I DISERTORI - A FIELD IN ENGLAND, di Ben Wheatley

Inghilterra, guerra civile. Durante una sanguinosa battaglia Whitehead, l'assistente di un alchimista, scappa dal generale che lo tiene in scacco - e che finirà subito accoppato - incontrando altri tre disertori subito dopo. Il gruppo si muove verso una birreria promessa da uno di loro, ma durante il tragitto...

Avete presente quando uscite con una che vi sembra così bella, speciale e unica, per poi scoprire che invece è una mezza psicopatica (esperienza che vale anche a parti invertite, state tranquill*)? Ecco, la stessa cosa succede grossomodo con Ben Wheatley, solo a ritroso, manco fossimo in un film di Nolan. Infatti questo A field in England è l'ultimo film ritenuto veramente "suo" dai suoi fan più irriducibili e oltranzisti.

Che poi, essere fan di una persona e rinnegare tutta la sua filmografia a seguire è segno di una schizofrenia che ben si sposa con gli inizi del nostro.

Comunque, A field in England (ciao mamma, sono un adattatore die titoli italiano!) da una parte segna proprio la consacrazione di Wheatley in quello che è il panorama cinematografico, ma dall'altra è anche l'inizio della fine, perché iniziò un percorso di standardizzazione che, pur non facendogli rinunciare a quelli che sono i suoi temi cardine, portò a una vera e propria svolta che non sembra una naturale evoluzione quanto un vero e proprio discostarsi dalle origini - con tutte le sottili sfumature che possono evolversi dalla cosa.

Sempre con l'aiuto in fase di scrittura della moglie Amy Jump, Wheatley imbastisce una vicenda semplice, quasi inesistente sotto alcuni aspetti e impossibile da classificare in un genere preciso, ma che però deflagra nel suo proseguire in una maniera assurda, anarchica e assolutamente fuori posto in qualunque modo la vuoi guardare.

Un Kill list all'ennesima potenza, anche se meno violento e quasi opposto, per assurdo - e di cui dovrebbe essere una sorta di prequel.

Ecco, credo che il pregio migliore di questo film, così come quello di tutta la prima parte della produzione di Wheatley, sia quello di non assomigliare a null'altro se non a sé stessa, perché sfido chiunque tirare fuori dal cilindro un film che si avvicini per atmosfere, suggestioni e svolgimenti a questa adorabile stramberia sotto acidi che non si preoccupa minimamente di poter piacere, senza scendere a compromessi. 

Il bello è che non risulta mai ostico, ma viene spesso da chiedersi a cosa diamine stiamo assistendo. E ci si chiede pure cosa sia questo concetto di "bello", che qui assume molteplici forme.

Anche quello della forma è un concetto molto importante...

Perché ci sono diversi modo in cui guardare questa pellicola, ma tutto alla fine riporta lì, a quel campo del titolo, che nel vagare di questi personaggi appare quasi infinito e inglobante, un mondo a sé nel quale si consumano le peggio cose. E in questo mondo l'umanità rappresentata è rozza, vigliacca, terribile e di difficile affezione. Wheatley non crea degli antieori, si concentra soprattutto sull'anti per mettere in scena un non-mondo sporco, burbero e pieno di nefandezze, che segue una logica propria per arrivare poi al già citato delirio finale, dove l'aspetto lisergico porterà ogni chiarezza nel suo voler mescolare le carte.

Credo sia anche questo a rendere unico un film simile, il suo voler dare un senso nell'anarchia, o nel momento che dovrebbe rappresentare un casino totale, come se esorcismi e scene di corde tirate (davvero, un montaggio quasi nonsense nella sua funzione) non fossero abbastanza. Ma qui sovviene l'Altro, il divino, che non si riconosce in una religione ma proprio in quello che si sta attraversando.

Proprio verso la fine Wheatley, come suo solito, si slaccia i pantaloni e inizia a pisciare un po' ovunque per marcare il territorio, sancendo la convinzione che con lui non si scherza e che porta all'estremismo. Si chiude cos' un cerchio quasi picaresco, come picaresca sembra l'avventura del gruppo di imbecilli, e che mette la convinzione che quel campo citato altro non si tratta che di un mondo a sé in cui si sono ritrovati e dove avanza anche l'aspetto magico, tra resurrezioni non capite, neo-morti e viaggi mentali che si confondono con la realtà.

Qui il regista non si risparmia. Arriva addirittura lo splatter, che fino a quel momento si era fatto attendere, e mette ij scena un delirio visivo che si affida a rallenty, split screen, distorsioni e chi più ne ha più ne metta, sfociando quasi nella video arte. Se cercate soluzioni, dovete abbandonarvi al delirio che vi si prospetta davanti, altrimenti rimarrete delusi.

Abbiamo così la conclusione di una storia che parla di altre vite, di vite che non sono mai state e umanità allo sbando, in un mondo che nel suo avanzare sembra aver perso ogni logica, così come (apparente) senza logica sono i momenti che si succedono e si snodano nel loro proseguire. Alla fine, sopravvivrà a tutti loro solo quel campo, sulla cui superficie sono avvenuti i fatti e che raccoglie la storia del mondo come molti altri campi in giro.

A sopravvivergli sarà solo l'unità di quei tre uomini sul finale, che per quanto sporchi, malconci e disgustosi, hanno lottato mentre la loro storia veniva schiacciata da logiche incomprensibili. 

Non un film adatto a tutti i palati, ma sicuramente qualcosa che non lascerà indifferenti e che è in grado di farsi ricordare con le sue soluzioni strampalate e la sua logica personalissima e quasi incomprensibile a tratti.

Comunque, i funghetti che si prendono la sera Wheatley e la Jump devono essere davvero buoni.








Commenti

  1. Aggiungerei con un cast decisamente azzeccato. Io l'ho amato anche se spesso mi sono chiesto "cosa cazzo sto guardando?". Ma penso che le intenzioni fossero appunto quelle.

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    1. Cast di volti perfetti, quello sì. Peccato però che Wheatley sia passato dal "cosa cazzo sto guardando?" al "perché lo sto guardando?" 😅

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