uno stile classico in grado di mantiene fermo il punto su ogni dettaglio e conferendo un ritmo ammazzatempo che tiene botta fino alla fine, realizzando con pochissimo quello che a molti blockbuster hollywoodiani risulta quasi difficile. Alcuni potranno forse fare fatica a ingranare per la miriade di sottotrame che rischiano di offuscare quella dei due giovani protagonisti, ma quando tutto è presentato, il film acquista una coesione invidiabile per come viene gestito.

C'è anche la perversione a tutti i costi tanto cara (la visione del padre in mutande che spunta dal nulla, particolare di un cringe unico) ma alla fine sa quando fermarsi. Stona forse solo quel conflitto a fuoco finale, dove si lascia andare a qualche faciloneria e a un umorismo non sempre necessario, per arrivare perfino a un inserimento cartoonizzato (o animizzato?) tendente al lisergico che non ho ancora capito se prenderlo come liberta stilistica o escamotage per uscire da un impaccio che non riusciva a sbrogliare nemmeno lui.

Resta però molto, soprattutto nei due personaggi più semplici - i protagonisti, ovviamente - che nel loro essere tratteggiati col machete offrono i momenti più teneri. E ci si chiede perché tradurre il titolo così, senza mantenere il ben più efficace First love dell'edizione internazionale, perché che la yakuza sia solo un contorno stiloso è fin troppo palese. E poi ultimo de che?

Si tratta di trovare la cosa giusta per continuare a vivere. Per Leo e Monica è l'amore, per Miike una storia di cui gliene freghi qualcosa.







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