BEGOTTEN, di E. Elias Merhige

Un tizio incappucciato si uccide tagliandosi con un rasoio. Dal suo corpo uscirà una donna che, dopo averne masturbato il cadavere, resterà incinta di lui, partorendo un figlio deforme. Al che, un manipolo di uomini, anch'essi incappucciati...

Il #cinemadeglieccessi è bello per molti motivi. Non solo ti permette di metterti in pari con la tua parte più oscura ed animale, esorcizzando quindi qualcosa di ancestrale che le quotidiane convenzioni e i presupposti sociali tengono sopito, ma anche perché ti porta in luoghi da te ancora inesplorati dove alcuni hanno avuto l'ardire di trasportarti. 

E guarda e guarda ancora, alla fine scopro che, nonostante quanto asserito in tre decadi di vita da professori, colleghi e conoscenti, sono solo un principiante del disagio.

Il titolo di "Maria de Filippi del disagio" spetta sicuramente a E. Elias Merhige, artista di teatro sperimentale che deve gran parte della propria fama per aver diretto questo Begotten, pellicola da noi s(c)emi-introvabile ma che oltreoceano ha spopolato come cult indie, divenendo un oggetto quasi mitologico. Tanto famosa in alcuni ambienti da aver ispirato molte band black metal per il look, senza contare che un frame venne usato pure dai Katatonia per la cover di un album.

Quasi leggendaria è anche la sua datazione, il 1991, perché in realtà fu realizzata due anni prima, solo che dovette circolare un poco per i vari festival del settore prima che qualcuno iniziasse a prendere sul serio i deliri del nostro, che in quanto a droghe deve andarci giù bello pesante.

Perché basterebbe la trama a far venire qualche dubbio, ma è tutta l'impalcatura su cui Begotten si sostiene (molto più semplice di quello che può sembrare a prima vista, anzi, è persino esplicitata nei titoli di coda) che mette questa pellicola sul podio dell'assurdo.

Io vi dico solo che, ci scommetto quello volete, sicuramente Aronofski avrà trovato ispirazione per creare quell'altra follia legalizzata che fu il tanto bistrattato mother!

Ma innanzitutto... cos'è Begotten?

Può sembrare una domanda scema, ma in realtà è indispensabile per capire bene come approcciarsi all'opera, dato che Marhige per questo suo esordio assunse (oltre a un discreto quantitativo di bamba) tutto il suo bagaglio artistico, creando una commistione quello che può essere il cinema in senso stretto, inteso come racconto per immagini, con la videoarte.

La videoarte si caratterizza proprio per l'impressione su un supporto visivo di quello che può essere un concetto, veicolato con le immagini. Sono un esempio le opere di Myron Krueger o addirittura le riprese del pubblico di Dan Graham. A differenza del cinema, che si compone di una narrazione e dove il veicolo è perlopiù univoco (lo spettatore assiste) e dove l'immagine è soggetta a una composizione e a una grammatica del montaggio.

Begotten prende dalla videoarte il muto e una certa messa in scena. Anche se la cura in post produzione, a differenza di quanto possa sembrare, fu estremamente curata affinché la pellicola assumesse solo toni bianchi e neri, eliminando qualsiasi sfumatura di mezzo. Il risultato ovviamente, come se già il soggetto non bastasse, alimenta un effetto straniante, amplificato dal fatto che il film è praticamente muto e intervallato solo dagli effetti sonori e da una colonna sonora psichedelica. Effetti sonori che po sono reiterati come un ronzio quasi onnipresente nella seconda parte.

Tutti questi escamotage ovviamente rendono ancora più disturbanti le sequenze di violenza, tortura, suicidio e stupro che si susseguiranno sullo schermo, per un film criptico che può attirare le più svariate interpretazioni proprio in virtù del fatto che fa di tutto per essere il più nebuloso possibile.

In realtà tutto viene detto nei titoli di coda, dove scopriamo che l'uomo all'inizio altri non p che "Dio morente" e la donna uscita da lui "Madre Terra", così come il suo figlio... beh, ci sarete arrivati.

Begotten è visto da molti come un grido ecologista per avvisarci delle torture che abbiamo inflitto al nostro pianeta e che sta andando verso la distruzione per mano nostra. Per me questa è sicuramente una delle vie percorribili per capire il film, fermo restando che a una certa diventa quasi un delirio lisergico ultraviolento, ma a mio parere mostra anche quella che è la natura dell'uomo che si scontra con la propria pulsione aggressiva e feroce, offerta proprio dal mondo in cui viene lasciato in balìa.

Diventa un lasciarsi andare a disagio più assoluto, qualcosa di così astratto da diventare intraducibile a parole e che andrebbe semplicemente guardato per quello che può offrire nella sua totale assurdità. Si tratta sicuramente di un film che nella sua durata quasi irrisoria (poco più di un'ora) riesce a offrire sequenze che non si dimenticheranno molto il fretta.

Male che vada, sarà l'ispirazione per i nuovi Slipknot.

Merhige, tra un video di Marilyn Manson e l'altro, non si è mai espresso sul senso del suo esordio, contribuendo ad ampliarne il mito. Resta comunque un piccolo film dall'enorme fascino ma che andrebbe visionato sapendo a cosa si va incontro.

Certo però, Edmundo caro, ogni tanto metticene dentro un po' di tabacco, eh...






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