MAD GOD, di Phil Tippett

In un mondo post-apocalittico dominato da chaos e miseria, un esploratore viene inviato per proseguire in una misteriosa ricerca, camminando tra lo sporco e il disagio più assoluto... 

La mia parola preferita è perché. E' da quel termine che ha avuto origine la filosofia e qualunque domanda o interrogativo che abbia spinto l'umanità a qualche avanzamento e scoperta - inoltre, nel libro L'ala del drago di Weis & Hickman era stata addirittura bandita. Inoltre, serve anche a spiegare il funzionamento delle cose, da qui anche l'apprendimento, che è forse il miglior mezzo per crescere come persone e comunità. Credo che se riacquistasse la sua importanza, il mondo migliorerebbe di molto. 

Tutto questo per dire che la domanda che vi farete più volte durante la visione è: "Perché sto guardando questa roba?"

Forse non lo conoscerete, ma Phil Tippett è un nome a cui il cinema tutto deve molto. Perché?, per stare in tema... Egli fa parte di quella nobile schiera dei 'dietro le quinte', quelli che magari non si vedono e non hanno il nome gigantesco sui poster, ma se molte pellicole sono riuscite è stato anche grazie al suo tocco e la sua squadra. Lui infatti è stato il realizzatore degli effetti speciali di film come Guerre stellari (o Star Wars, della trilogia che conta, almeno), Jurassic park, Dragonheart, Il drago del lago di fuoco e Starship troopers. Uno che in pratica è passato dai modellini alla grafica computerizzata, dando il meglio su tutti i fronti.

A lui però non basta solo essere il migliore in quello che faceva e aver reso grandi dei film - blockbuster, sì, ma impressi nell'immaginario e nobili quanto tanto cinema d'autore. Aveva un suo progetto...

Un progetto che ha portato avanti per quasi trent'anni, tra bozzetti preparatori, animazioni personali, ricostruzione di set e integrazione con le nuove tecnologie. E comunque, il vero miracolo è che sia riuscito a trovare dei finanziatori per una roba simile dato che, diciamolo senza peli sulla lingua, si tratta di un progetto davvero fuori di testa, difficile da sostenere e sopportare. E ve lo dice un reduce del newborn porn, per dire.

La plastilina non è l'unica cosa che circola abbondantemente nei Tippet Studios e lo certifica innanzitutto la trama che... non esiste. Anzi, diciamolo pure, l'innesco del film (con tanto di citazione biblica) è solo un pretesto per portare avanti ottanta minuti di un delirio lisergico totale che si autoalimenta da solo quasi fosse Antani e che, pur partendo col botto, riesce a superarsi ogni volta.

Ecco, torno all'origine dell'articolo e mi appello a una domanda, nella speranza che qualcuno faccia delucidazioni: perché Tippett è così fissato con la merda?

Perché (lol) tutto il film mette in mostra lo scibile umano della schifezza, ma è proprio la merda a farla da padrona. Ce n'è in ogni quantità e forma (pure commestibile) e a una certa diventa l'elemento meno disturbante dell'insieme. Nel disegnare a sua follia, Tippett non si risparmia nulla, impronta tutto il proprio immaginario sul disagio e la deformità per mostrare un mondo da incubo, senza dialoghi, solo con il puro ausilio delle immagini (è un film muto in tutto e per tutto, se togliamo gli effetti sonori) che sembra avere come unico scopo quello di inquietare lo spettatore mostrando tutto il peggio possibile.

Il guaio è che lo fa pure con un'eleganza innegabile, perché come regia, composizione dell'immagine e ritmo si tratta di qualcosa che prima ti cattura con la propria stranezza per poi ammaliarti con qualcosa che si intravede sotto le croste.

E si ritorna all'origine: perché?

Non credo esista una risposta univoca così come univoco non è il senso che si può affibbiare a un'opera come questo. Io l'ho visto come un viaggio nella mente di Tippett offertoci dal suo stesso autore, un matto sciroccato che ha avuto l'occasione dopo anni d'onorata carriera di donarci un excursus nel disagio più assoluto. Sicuramente ci saranno particolari che mi sono sfuggiti, ma ci ho letto come un monito del nostro burattinaio su dove ci sta portando il nostro stile di vita, e allo stesso modo un tentativo di ritrarre l'uomo come un essere capace solo di perpetrare all'infinito il solito errore, mentre un dio malato guarda il flagello che ha contribuito a creare senza però fare nulla per fermarlo.

Non c'è consolazione, nessun messaggio ai postumi o un vago senso di speranza, Preparatevi o voi che schiacciate play a un viaggio che mette ombre su ombre, lasciandovi un senso di sporco addosso.

Proprio per questo è un film che alcuni (tipo me) adoreranno e che altri, proprio per gli stessi motivi, finiranno per odiare. E nessuno avrà ragione, qui siamo davvero oltre il semplice concetto di gradimento personale.

Resta invece quello della sopportazione, perché mi rendo conto che non tutti possano reggere a certe scene, specie se si susseguono a questo ritmo per tutta la durata.

Ottanta minuti di pura follia che non dimenticherò a breve - e che mi ha fatto capire che sono un principiante del disagio. Fatene di più così, vi prego, e non solo per la stop-motion. 

Certo però che questo Phil è un Tippett davvero particolare...






Commenti

  1. Hai detto bene, si inizia disturbati dalla merda e poco dopo, la stessa merda è quasi cornice, complemento di arredo, in un film che va oltre il fuori di testa, qui siamo proprio ai cartoni, non animati anche se di animazione si tratta, ma proprio di acidi. Lo amato, disperandomi ma l'ho amato ;-) Cheers

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    1. Una serata con Tippett me la farei. Di sicuro entrerei in contatto con roba buona 🤣

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Ragazzi, mi raccomando, ricordiamoci le buone maniere. E se offendete, fatelo con educazione U.U

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