A QUIET PLACE PART II, di John Krasinski

La famiglia Abbott, o quel che ne rimane, procede il proprio vagare in questo mondo apocalittico. Dopo l'incontro con una vecchia conoscenza, si accende una parvenza di speranza e Regan...

Rimango sicuro che Krasinski, sotto sotto, abbia stipulato qualche contratto coi Maneskin. Lo pensavo ieri e ne sono certissimo ancora di più oggi.

A quiet place è uscì proprio nell'anno in cui il quartetto romano partecipava a X-factor, e questo seguito, putacaso, venne rilasciato nei cinema, durante una pandemia, quando conquistavano mezzo mondo al grido di Zitti e buoni. Poi oh, voi dite quel che volete, ma io rimarrò sempre della mia idea.

Ad ogni modo, a un film che funzionava già benissimo di suo hanno voluto appioppare a tutti i costi un sequel.

Non farò domande retoriche - anche perché sennò dovremmo scomodare Mamhood e non siamo cronologicamente sincronizzati - però verrebbe da fare un'analisi su cosa serva per fare un buon film e perché il primo funzionava nonostante i suoi difetti. Anzi, i difetti non erano nemmeno tali per l'impostazione che era stata data alla pellicola, che ancora oggi ricordo con molto piacere e ritengo davvero ottima.

Sì, ottima nonostante quella robina degli alieni sia trattata davvero all'acqua di rose, perché i verdoni sono solo un pretesto per raccontare altro, un dramma familiare e i legami che univano quei personaggi disfunzionali. Altrimenti quella faccenda del suono dovrebbe essere stata sviluppata maggiormente, avremmo avuto bisogno di una struttura più articolata di come si sia ridotta la Terra in quel lasso di tempo e cose così. Che puntualmente non avvengono, ma quello era un film che limitava la gittata per parlarci dei personaggi - e in quello, non lo ripeteremo più, funzionava benissimo.

Fare un seguito è un compito piuttosto gravoso per due motivi: ogni personaggio aveva completato la propria evoluzione e, dovendo portare avanti le vicende, serviva per forza allargare quel mondo.

Qui non solo i personaggi rimangono pressoché identici a come li avevamo lasciati, ma il mondo non viene minimamente ampliato. C'è una specie di spiraglio che però non è sufficiente. Seguiamo quindi la famigliola orfana in questa città deserta (ma davvero non si sono mai spostati troppo?) e gli alieni continuano a rimanere un pretesto. Mai approfonditi e tutte le problematiche che nel primo capitolo potevamo bellamente ignorare appaiono qui ancora più grosse.

Senza contare che il mondo post-apocalittico in cui sono immersi consiste solo in una serie di città abbandonate in cui, per caso, incontrano un loro vecchio compaesano (seriamente, ma quanto si sono spostati?) con il tormento di aver perso moglie e figli nell'attacco e che oltre a questo non avrà nessuna evoluzione. Tutto qua. Troppo poco per imbastire un seguito che, diciamolo pure, per una lunga parte centrale annaspa per arrivare alla canonica ora e mezza di durata - e qui diamogli atto della cosa, che di film interminabili comincio a essere stufo.

Quindi sì, il primo, nella sua leggerezza, era un ottimo film per la coerenza con cui portava avanti la tematica principale, aveva ritmo, non annoiava mai e riusciva a spiegare tutto con poco, col solo svolgersi degli eventi. Per fare un buon film basta poco davvero.

Qui abbiamo un budget decisamente molto più sostanzioso - ecco perché i mostri si vedono quasi sempre in pieno giorno e non più in notturna - che permette a Krasinski di dirigere tutto con mano fermo e più esperta. Ci offre così un lungo flashback iniziale che è un piccolo capolavoro di tecnica, tensione e montaggio... e basta. Si ritorna a quella bona de su moje Emily Blunt che passeggia nel prato desertico coi figli e basta. Nuova speranza. Montaggio alternato e stop.

Troppo poco.

C'è una scena al molo che, come il prologo, è pure quella in piccolo capolavoro di "cinema in movimento" e offre il primo scorcio di umanità fuori dal loro piccolo gruppo. La new entry dice pure che non meritano di essere salvati, regalando l'accenno di quella che poteva essere una tematica cardine (molto attuale in questi incattiviti tempi pandemici...) che però risulta essere come il prologo: una scena veramente molto fica, ma fine a sé stessa.

Non un brutto film, Krasinski ha comunque sempre la capacità di realizzare tutto con classe ed evita stupidate alla Snyder che potrebbero infrangere qualunque sospensione, ma il risultato è una pellicola insapore nonostante tutto l'impegno che ci mette.

Un peccato, soprattutto vista la bontà del primo capitolo.





Commenti

  1. Mi è sembrato il remake lampo del primo, ma fatto sta che Krasinski è già molto bravo in quello che fa.

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    1. Quello senza dubbio. Le due scene che ho citato infatti sono gagliardissime.

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  2. In parte concordo, ma seppur sembri una banalità da dire, è un film che mi ha tenuta con gli occhi incollati allo schermo dall'inizio alla fine e nell'epoca dei film visti a casa sul divano con tutte le distrazioni possibili e immaginabili a portata di mano, non è cosa così scontata.

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    1. Quello pure me. Krasocoso ha una classe che molti più blasonati mestieranti si sognano.

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