FREAKS OUT, di Gabriele Mainetti

Nella Roma attraversata dalla Seconda Guerra Mondiale, un gruppo di fenomeni da baraccone dotati di poteri speciali circola per le campagne romane con il Circo Mezzapiotta. Ma Franz, nazista con sei dita alle mani e con la capacità di vedere il futuro grazie all'eternit, sta cercando esseri come loro per creare una potentissima arma che porterà il Reich alla vittoria...

Sia dato atto a Gabriele Mainetti che ha due palle grandi come una mongolfiera, perché dopo un successone inaspettato come Lo chiamavano Jeeg Robot, idea che gli ha fatto sbattere porte in faccia per quasi un decennio, avrebbe potuto adagiarsi sui manga e fare un seguito (peraltro richiesto a gran voce) e chi s'è visto s'è visto. Invece no. Lui parte con un'idea altrettanto folle e mille volte più dispendiosa. Anche qui, parecchi no, ma alla fine si arraffa dodici milioni di euro per fare uno dei primi kolossal italiani, o almeno, il primo a memoria recente di cinefilo - e con tutto il bene che gli voglio, Il primo re non è minimamente paragonabile, produttivamente parlando.

Poi è arrivato il Covid e ha dovuto posticiparlo continuamente, ma tant'è... 

Comunque alla fine eccoci qua e, tagliando la testa al fascio, rispondiamo subito all'annosa domanda: è meglio o peggio delle zuzzurellate di Ceccotti?

Non mentite, mascherine, che lo so che ve lo domandate tutti...

Diciamo che sono due prodotti sicuramente simili ma anche altrettanto diversi per intenti, proporzioni e contesto. Ma il modo in cui si guarda una simile pellicola determina anche come la potrete "sentire", a cominciar da quanto l'attendevate. Perché dopo aver realizzato un cult movie con il proprio esordio, il rischio di essere schiacciati dall'aspettativa, o hype come dico i gggiovani, può essere davvero fatale - Richard Kelly, per caso ti fischiano le orecchie?

Mainetti quindi rimane fedele a sé stesso, alla propria logica anarchica, ma la trasforma in tutt'altro.

Per quanto mi riguarda, sono uscito dalla sala con gli occhi a cuoricione come non mi accadeva da tempo, ma lungi da me definire un film come Freaks out un capolavoro. Non lo è, per nulla. E nemmeno vuole esserlo. Ma rimane un prodotto sincero, onesto, e con un cuore enorme, così come lo era l'esordio di Mainetti. L'unica differenza è che qui i soldi sono molti di più e si vedono tutti, dal primo all'ultimo, ma ha il medesimo effetto: finisci di vederlo e vorresti abbracciare tutti quegli stramboidi.

Jeeg Robot si svolgeva in un microcosmo urbano, sostanzialmente non uscivano mai da Tor Bella Monaca. Erano le avventure di questo pugno di disadattati, dove il nostro da delinquentello concentrato solo sui cazzi sua diventava l'eroe di cui Roma ha bisogno. Qui il respiro si fa molto più ampio, c'è la Storia con la S maiuscola che attraversa le vicende dei personaggi e, inevitabilmente, la gittata si fa molto più ampia, così come aumentano pure i volti protagonisti e le sottotrame annesse.

Credo che possiamo essere del tutto unanimi nel dire che la prima parte sia la migliore, quella in grado di offrire qualcosa di anomalo (i freaks, appunto) in un contesto già visto altrove (la guerra in Italia), costruendo una base solida in cui far muovere i personaggi e intessendo una tematica che si collega ideologicamente al film precedente. Ognuno dei protagonisti è ben caratterizzato e ha i suoi momenti in cui spiccare. Davvero, avrebbe potuto girare a vuoto così e sarei stato contento lo stesso.

Poi però arriva il villain, arriva il suo piano e con esso creano una scena ai limiti dell'assurdo che però porta delle implicazioni così grandi che qualunque risoluzione si sarebbe risolta in una scoreggina. Qui cercano di chiudere tutto buttandola in caciara e, forse, la conclusione è la parte più debole del tutto.

Eppure rimane grande cinema in ogni momento e in tutti i suoi passaggi, anche quelli più deboli, senza perdere mai il sense of wonder che si crea non appena le luci in sala si spengono.

Rimane uno di quei film che va visto o con la testa o con il cuore, un po' come The shape of wather. Se userete la prima, avrete sicuramene un film che mette in campo troppo, che sarebbe stato meglio tagliuzzare un poco (alert: dura quasi due ore e mezza) e che possiede mille altri difetti che sarebbe ingiusto alla nostra intelligenza negare. Ma se userete il secondo, accogliendo a braccia aperta la sospensione dell'incredulità, avrete una pellicola onestissima e che vuole solo raccontarvi una bella storia e farvi innamorare dei suoi personaggi, come se permettessero a un bambino di giocare con quello che vuole senza badare a spese.

Non ci sono sottotesti filosofici o riletture del mito in questo film. C'è solo quello che mostra ed è già abbastanza così. Un film dove i fasci/nazi sono i cattivi e dove si parla di dittature (guarda il caso, due temi che ultimamente la gente confonde un po' troppo spesso...), e che in tutto questo, senza lesinare violenza e sciccherie varie, riesce pure a farti sognare, come solo alle meraviglie riesce.

Ma soprattutto, la tecnica...

Credo che nessuno si aspettasse un film simile in Italia. Che sembra un'eresia, ma davvero, un tale sfoggio di mezzi USATI COSÌ BENE prima di questo sembrava impossibile. Roba da far impallidire i film della Marvel, anche contando che è costato qualcosa come venti volte meno di un Avengers a caso. La prova che gli artisti li abbiamo anche noi, se solo li facessimo lavorare.

Purtroppo il film è uscito un po' con le ossa rotte da parte di diversi critici. Io mi limito a dire tutti i suoi difetti, che per me sono stati ampiamente surclassati da tutti i suoi pregi. Nessuna delle due fazioni è innegabile, spetta solo a noi decidere a quale dare importanza.

Io so solo che lo vorrei rivedere prima di subito.

"Perché a noi nessuno ce pò separà, nemmeno 'a guera."





Commenti

  1. Adorato dall'inizio alla fine. Sicuramente è il film italiano più bello che passerà in sala quest'anno e darà parecchi punti anche agli imminenti fumettoni Marvel. Qui, se non altro, i freaks e i supereroi hanno un cuore enorme.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto. E poi, davvero, dei simili guizzi tecnici per un film nostrano hanno dell'assurdo...

      Elimina
  2. È l'evoluzione naturale di Jeeg Robot: anche qui abbiamo quattro adorabili "diversi" che hanno la responsabilità di gestire i loro poteri. Ma la messinscena è imponente, "esagerata" (in senso buono), coraggiosissima. Non tutto funziona, ma avercene di registi come Mainetti che hanno il coraggio di osare, giocandosi tutto...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti ho paura per la sua carriera futura... e sarebbe un peccato enorme.

      Elimina
  3. Infatti sono contenta di aver fatto "il giro" di tutti i miei blog cinematografici preferiti, compreso questo, perché finalmente ho letto qualcosa di positivo ed entusiasmante su questo film che aspetto da tempo anche io. Ora più di prima non vedo l'ora di riuscire a vederlo rigorosamente al cinema.

    RispondiElimina

Posta un commento

Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

Post più popolari